Oggi la requisitoria del pm Musarò, chiesti 18 anni di carcere per due carabinieri che parteciparono al pestaggio. Il legale: "Non vogliamo pene esemplari, vogliamo solo verità e giustizia"
"Questo processo ci riavvicina allo Stato. Riavvicina i cittadini e lo Stato. Io non avrei mai creduto di trovarmi in un'aula di giustizia e respirare un'aria così diversa. Sembra qualcosa di così tanto scontato eppure non è così. Se ci fossero magistrati come il dottor Musarò non ci sarebbe bisogno di cosiddetti eroi o della sorella della vittima che sacrifica dieci anni della sua vita per portare avanti sulle sue spalle quella che è diventata la battaglia della vita". Lo ha detto la sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, dopo le richieste di condanna del pm Giovanni Musarò.
"Non vogliamo contentini, non vogliamo pene esemplari, vogliamo solo verità e giustizia", ha commentato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi, nel suo intervento nell’udienza del processo sulla morte del 31enne romano. "Abbiamo preso insulti per anni e nel frattempo la famiglia Cucchi ha perso la salute - ha aggiunto -. La famiglia Cucchi però è fiera di trovarsi accanto come parte civile l’Arma dei carabinieri nel procedimento sui depistaggi" che inizierà il prossimo mese. "Siamo esausti, siamo provati, siamo di fronte a una famiglia che sta male. L’unica speranza che possiamo dare loro è restituire quella verità, quella giustizia, quella dignità che meritano" ha concluso Anselmo annunciando che la famiglia Cucchi rinuncerà a chiedere il risarcimento al carabiniere Francesco Tedesco, solo per l’accusa di omicidio preterintenzionale ma non per quella di falso.