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Sostenibilità: in 70 comuni italiani distanze di sicurezza per uso pesticidi

12 giugno 2019 | 11.07
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(Fotogramma)
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L'Italia libera dai pesticidi comincia dai comuni. Sono, infatti, quasi 70 i comuni italiani che si sono attivati per salvaguardare la salute dei cittadini e dell’ambiente partendo dai regolamenti: divieto di pesticidi nei giardini pubblici, sulle alberature e le aiuole, soprattutto nei parchi giochi e nelle scuole. Ma anche aiuto concreto a chi, nelle aree agricole periurbane, vuole coltivare senza ricorrere alla chimica di sintesi.

Le buone pratiche delle comunità locali sono state raccontate in occasione del convegno “Liberi dai pesticidi: l'Italia comincia dai Comuni” organizzato da Cambia la Terra, la campagna voluta da FederBio con Legambiente, Lipu, Isde - Medici per l’Ambiente e Wwf. Un incontro che si tiene proprio in coincidenza con una delle tappe per la realizzazione del prossimo Piano di Azione per l’uso sostenibile dei pesticidi (Pan), alla revisione presso i ministeri competenti, prima di essere avviato alla consultazione pubblica.

“Molte delle richieste che una vasta coalizione di associazioni ha rivolto al governo per la redazione del nuovo Pan prendono spunto proprio dalle pratiche virtuose dei Comuni liberi dai pesticidi”, dice Maria Grazia Mammuccini, portavoce di Cambia la Terra che aggiunge: “con FederBio e una vasta coalizione di associazioni del biologico, ambientali e della società civile abbiamo chiesto l’apertura di un confronto che porti passi in avanti rispetto al precedente Pan del 2014, un atto di indirizzo che di fatto non ha definito obiettivi tangibili e monitorabili di riduzione d’uso dei pesticidi di sintesi chimica e ha dato priorità a metodi che ne fanno largo uso invece di favorire pratiche agricole rispettose della salute dei cittadini e dell’ambiente come l’agricoltura biologica e biodinamica”.

Le richieste che emergono dal convegno sono chiare: adottare tecniche biologiche per la manutenzione delle aree non agricole (rete viaria, ferroviaria) con particolare attenzione al verde pubblico e privato; affrontare con adeguati sistemi di monitoraggio e controllo la dispersione dei pesticidi per garantire la tutela della popolazione, dei corpi idrici e delle produzioni biologiche che rischiano il declassamento in caso di contaminazione.

E ancora: introdurre delle distanze minime dalle abitazioni e dalle coltivazioni biologiche dai campi convenzionali e garantire una adeguata informazione ai cittadini residenti nelle aree rurali; colmare il ritardo del Pan rispetto all’agricoltura biologica, puntare al raggiungimento del 40% della superficie agricola coltivata a bio con strumenti idonei di formazione, consulenza e informazione.

Le altre richieste: eliminare dai siti Natura2000 i pesticidi di cui è stata accertata la nocività per habitat e specie delle direttive Ue biodiversità, promuovendo la conversione al metodo al biologico per le aziende nelle aree protette; rafforzare gli investimenti in ricerca e innovazione per l’agroecologia verso tecniche colturali che escludano o riducano drasticamente la necessità d’uso dei pesticidi.

Infine: promuovere progetti di formazione e di supporto tecnico per l’innovazione e per la diffusione di approcci agroecologici e mezzi di lotta biologica anche sostenuti da adeguati investimenti su strumenti e sistemi di monitoraggio agrometeorologico e coinvolgere nel percorso di applicazione del Pan, oltre alle istituzioni pubbliche, le associazioni agricole, ambientaliste, dell’agricoltura biologica, dei consumatori e il mondo scientifico.

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