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Il nemico dentro casa: l'Unicusano contro la violenza su donne e minori

14 marzo 2014 | 16.43
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Il nemico dentro casa: l'Unicusano contro la violenza su donne e minori

Donne non come soggetti deboli ma a rischio, legislazione e ingiustizie, minori abusati, testimonianze dirette, soluzioni pratiche: tanti i temi trattati dal convegno "Donne e minori: violenza domestica, prevenzione e giustizia" ospitato dall'Universita Niccolò Cusano di Roma. Al centro del dibattito anche la violenza minorile. Così la Prof.ssa Bruzzone: "I più giovani ricalcano ciò che il mondo adulto produce, ogni giorno il caso di una nuova baby squillo. Solidarietà ad Alessandra Mussolini, quello che è successo a lei e alle compagne di certi uomini è tremendo"



Roma, 14 marzo 2014 - Si è concluso con un commosso pensiero per Claudio, l’angioletto di Ponte Mazzini, il convegno "Donne e minori: violenza domestica, prevenzione e giustizia" patrocinato dall’Università Niccolò Cusano e organizzato dallo Sportello SOS Violenza donne dell’Associazione L'Italia Vera. Durante il convegno, aperto dal Presidente del CdA dell'Unicusano Dott. Stefano Ranucci e dal Rettore dell’Ateneo capitolino, Prof. Fabio Fortuna, si sono alternati gli interventi di esperti del settore e le testimonianze di parenti delle vittime di violenza: dalla Dott.ssa Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense e docente dell’Unicusano, al Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Roma Antonio Calaresu, alla Prof.ssa Antonella Simonato, anche lei docente dell’Unicusano e responsabile dello sportello SOS Violenza donne dell’Ass. L’Italia vera, a Giovanna Ferrari, madre di Giulia Galiotto, barbaramente uccisa dal marito, fino a Teresa Giordani, madre di Flaminia, uccisa a soli 22 anni insieme al suo fidanzato Alessio, nel 2008 sulla Nomentana. Diversi i temi trattati nel convegno, dalle novità introdotte dal legislatore in tema di femminicidio all’effettivo ruolo svolto dagli organi giudiziari, fino a disegnare gli aspetti psicologici e patologici della donna vittima.

"La donna può cadere nell’uso di sostanze stupefacenti, o di alcol, per lenire il dolore interiore causato da un compagno violento, le manifestazioni sono però diverse perché ogni donna elabora in modo diverso il proprio problema", ha spiegato la Prof.ssa Simonato nel corso del suo intervento. Definire poi il profilo di un carnefice e di una vittima è azione complessa, secondo l’esperienza della docente dell’Unicusano, così come individuare i primi campanelli d’allarme, anche perché in più di una occasione questi sono assenti. "Una delle prime azioni però di un uomo violento è quella di allontanare la propria donna dal contesto sociale, impedendo a quest'ultima di avere normali rapporti con amici e parenti" afferma la Prof.ssa Simonato, che aggiunge inoltre come: "la violenza non nasce sempre da patologia mentale, anzi, è insita in alcuni uomini soprattutto provenienti da realtà culturali dove la donna è vista come oggetto e non come essere umano".

Si è concentrato invece sull'accertamento del presunto abuso sessuale sul minore e sul profilo delle vittime e dei criminali l'intervento della Prof.ssa Roberta Bruzzone, che ha ribadito come "l’orco" si nasconda in ogni ambiente, senza alcuna differenza di classe sociale o di istruzione. "I dati delle forze di polizia evidenziano come forme di comportamento violente, fino all’omicidio, si stiano manifestando tra i giovani e giovanissimi, a ricalcare il panorama offerto dal mondo adulto. 140 le bambine sotto i 14 anni uccise in Italia dai rispettivi fidanzatini o aspiranti tali dal 2000 ad oggi" ricorda la criminologa "tutte le violenze di questo tipo nascono da un ambiente culturale in cui la donna è vissuta come un oggetto, un utensile atto a soddisfare determinate necessità. E quando un oggetto non è più utile ad una determinata funzione perché magari si sottrae, si nega o si ribella, deve essere eliminato". Poi la Prof.ssa Bruzzone porta la platea a riflettere sulla capacità di penetrazione di certi esempi nella vita dei più giovani. "Non è un caso che ogni giorno si scopra una nuova baby squillo. A questo proposito, esprimo tutta la mia solidarietà ad Alessandra Mussolini e a tutte quelle donne, che come lei, stanno vivendo un simile dramma" . In conclusione poi, per quanto riguarda il femminicidio "il fattore culturale, in questo caso la deriva peggiore del sistema patriarcale, è talmente rilevante che moltissimi assassini, anche a distanza di tempo dal delitto" racconta ancora la Prof.ssa Bruzzone, hanno ribadito davanti agli investigatori che "quella put..na si merita ciò che le ho fatto".

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