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Pensioni: Inca Cgil, con 'opzione donna' primo importante risultato

04 dicembre 2014 | 16.17
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'Sospesa l'interpretazione restrittiva per l'uscita dal lavoro delle donne'.

Pensioni: Inca Cgil, con 'opzione donna' primo importante risultato

"In attesa dei chiarimenti richiesti dall'Inps al ministero del Lavoro, le domande di pensione di anzianità in regime sperimentale presentate dalle lavoratrici che perfezionano i requisiti anagrafici e contributivi entro il 31 dicembre 2015, o la cui decorrenza delle pensione si colloca oltre il 2015, non devono essere respinte, ma tenute in apposita evidenza". Così l'Inca Cgil riassume quanto ha comunicato l'Inps con un messaggio inviato ai direttori regionali e alle strutture territoriali, in risposta alle reiterate richieste di chiarimento dello stesso patronato sull'interpretazione delle norme riguardanti la possibilità delle donne lavoratrici di accedere al pensionamento con 35 anni di contributi e 57 anni di età se dipendenti, 58 se autonome.

"Più volte, il patronato della Cgil -fa sapere l'Inca con una nota- aveva sottolineato che, per quanto riguarda l'opzione donna, introdotta con la riforma delle pensioni n. 335 del '95 e confermata con la legge n. 122 del 2010 non dovesse essere applicata la finestra mobile, cioè l'attesa di 12 mesi per le dipendenti e 18 per le autonome e neppure la speranza di vita, prima di poter accedere concretamente al pensionamento, trattandosi di una misura sperimentale e dunque di carattere straordinario".

"L'Inps, invece, avvalendosi di una interpretazione restrittiva, nel 2012 ha dato indicazioni diverse applicando per l'opzione donna sia l'aumento della speranza di vita ai fini del raggiungimento del requisito anagrafico, sia la finestra mobile. Un orientamento fortemente penalizzante per le donne lavoratrici che, secondo l'Inca, avrebbe ridotto in modo consistente l'esercizio del diritto a pensione", spiega la nota.

“L'avvenuta sospensione dell'applicazione restrittiva della norma da parte dell'Inps - spiega Fulvia Colombini, del collegio di presidenza dell'Inca - è un primo risultato importante per ristabilire il valore dell'opzione donna che rappresenta una risposta concreta a percorsi di carriere frammentarie con cui le lavoratrici spesso devono fare i conti, da cui derivano pensioni più basse, rispetto a quelle degli uomini".

"Inoltre -aggiunge Colombini- l’opzione può rappresentare una risposta alle numerose lavoratrici che hanno perso il posto di lavoro e che non riescono più a rioccuparsi e tutte quelle donne i cui problemi di salute, anche dovuti allo stress della conciliazione non consentono di continuare a lavorare. Ci auguriamo che a questo punto arrivino tempestivamente i chiarimenti positivi da parte del ministero del Lavoro”.

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