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Immigrati: Ocse, in Italia piu' alta crescita presenze regolari da 2000

07 luglio 2014 | 15.36
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L'Italia, insieme alla Spagna, è il paese dell'Ocse con la più alta crescita annuale della popolazione immigrata regolare fin dall'inizio degli anni 2000: si tratta di circa 4,5 milioni di persone, che rappresentano quasi l'11% della popolazione in età lavorativa (15-64 anni). Sono i dati del Rapporto dal titolo ''L'integrazione degli immigrati e dei loro figli in Italia'' realizzato, su richiesta del Cnel, dall'Ocse, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, e presentato oggi.

Queste persone sono spinte alla migrazione, inizialmente, dalla ricerca di occupazione e, successivamente, da ricongiungimenti familiari e ragioni umanitarie. Oggi, sottolinea il Rapporto, si assiste a una crescente presenza di figli di immigrati nati in Italia. Tra il 2000 e il 2011 la percentuale di bambini stranieri sul totale della popolazione si è quasi triplicata raggiungendo il 9% della popolazione totale.

I primi gruppi di migranti provenivano dall'area Ue, dal Nord Africa e dalle Filippine. Dalla caduta della cortina di ferro e con l'allargamento dell'Ue, gli immigrati di origine europea, soprattutto Albanesi, Rumeni ed ex-Jugoslavi, costituiscono oggi più della metà della popolazione immigrata in Italia. Il sistema dei permessi, attualmente, fa sì che venga concesso uno status temporaneo prolungato solo al 50% circa degli immigrati extracomunitari; l'altra metà deve affrontare un percorso lungo e incerto per la naturalizzazione. Le stesse procedure per l'acquisizione della cittadinanza, introdotte da riforme recenti, sono molto rigide rispetto ad altri Paesi Ocse.

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