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Il tetto al contante e l'evasione fiscale, il legame è nella tracciabilità

04 dicembre 2022 | 18.01
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I dati dicono che ha poco senso confrontare Paesi e realtà diverse. Ma cresce l'area grigia in cui i controlli sono più difficili

Il tetto al contante e l'evasione fiscale, il legame è nella tracciabilità

E' vero che non c'è legame tra l'incremento del tetto per l'utilizzo del contante e l'evasione fiscale, come sostiene il premier Giorgia Meloni? In parte sì, se si fa riferimento ai dati incrociati fra le norme applicate nei diversi Paesi e i rispettivi livello di evasione fiscale. Non c'è un legame diretto perché il mancato pagamento di tasse e imposte è influenzato da molti più fattori e in ogni Paese assume caratteristiche diverse. Perché sono diverse le legislazioni, le caratteristiche del tessuto produttivo e di quello sociale e anche le abitudini nei pagamenti. E' vero anche che non si può sostenere, dati alla mano, che ci sia una certezza matematica che attesti l'equivalenza 'più banconote in circolazione uguale più evasione fiscale'.

Il tema centrale, più che il confronto tra realtà difficilmente confrontabili, è la tracciabilità dei pagamenti e, di conseguenza, la possibilità di controllare le transazioni. E questo aspetto, più che nei dati e nelle analisi sull'effetto diretto del tetto all'utilizzo del contante, è facilmente verificabile nell'azione quotidiana di contrasto all'economia sommersa e a quella illegale, portata avanti su piani diversi da Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate. Di tutta evidenza il fatto che con più transazioni tracciate, perché effettuate con moneta digitale, ci sono più possibilità di attestare la congruità, o meno, di reddito e tenore di vita per quanto riguarda le persone fisiche e di costi e ricavi per quanto riguarda le imprese. Altrettanto palese il legame che c'è tra una transazione tracciata e la necessità di fare uno scontrino o una fattura e quello, al contrario, che ci può essere tra un pagamento in contanti e un'operazione in nero. E qui, accanto al tetto all'uso del contante, si affianca l'altra misura prevista dalla manovra, lo stop all'obbligo di accettare pagamenti tramite Pos, con carte e bancomat, entro la soglia di 60 euro per transazione.

L'altro aspetto, simmetrico a quello dell'evasione fiscale, è quello del riciclaggio di denaro. Anche da questo punto di vista, si può ragionare semplicemente applicando il calcolo delle probabilità. Se ci sono più transazioni non tracciate, sarà evidentemente più semplice rimettere in circolazione somme che derivano da attività illecita.

Traduzione empirica: incasso denaro in nero, oppure lavoro ricevendo compensi in nero, ho la possibilità di spendere i miei soldi con molta più facilità senza il rischio che qualcuno mi chieda dove li ho presi e perché li ho spesi. Il legame che c'è tra l'aumento del tetto al contante e l'evasione fiscale, così come quello con l'economia sommersa e illegale, è tutto qui: si crea un'area grigia più ampia in cui è più difficile tracciare, controllare e accertare. (di Fabio Insenga)

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