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Il Tesoro non teme l'effetto Grecia: "L'Italia sta facendo le riforme"

05 luglio 2015 | 21.04
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Il Tesoro non teme l'effetto Grecia:

Fiducia, nonostante le prevedibili turbolenze finanziarie in arrivo. E' la parola d'ordine che si ripete al Tesoro, commentando l'esito del referendum in Grecia. Una fiducia che è giustificata perché c'è l'ombrello della Bce e perché l'Italia "sta facendo le riforme strutturali che servono". Questi temi, del resto, saranno anche domani al centro del colloquio, alle 9,30, tra il premier Matteo Renzi e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

L'Italia, evidenziano fonti del Mef, "è un paese con un forte avanzo primario, un deficit inferiore al 3% e una traiettoria in discesa, e una ripresa economica che tende a rafforzarsi e contribuirà a spingere in discesa anche il debito. Soprattutto è un paese che ha fatto e sta facendo profonde riforme strutturali che rendono la nostra economia più competitiva". Anche sul piano strettamente finanziario, si fa notare in via XX Settembre, "abbiamo buoni motivi per avere fiducia: a metà anno il Tesoro ha fatto emissioni superiori al 50% del nostro fabbisogno a tassi molto bassi, il nostro piano di medio periodo è stato ispirato a criteri prudenziali proprio per assorbire eventuali shock, e i rendimenti sono cresciuti ma in modo contenuto, non abbiamo visto le impennate dello spread che abbiamo conosciuto in passato".

Al Mef, comunque, "si terrà sotto controllo come sempre l'andamento dei mercati finanziari", ma l'attenzione del Ministro "è concentrata soprattutto sui dati che vengono dall'economia reale: produzione, ordinativi e fatturato che vengono dall'industria e dagli altri settori dell'economia, e soprattutto l'andamento dell'occupazione, che è il vero obiettivo di lungo periodo del Governo".

Altrettanto 'serena' l'analisi sul piano europeo. "A prescindere dal risultato del referendum, al Governo italiano è sempre stato chiaro che la priorità per tutti i paesi è trovare le giuste misure per la crescita. Un problema più urgente per un paese come la Grecia che ha sofferto di più la recessione e ha un debito molto elevato", è la premessa dell'analisi del Tesoro. Di fronte all'incertezza relativa al futuro della Grecia, che "non mancherà di generare volatilità sui mercati finanziari", l'Eurozona "è in grado di fronteggiare una crisi di fiducia ed eventuali attacchi speculativi per almeno tre motivi: la Bce ha messo in campo strumenti nuovi, a partire dal quantitative easing; l'unione bancaria ha sterilizzato quello che in passato è stato un canale di trasmissione del contagio dell'incertezza; il consolidamento di bilancio ha reso tutti i paesi più forti".

In questo scenario, serve più Europa, anche sul piano politico. Tutti gli Stati membri dell'eurozona, evidenziano ancora al Mef, "sono impegnati a conservare l'integrità della moneta unica e quindi a recuperare la piena autonomia finanziaria della Grecia". Un nuovo programma di aiuti, si fa notare, "deve tenere conto della situazione di profonda crisi della Grecia e non può limitarsi alla dimensione finanziaria ma deve affrontare il bisogno di investimenti e le profonde riforme delle istituzioni economiche necessarie per rimettere l'economia greca sulla strada di una crescita sostenibile". In ogni caso, "questa crisi richiede all'eurozona di accelerare nel processo di integrazione, nel solco indicato dal rapporti dei cinque presidenti".

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