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Afghanistan: Radaelli (Emergency), in atto un massacro impressionante

14 maggio 2015 | 13.20
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Il Paese è ormai "lasciato a se stesso, la situazione della sicurezza peggiora, la guerra non è mai stata così drammatica e negli ospedali i feriti arrivano "senza sosta". Un colloquio di Aki - Adnkronos International con Luca Radaelli dopo l'attacco di Kabul.

Afghanistan: Radaelli (Emergency), in atto un massacro impressionante

"Un massacro impressionante". Questo quello che, in silenzio, si sta consumando in Afghanistan, Paese martoriato da decenni di guerre e ormai "lasciato a se stesso". A denunciarlo in un colloquio con Aki - Adnkronos International è Luca Radaelli, coordinatore del progetto Emergency in Afghanistan.

"La sicurezza è precaria e la situazione sta peggiorando in tutto il Paese: su 34 province, in 21 si registrano combattimenti attivi", dice dopo l'attacco di ieri a Kabul in cui sono rimasti uccisi 14 civili, tra i quali un cittadino italiano. "In soli quattro mesi negli ospedali di Emergency a Kabul e Lashkar Gah abbiamo ricevuto rispettivamente 800 e circa 850 persone - continua - E' un massacro, è impressionante e i nostri ospedali di Kabul e Lashkar Gah sono sempre pieni di pazienti".

Lo scorso 24 aprile i Talebani hanno annunciato l'avvio dell'annuale offensiva di primavera, ma - osserva Radaelli, in Afghanistan dal 2008 e a Kabul dal 2011 - "il problema grosso è che quest'anno non c'è stata una pausa nei combattimenti e la situazione è molto preoccupante". Negli ospedali di Emergency - dice - i feriti "arrivano senza sosta e ci sono tante donne e bambini".

Radaelli, che esprime "grande dispiacere" per le vittime dell'attacco di Kabul, denuncia come purtroppo si tratti di una "situazione che per gli afghani è all'ordine del giorno". A parlare sono i numeri.

"Nel 2014 negli ospedali di Kabul e Lashkar Gah abbiamo ricevuto 4.832 persone con ferite da guerra. In un momento in cui la guerra dovrebbe essere finita, in realtà, da anni, non è mai stata così drammatica. Dal 2010 - denuncia - abbiamo avuto in entrambi gli ospedali un incremento impressionante di arrivi di feriti: tra il 2010 e il 2014 si è registrato un incremento del 146% delle ammissioni, con un aumento del 22% per quanto riguarda i minori feriti".

E i dati del periodo compreso tra gennaio e aprile, continua, "sono sconvolgenti" perché dimostrano un "aumento delle ammissioni del 39% rispetto allo stesso periodo" dell'anno precedente.

Emergency - che in Afghanistan conta su uno staff composto da 35 stranieri (per la maggior parte italiani) e 1.500 dipendenti afghani - cerca di rispondere, sta "espandendo le attività" con l'obiettivo di "aprire cliniche in tutto il territorio". Attualmente la rete è costituita da tre ospedali (quelli di Kabul e Lashkar Gah, che si occupano di chirurgia di guerra, più quello nel Panjshir, dove c'è un importante centro maternità) e 44 cliniche in dieci province.

L'organizzazione è impegnata ad ampliare le capacità di accoglienza degli ospedali, "ma - dice Radaelli - non è mai abbastanza. Abbiamo in media 10-15 nuovi pazienti ogni giorno, tutti con ferite da guerra: feriti da proiettili, mine o schegge, ma anche feriti in atti violenti, come accoltellamenti".

"Noi - conclude - continuiamo a fare il nostro lavoro di medici e infermieri e anziché ridurre l'attività continuiamo a espanderci per far fronte al peggioramento delle condizioni del Paese e supportare al meglio la popolazione afghana".

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