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Ilva, cosa succede adesso

10 ottobre 2017 | 18.12
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Una manifestazione dei lavoratori dell'Ilva (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Una manifestazione dei lavoratori dell'Ilva (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Giorni decisivi per l'Ilva. Si cercano soluzioni per la grande azienda siderurgica dopo che ieri, mentre i lavoratori di tutti gli stabilimenti scendevano in piazza, il governo a sorpresa ha fatto saltare il tavolo convocato al Mise tra i sindacati e Am Investco Italy. Garanzie per i lavoratori o niente trattativa: questo l'aut aut dato dall'esecutivo a Arcelor Mittal, il colosso mondiale dell'acciaio alla guida di Am Investco Italy, la cordata che ha acquisito dall’amministrazione straordinaria l’Ilva, finita in crisi negli ultimi anni. Ma come si è arrivati a questo punto?

COSA PREVEDE IL PIANO DI SVILUPPO - La doccia fredda per i lavoratori dell'Ilva è arrivata qualche giorno fa quando Arcelor Mittal ha confermato l'intenzione di assumere per la società, direttamente o attraverso proprie affiliate, 10 mila lavoratori ufficializzando di fatto 4 mila esuberi da gestire. Non solo. Nella comunicazione relativamente al capitolo del piano sulla forza lavoro si legge che "non vi sarà continuità rispetto al rapporto di lavoro intrattenuto dai dipendenti con le società, neanche in relazione al trattamento economico e all'anzianità". Riguardo alle assunzioni si parla di circa 9.600 lavoratori in Italia, 7.600 impiegati a Taranto, 900 a Genova, 700 a Novi ligure, 160 a Milano, 240 in altri siti a cui aggiungere la forza lavoro delle controllate, 160 dipendenti in forze a Ism, 35 a Ilvaform, 90 Taranto Energia, i 45 dirigenti in funzione più i dipendenti francesi delle società Socova, Tillet che rientrano nel perimetro del gruppo.

PERCHÉ IL GOVERNO HA ANNULLATO IL TAVOLO - Le condizioni salariali e contrattuali dei lavoratori poste dal piano sono però inaccettabili per il governo che ieri ha puntato i piedi annullando il tavolo. A far saltare il negoziato è stato il ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, nel faccia a faccia con i vertici di AmInvestco che avrebbe dovuto precedere l'avvio della trattativa con i sindacati, poi rimasta al palo. A mancare, secondo l'esecutivo, sono le garanzie per i 10 mila lavoratori che la cordata tra Arcelor Mittal e Marcegaglia si appresterebbe a riassumere per dare corpo al piano industriale di rilancio ma senza riconoscere loro alcuna continuità rispetto al vecchio rapporto di lavoro né a livello salariale né per quel che riguarda gli scatti di anzianità. Una riassunzione in versione Jobs act che ripartirebbe da zero. Il nodo per il governo è proprio questo, non i 4mila esuberi che il piano industriale porta con sé e contro cui i lavoratori sono scesi ieri in piazza.

COSA CHIEDONO I LAVORATORI - I sindacati si sono detti soddisfatti dello stop imposto dall'esecutivo ad AmInvestco e della posizione del governo riguardo ai livelli retributivi e di inquadramento ma il rinvio della trattativa secondo Fim Fiom e Uilm non scioglie il vero nodo che sono i 4 mila esuberi denunciati dal piano industriale di Arcelor di cui oltre 3mila a Taranto e circa 600 a Genova. Secondo i sindacati gli esuberi rimangono del tutto "inaccettabili e ingiustificati".

COME SI È ARRIVATI A QUESTO PUNTO - L'Ilva, l’acciaieria più grande d’Europa, è entrata in crisi negli ultimi anni dopo essere finita al centro di una bufera giudiziaria nel 2012. Con il sequestro da parte della magistratura dello stabilimento siderurgico di Taranto, nell'ambito di un'inchiesta su presunto inquinamento ambientale, e la famiglia Riva, proprietaria del gruppo, messa sotto accusa, l'azienda è arrivata sull'orlo del fallimento. E' stata avviata una procedura di commissariamento e poi una gara per la riassegnazione dell'azienda. Alla fine ad aggiudicarsela è stata la cordata formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia.

COSA SUCCEDE ADESSO- La trattativa ora è al palo. La mossa di Calenda ha spiazzato completamente Arcelor Mittal. La capofila della cordata che ha rilevato Ilva si è detta contrariata ieri dal fatto di non aver potuto iniziare la negoziazione con i sindacati. Per il colosso dell'acciaio il raggiungimento di un accordo "in un tempo ragionevole" è importante perché, "una volta chiusa la transazione", si possano far partire i piani di investimenti. D'altronde, sfilare l'Ilva alla cordata Am Investco di Arcelor Mittal "comporterebbe una lunghissima trafila giudiziaria: andrebbe dimostrato un inadempimento contrattuale tale da giustificare il ribaltamento dell'esito della gara". Fonti vicine al dossier, interpellate dall'Adnkronos, evidenziano come sia "molto improbabile" che il Governo possa richiamare in campo AcciaItalia, la cordata concorrente che ha perso la corsa per l'acciaieria di Taranto. "Più percorribile", invece, l'ipotesi di un coinvolgimento di Cdp nella cordata che si è aggiudicata la gara.

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