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"Il Russiagate può essere peggio di Watergate"

31 ottobre 2017 | 11.17
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Donald Trump (Afp) - AFP
Donald Trump (Afp) - AFP

Come Watergate, anzi peggio. Ora che il Russiagate è tornato a far tremare la Casa Bianca, con l'ex numero uno della campagna elettorale di Donald Trump, Paul Manafort, agli arresti domiciliari e l'ombra del Cremlino che si proiettata sempre più rapidamente su Pennsylvania Avenue, da Washington iniziano ad arrivare i primi retroscena. A ricostruirli è chi, per decenni, è stato a capo della cabina di comando dei servizi statunitensi. Si tratta di James Clapper, ex direttore della National Intelligence ormai in pensione e personaggio illustre dell'amministrazione Obama.

Dopo mezzo secolo di onorata carriera, l'anno scorso Clapper ha deciso di lasciare la Casa Bianca, portandosi dietro parecchie polemiche. Molte critiche le aveva già guadagnate dai democratici quando, dopo le rivelazioni di Edward Snowden sullo spionaggio telefonico dei cittadini americani, difese il lavoro Nsa, la National Security Agency. E ora, dopo essere diventato rapidamente l'accusatore numero uno di 'The Donald', Clapper, intervistato da 'Politico', ha affermato che il Russiagate rischia di avere ripercussioni più gravi del Watergate, che nel 1974 obbligò Nixon a dimettersi.

"Il motivo è dovuto dal contesto - ha spiegato Clapper - qui è coinvolto un avversario straniero che ha interferito attivamente e in modo aggressivo nel nostro processo politico per minare il nostro sistema". Nel caso del Watergate, invece, "si trattava di una questione interna" al Paese. "Sono i contesti, secondo me, ad essere drammaticamente diversi" ha quindi aggiunto l'ex 007 statunitense.

Quanto al ruolo di Putin, Clapper non si fa scrupoli a sostenere che finora il presidente russo sembra aver vinto. "Perché non dovrebbe aver vinto? - ha sottolineato Clapper - I russi sono riusciti nei loro obiettivi, sono andati persino oltre le loro più selvagge intenzioni. Il primo obiettivo era creare malcontento e discordia nella nostra vita politica e l'hanno centrato. Hanno accelerato la polarizzazione e la divisione del Paese, hanno minato il nostro sistema democratico".

Clapper ha criticato a lungo Trump, affermando in più occasioni che le interferenze nelle elezioni presidenziali dello scorso hanno "sollevano dubbi sulla legittimità" della vittoria del tycoon. E non ha avuto problemi a ribadire che Mosca ha giocato un ruolo chiave interferendo nel voto. Dal canto suo, Trump ha replicato dandogli del nazista e accusandolo di averlo fatto intercettare anche nella Trump Tower, accusa che si è rivelata infondata.

Nonostante il caso Russiagate continui ad arricchirsi di nuovi elementi, facendo riaffiorare l'ipotesi dell'impeachment, rimuovere Trump, per Clapper, non sarebbe la soluzione più adatta. "Tutto ciò alimenterebbe la polarizzazione e la divisione - ha detto - nonché la teoria della cospirazione. Quindi, non sono sicuro che rimuovere il presidente sarebbe una buona cosa".

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