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Il sociologo Giuseppe Roma: "In fase 2 segnali di innovazione nelle imprese, ma quelle piccole avranno molte difficoltà"

08 maggio 2020 | 17.18
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Il fondatore e segretario generale di Rur parla della ripresa delle attività, dettata più "da legittima insofferenza al lockdown che da segnali certi di scampato pericolo"

Giuseppe Roma (foto Adnkronos/Labitalia)
Giuseppe Roma (foto Adnkronos/Labitalia)

La riconquista del terreno perduto con i due mesi di lockdown dipende "da come sapremo gestire la crisi: ci avviamo, infatti, a una progressiva ripresa delle attività, più per legittima insofferenza al lockdown che per segnali certi di scampato pericolo". Giuseppe Roma, sociologo, fondatore e segretario generale di RUR -Rete Urbana delle rappresentanza, e per molti anni direttore generale del Censis, parla con Adnkronos/Labitalia del momento che sta vivendo il Paese, con alcuni suoi principali motori dell'economia, come la Lombardia, "che preferisce rischiare nonostante preoccupanti valori pandemici".

"Elevata è, infatti, la preoccupazione di un collasso produttivo che potrebbe portarci indietro di decenni -evidenzia Roma-. Due mesi almeno di “buco” nell’attività lavorativa lasciano il segno in qualsiasi sistema economico nazionale, a maggior ragione in quello italiano che già nella seconda parte dell’anno passato registrava pesanti sintomi di rallentamento. Le previsioni delle principali istituzioni internazionali indicano un possibile andamento della crisi a “V” con ripresa nel ’21 o nel ’22, ma mentre la riduzione del Pil è certa, il recupero resta incerto dipendendo grandemente da come evolverà l’epidemia globale".

Segnali di dinamismo si colgono nel sistema imprenditoriale, che" inizia a mettersi in moto puntando sull’innovazione", dice Roma. "In ogni caso i prossimi 12/18 mesi saranno gravati da adempimenti, restrizioni e relativi costi che nei fatti obbligheranno le aziende a mettere in campo creatività e capacità organizzativa per sopravvivere e salvaguardare l’occupazione". Condizione sine qua non che metterà a dura prova "il sistema imprenditoriale più debole e marginale, che avrà indubbie difficoltà a sopravvivere", avverte il sociologo. (segue)

"Si possono, tuttavia, già cogliere segnali di reazione nel senso della trasformazione organizzativa delle imprese più vitali -osserva Roma, che si occupa anche molto di smart cities- guidata da un uso più intenso delle tecnologie digitali. Segnali anche di nuove iniziative nei comparti dove è prevedibile si orienteranno i consumi nei prossimi anni come benessere e salute, cibi prodotti e consumati in casa, sistema dell’abitare e mobilità eco-sostenibile. Registriamo,quindi, primi segnali di reazione e non solo indispensabili mosse difensive che andrebbero adeguatamente supportate dalla finanza pubblica e privata".

Dal sociologo viene anche un'altra riflessione: "Occorre ora più che mai pensare ai giovani e alla discontinuità generazionale". "La pur necessaria crescita del debito ci farà lasciare in eredità ai nostri figli (oggi con meno di 35 anni) -ricorda Roma- un debito stimabile sulla base del Def di 128.598 euro pro-capite. Certo nel tempo si aggiungeranno i nostri nipoti su cui spalmare questo triste lascito, ma saranno sempre meno visto che negli ultimi dieci anni gli under 35 sono diminuiti di 1,2 milioni".

"Per ridare fiducia al paese nel dopo lockdown niente sarebbe più efficace di una forte inclusione dei giovani nel mercato del lavoro e uno svecchiamento delle posizioni di potere così tenacemente mantenute dalle generazioni anziane", conclude Roma.

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