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In Italia per costruire il futuro: 93 profughi siriani arrivano con un corridoio umanitario

29 febbraio 2016 | 18.46
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L'arrivo dei profughi a Fiumicino (Sant'Egidio)
L'arrivo dei profughi a Fiumicino (Sant'Egidio)

In Italia per una vita dignitosa, un futuro che cancelli il terrore delle bombe e della morte in Siria. Sono 93 i profughi che, grazie ai corridoi umanitari, sono sbarcati questa mattina all'aeroporto di Fiumicino. In tutto 24 famiglie con figli (41 minori) che per sfuggire alle violenze di Homs, Idlib e Hama hanno vissuto gli ultimi 5 anni in campi di fortuna in Libano. In tende, in garage, soffrendo il freddo, l'assenza di cure. "A Homs c'erano bombardamenti e scontri, nessuna sicurezza, solo la paura", racconta Houriya Satouf, una delle mamme siriane arrivate con i suoi bambini in Italia "per garantirgli un futuro". A Fiumicino ci sono Dia, 11 anni, e la sua famiglia. Nella valigia del piccolo Dia anche il sogno del pallone.

Una bomba ad Homs ha ferito Dia ad una gamba: sognava di fare il calciatore. L'arto gli è stato amputato. Con la famiglia è fuggito in Libano. E per lungo tempo ha vissuto in un garage a Tripoli. "Dia ha una grande voglia di vivere e il suo sogno non si è interrotto, continua a giocare in campo con le stampelle. Per lui ora c'è la possibilità di una protesi", racconta all'AdnKronos Cesare Zucconi, uno dei responsabili del programma dei corridoi umanitari della Comunità di Sant'Egidio.

"Dopo la famiglia di Falak giunta a Roma all'inizio di febbraio, questo è il primo consistente gruppo di profughi siriani ad arrivare nel nostro Paese grazie al corridoio umanitario in totale sicurezza, senza dover rischiare la vita in mare", spiega Zucconi.

"Le 24 famiglie - precisa Zucconi - vengono in gran parte da un campo che si trova nel nord del Libano, vicino al confine siriano. Altri da Tripoli e dai dintorni di Beirut. Tra loro diversi casi di bambini malati e disabili". I profughi giunti a Roma sono infatti persone che, in ragione della loro condizione di vulnerabilità hanno ottenuto un visto umanitario a territorialità limitata rilasciato dall'ambasciata italiana in Libano.

"Quella di oggi sottolinea Zucconi - è un'operazione riuscita grazie all'ottima collaborazione tra la Comunità di Sant'Egidio, le Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e la comunità Papa Giovanni XXIII". Una sintonia che va "naturalmente estesa" alla Farnesina e al Viminale, i cui rappresentanti (Paolo Gentiloni, Mario Giro e il prefetto Mario Morcone) hanno accolto questa mattina a Fiumicino i profughi siriani.

Prima di partire le famiglie sono state identificate e controllate ("quindi si sa già chi sono") e dopo l'ok delle autorità italiane e libanesi sono partiti. "I profughi staranno in Italia e in attesa della procedura che li riconosca rifugiati saranno intanto dislocati sul territorio italiano: a Torino, Trento, Reggio Emilia, Firenze, Roma e dintorni. Saranno ospiti in case o strutture dalle organizzazioni coinvolte nel progetto. Questo significa che per il governo l'intera operazione ha costo zero".

I corridoi umanitari sono un progetto-pilota che nel quadro di un accordo raggiunto a metà dicembre tra governo italiano, prevede l’arrivo di un migliaio di persone in due anni non solo dal Libano, ma presto anche dal Marocco e dall’Etiopia con l'arrivo di subsahariani ed eritrei.

"Come dice papa Francesco, piuttosto che costruire muri, bisogna costruire ponti - conclude Zucconi -. Questo corridoio è un ponte che permette di raggiungere l'Europa in sicurezza. Una buona esperienza tra governo e società civile, che speriamo possa incoraggiare altri paesi a fare lo stesso. E' una illusione poter fermare con un muro chi ha visto la morte".

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