cerca CERCA
Sabato 20 Aprile 2024
Aggiornato: 17:58
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Ebola: mons. Vitillo (Caritas), in Liberia ospedali al collasso e stigma

15 ottobre 2014 | 15.19
LETTURA: 6 minuti

Nella foto, il dott. Senga (guarito da Ebola), monsignor Vitillo e Robero Lorenzo Alberti dalla Fondazione Juan Ciudad (Madrid)
Nella foto, il dott. Senga (guarito da Ebola), monsignor Vitillo e Robero Lorenzo Alberti dalla Fondazione Juan Ciudad (Madrid)

(Adnkronos Salute) - "Nei Paesi africani colpiti dall'epidemia di Ebola, il virus ha dato il colpo di grazia a sistemi sanitari già deboli. Io sono stato in Liberia, la situazione è grave. Molti centri sono al collasso, c'è tensione sociale. Le strutture in grado di accogliere pazienti infetti sono strapiene, capita che non abbiano posti e debbano rimandare a casa i malati, con il rischio che contagino il resto della famiglia. La povertà è diffusa e la gente vive ammassata in case piccole dove non è possibile isolarsi". E' la fotografia scattata da monsignor Robert J. Vitillo, delegato presso le Nazioni Unite a Ginevra per la Caritas Internationalis, al termine del suo viaggio in Liberia, uno dei paesi che combatte a fatica contro Ebola.

Il suo obiettivo era contribuire a rafforzare la risposta della Caritas alla crisi sanitaria e sociale scatenata dal virus, forte di un'esperienza personale di più di 25 anni con un'altra emergenza: quella dell'Hiv-Aids. "C'è molto da fare - racconta all'Adnkronos Salute - le strutture sanitarie sono provate. Molte, sia governative che di organizzazioni private, hanno chiuso perché non avevano mezzi per proteggere gli operatori, altre lavorano a ranghi ridotti. Un medico dell'ospedale cattolico San Giuseppe di Monrovia, dopo essersi ammalato di Ebola si è presentato nel centro specializzato ma c'era una lista d'attesa di due settimane. E' stato 15 giorni in casa, chiuso in una stanza con bagno annesso, la moglie non poteva avvicinarsi, si è curato da sé finché non lo hanno ricoverato. E' guarito con una delle ultime dosi del siero sperimentale 'Zmapp".

La situazione è critica anche sul piano sociale: "Bisogna combattere contro lo stigma. Un'assistente sociale che lavora in un centro di Msf che cura pazienti con Ebola mi ha detto dei bimbi che perdono i genitori stroncati dal virus e restano nella struttura, abbandonati, perché i parenti hanno paura e non li vogliono più. Abbiamo parlato con alcune istituzioni religiose per una sistemazione alternativa, quei centri non sono luoghi per bambini, ma si cerca soprattutto di convincere le famiglie a prendersi cura di loro".

La tensione è alle stelle: "Un altro medico di una struttura cattolica, colpito dall'Ebola, dopo essere guarito ha subito la rivolta di un intero quartiere: i vicini non volevano che tornasse a casa, ha dovuto traslocare", racconta monsignor Vitillo. Anche la situazione economica è drammatica. Il Paese è stato messo in ginocchio dall'epidemia. "Molta gente non lavora più, è senza stipendio e fatica a comprarsi da mangiare. Diverse scuole e uffici sono chiusi. Con la previsione che i casi aumentino sempre di più, il quadro peggiorerà".

Il problema sul fronte sanitario è che "gli ospedali hanno difficoltà a mantenere efficienti pure gli altri servizi sanitari, la gente muore anche per altre malattie perché non ha accesso ai trattamenti. In Liberia la Chiesa cattolica è riuscita a tenere aperte 14 cliniche su 16. Si sta tentanto di far ripartire almeno qualche reparto, come Pediatria e Maternità, al St. Joseph Catholic Hospital di Monrovia, che aveva 120 posti letto e ha dovuto chiudere i battenti dopo che 9 operatori sono morti di Ebola. Il medico guarito, Senga Omeonga, si sta dando da fare e fa formazione. La Chiesa ha ricevuto dispositivi di protezione, tute e maschere. Ma naturalmente bisogna averne in continuazione".

Il governo, prosegue, "ha avuto donazioni da altri esecutivi e da organizzazioni internazionali, vanno distribuite in modo efficiente. I centri specializzati per Ebola sono pochi, si contano sulle dita di una mano, e ora gli americani ne stanno costruendo uno molto grande al centro della città. Ho parlato con il ministro della sanità locale: chiede aiuto proprio per creare infrastrutture sanitarie complete ed efficienti".

In Guinea, Sierra Leone e Liberia, le reti di Caritas e i gruppi ecclesiali locali che hanno lavorato sulla prevenzione dell'Hiv stanno portando aiuti anche ai villaggi e alle diocesi isolate, diffondendo informazioni sanitarie. "Bisogna prevenire la discriminazione e la disinformazione - dice Vitillo - Sono andato in Liberia per aiutare la Caritas locale a preparare un appello, per un appoggio ai loro piani di espansione dei programmi di sensibilizzazione. C'è la possibilità di fare donazioni per l'emergenza (le informazioni sul sito della Caritas). Ci stiamo sforzando di educare la gente su misure semplici ma efficaci, come l'uso di soluzioni di acqua e cloro per lavarsi le mani. In alcuni uffici e strutture già ci sono".

E poi, continua, "bisogna convincere le persone a evitare comportamenti a rischio. E' difficile spiegare che non possono più osservare i loro riti funebri perché il contatto con i fluidi corporei dei morti di Ebola è fonte di contagio. Per i musulmani per esempio l'abitudine di lavare la salma è pericolosa. I membri della Caritas che sono sul campo stanno insegnando a prevenire la diffusione del virus e danno forme di sostegno, come aiuti alimentari, assistenza a orfani, vedove e guariti". Perché il cuore dell'emergenza resta l'Africa occidentale.

"Si tenta di adottare screening della popolazione, si usano termometri per individuare soggetti a rischio. Lo stesso negli aeroporti, dove i voli si sono peraltro ridotti. Per rientrare da Monrovia sono stato sottoposto a misurazione della temperatura prima di entrare nel terminale, al check-in, e prima di salire in aereo. Gli assistenti di volo hanno maschere e guanti e si compila un questionario per accertare che il passeggero non abbia avuto contatti a rischio. Il mondo è in allerta. Un morto di Ebola è una tragedia a ogni latitudine, ma dobbiamo fare attenzione ad aiutare i Paesi africani: è qui che la gente muore e soffre tantissimo".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza