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"In Italia mancano dati su reale diffusione virus epatite C"

06 novembre 2019 | 19.44
LETTURA: 2 minuti

(Ipa/Fotogramma)
(Ipa/Fotogramma)

"In Italia non esistono studi epidemiologici che possano dare conto con esattezza della reale diffusione del virus dell'epatite C (Hcv): si tratta di una grave lacuna che va colmata quanto prima. Sulla base di alcuni studi pilota, comunque, si evince una prevalenza dell'1-2% dell'infezione nella popolazione generale. Parliamo quindi circa 600 mila persone con infezione da Hcv, la maggior parte delle quali con oltre 60 anni di età".

Così oggi a Milano Salvatore Petta, segretario di Aisf (Associazione italiana studio del fegato), ha sottolineato l'urgenza di una banca dati dei pazienti con virus Hcv durante la premiazione del contest 'Giovani video-maker per una nuova visione: storie per vincere l'epatite C. Insieme l'eliminazione è possibile', l'iniziativa promossa da Gilead per favorire la corretta informazione e la prevenzione sull'epatite C.

"L'Italia è uno dei soli 9 Paesi in corsa per raggiungere l'obiettivo dell'Organizzazione mondiale della sanità, ovvero l'eliminazione dell'epatite C entro il 2030, attraverso la riduzione del 90% dei nuovi contagi e del 65% dei decessi, ma dobbiamo applicare nuove strategie di screening - ha evidenziato l'esperto - in modo da poter andare oltre i centri autorizzati, dove c'è il nostro bacino storico di pazienti, partendo da una collaborazione più stretta con i medici di medicina generale".

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