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Il 'verme' e gli 007 di Mosca, i segreti dell'affaire Italia-Russia

17 luglio 2019 | 14.36
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Altro che Moscopoli: il rischio russo potrebbe essere ben più serio di quello che sembra

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Marco Liconti
Altro che Moscopoli, Savoini e il petrolio trattato all'hotel Metropol. Il rischio russo sarebbe ben più serio perché - a quanto apprende l'Adnkronos da più fonti qualificate - decine di agenti russi, scoperti dalla nostra intelligence negli anni scorsi, potrebbero essere ancora in circolazione in Italia seppur monitorati a distanza dai nostri 007. Per saperne di più occorre fare un passo indietro, anzi due. Perché due sono le vicende del recente passato che tornano alla mente in queste giornate nervose, in cui si ipotizzano scenari ancora molto confusi tra Roma e Mosca, giochi di intercettazioni e trascrizioni, di 'cimici' piazzate da mani di nazionalità ancora incerta. La prima, inevitabile non ricordarla, quella del Dossier Mitrokhin, col suo carico ancora irrisolto di interrogativi. La seconda, che discende direttamente dalla prima, è finita un po' più nel dimenticatoio: il mistero mai chiarito del 'Verme del Sismi', agente doppiogiochista italiano prima del Kgb sovietico e poi dell'Svr russo, all'interno del servizio di intelligence estera di Forte Braschi.

Procediamo con ordine. Il 'Dossier Mitrokhin' esplose 20 anni fa in Italia come una vera e propria bomba nel mondo della politica e dell'informazione. Sebbene le prime schede, provenienti dal materiale che l'ex archivista del Kgb sovietico Vasilij Mitrokhin consegnò ai servizi segreti di Londra nel 1992 erano giunte in Italia già nel 1995, inviate agli alleati italiani dall'intelligence britannica, fu solo a ottobre del 1999 che i nomi delle presunte spie italiane al soldo dei sovietici vennero resi pubblici. Ne seguì un terremoto di veleni e polemiche che alzò un enorme polverone, sul quale nemmeno la successiva commissione parlamentare d'inchiesta riuscì a fare mai pienamente chiarezza. In tutto il mondo le notizie trafugate dal colonnello della Lubjianjka vennero considerate attendibili, solo in Italia finì tutto in barzelletta.

E fu in quegli anni che, forse grazie a informazioni top secret ricavate dall'Archivio Mitrokhin o forse grazie a una rinnovata attenzione nei confronti del 'pericolo russo', che l'intelligence italiana condusse una vasta operazione contro le spie di Mosca infiltrate nel nostro Paese. I nostri 007 compilarono un dossier contenente una cinquantina di nomi di presunti agenti russi o di fiancheggiatori vari operanti in Italia. A oggi, secondo quanto risulta all'Adnkronos, non è dato sapere se quei 50 personaggi siano stati espulsi dal nostro Paese, segnalati come "non graditi" all'ambasciatore di Villa Abamelek o siano tornati volontariamente in patria al termine del loro incarico. Se fossero ancora in Italia, sarebbe un problema politico di non poco conto.
Tra le varie operazioni messe in atto in quel periodo dal controspionaggio italiano, e sulle quali non si è mai data pubblicità, si può citare un'operazione ribattezzata col nome della spia di Mosca protagonista, con la quale venne sventato il tentativo russo di acquisire i segreti industriali di un'azienda toscana, fornitrice di sofisticati sistemi per il nostro ministero della Difesa. Quando i russi aprirono la cassa nella quale pensavano di trovare il materiale trafugato, trovarono dei semplici calendari, messi lì dai nostri agenti. Una beffa per sottolineare l'irritazione del colpo tentato e non riuscito.

L'Archivio Mitrokhin, col suo carico di segreti, produsse un'altra 'mela avvelenata' per la nostra intelligence. La vicenda del 'Verme' del Sismi emerse nel 2003, nel corso di un'audizione davanti alla commissione Mitrokhin. I britannici avevano avvertito almeno a partire dal 2000 che all'interno del nostro Servizio per le informazioni e la sicurezza militare si annidava una 'talpa', che per circa dieci anni, e forse anche oltre, aveva passato segreti a Mosca. La caccia all'agente infedele, degna di un romanzo di John Le Carré, non ha fino ad oggi prodotto risultati definitivi. Le piste seguite negli anni si sono alla fine incrociate su un inedito asse lungo il quale potrebbe essere transitato il 'Verme' al servizio dei russi. All'interno dell'ìntelligence la caccia non ha portato a nulla, sono rimasti i sospetti, i veleni, gli interrogativi: "Ma il verme è ancora tra noi?"

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