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L.stabilità: Inca Cgil, all'estero sale protesta su tagli Fondo patronati

19 novembre 2014 | 11.37
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Da decenni garantiscono anche nelle zone più remote e difficilmente raggiungibili, dove gli italiani sarebbero dimenticati e ignorati, un servizio che va al di là della semplice assistenza.

Morena Piccinini  presidente Inca
Morena Piccinini presidente Inca

"La protesta di Acli, Inas, Inca e Ital contro i tagli al Fondo patronati si fa sentire anche all'estero, nei principali paesi dove operano". E' quanto si legge in una nota dell'Inca. "Nel Regno Unito, un documento unitario -si legge- è stato presentato al console generale d'Italia a Londra, Massimiliano Mazzanti, che, nel corso di un incontro, svoltosi il 13 novembre, ha sostenuto l'importanza della presenza della rete dei patronati, impegnandosi a trasmettere il documento alle autorità italiane".

"I patronati da decenni garantiscono -avverte- sul territorio, anche nelle zone più remote e difficilmente raggiungibili, dove gli italiani sarebbero dimenticati e ignorati, un servizio che va al di là della semplice assistenza nelle pratiche di pensione e di altre incombenze burocratiche che la nostra amministrazione non lesina".

"Il patronato -sostiene l'Inca- è la voce dei più deboli, di coloro che non possono parlare o farsi sentire, di coloro che sarebbero persi in un mondo che spesso rimane estraneo e incomprensibile non solo per gli anziani, ma anche per le centinaia di giovani che arrivano ogni giorno in cerca di una soluzione di vita migliore di quella che in questo momento può offrire l'Italia".

"Analoghe iniziative -fa notare- sono state prese in altre nazioni. In Francia, i patronati aderenti al Ce.Pa. hanno inviato lettere all'ambasciatore, Giandomenico Magliano, e ai consoli di Parigi, Lione, Marsiglia, Metz e Nizza, nelle quali si ricorda che nel 2013, i patronati hanno garantito circa 118 mila interventi, di cui solo il 36% è sottoposto a rendicontazione sulle basi delle normative per il finanziamento".

"Il resto delle prestazioni, il 64%, è di natura sociale e lavorativa -osserva- per garantire gratuitamente l'accesso a prestazioni e servizi, che vanno dal diritto all'istruzione alla ricerca di alloggio, alle necessità fiscali, alla messa in relazione di lavoratori e organizzazioni sindacali, nel caso di controversie sul lavoro".

In Belgio, nel messaggio inviato all'ambasciatore, Alfredo Bastianelli, Acli, Inas, Inca e Ital sottolineano quanto "la comunità italiana abbia già sofferto per la progressiva chiusura dei consolati di Namur, Anversa, La Louvière, Mons, Liegi e Genk, ricordando che il Belgio è anche diventato una terra di nuova emigrazione italiana". "Tutti i giorni incontriamo ai nostri sportelli dei nuovi arrivati, che trovano nei patronati e nella loro rete, sostegno informazione e assistenza. Un'attività che verrebbe compromessa se venissero confermati i tagli al Fondo, con la conseguenza di minacciare l'esigibilità dei loro diritti", si sottolinea.

La mobilitazione si è fatta sentire anche in Svezia, dove i patronati, entrando nel merito della loro attività, denunciano che, "senza l'intervento dell'Inca, centinaia di domande di pensione rimaste bloccate per più di due anni all'Inps di Firenze (che è l'ex polo per le convenzioni internazionali con i paesi scandinavi) non si sarebbero risolte o i tempi di attesa sarebbero stati ancora più lunghi".

"Senza il patronato molti lavoratori -continua- non sarebbero stati capaci di reclamare il proprio diritto alla pensione italiana, una volta che questa gli è stata negata per mancanza di alcune informazioni. Senza il patronato, le pensioni italiane della maggior parte dei pensionati residenti in Svezia, sarebbe sottoposta a doppia tassazione. Senza il servizio offerto dal nostro patronato, le vedove di pensionati italiani si vedrebbero decurtare ogni anno la pensione incorrendo in indebiti continui con l'Inps, senza mai poterne capire il motivo, o poter presentare ricorso".

"Le pensioni sospese di tanti italiani in Svezia, a causa -ricorda l'Inca- di un mancato invio di un certificato di esistenza in vita o di un cambio di indirizzo, non potrebbero mai essere rimesse in pagamento senza il supporto di un patronato, che è in contatto continuo con la Citi Bank o che sa come un pagamento presso la Western Union possa essere riscosso".

Passando dall'Europa ad altri continenti, Acli, Inas, Inca e Ital, lanciano lo stesso grido di allarme. "In Argentina, lo Stato italiano -rileva- paga 34 mila pensioni che, senza l'intermediazione competente e professionale dei patronati, rischiano di subire le stesse conseguenze già registrate nel vecchio continente. In Canada, per esempio, 60 mila sono i pensionati che ogni anno devono inoltrare all'Inps la certificazione dell'esistenza in vita per poter continuare a percepire le rendite dovute".

"Inoltre, il patronato -avverte l'Inca- non è solo importante per gli italiani che vivono all'estero, ma anche per quelli che tornano in Italia e che hanno diritto a ricevere una pensione canadese. Se venissero meno i patronati, queste persone saranno costrette a rivolgersi al governo canadese, con tutti i disagi che ne deriverebbero".

"I patronati -affermano Acli, Enas, Enasco, Epasa, Inac, Inas, Inca, Ital, Sias e Usic, che hanno annunciato l'invio di una nota di protesta tramite le autorità consolari, al governo, al Cgie, ai Comites, ai deputati e senatori eletti in Brasile- offrono un servizio gratuito a disposizione di tutti i cittadini e risolvono il problema delle carenze strutturali delle istituzioni consolari, a loro volta colpite dal taglio delle risorse, soprattutto in Brasile, dove si sta sviluppando una significativa ondata di nuova emigrazione".

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