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Inca Cgil, le storie degli operatori del patronato che non si sono mai fermati

23 giugno 2021 | 16.35
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Questa la sintesi delle videointerviste con gli operatori e le operatrici del patronato della Cgil, trasmesse oggi in occasione del dibattito ‘Cittadinanza digitale per il welfare del futuro’ promosso dal patronato della Cgil, nell’ambito delle Giornate del lavoro della Cgil, dedicate alla tutela individuale.

Inca Cgil, le storie degli operatori del patronato che non si sono mai fermati

Un lavoro che non si è fermato mai, per essere al fianco dei cittadini sempre e comunque, consentendo loro di poter accedere alle misure di sostegno al reddito e di welfare, che il governo ha messo in campo per far fronte all'emergenza sanitaria. Questa la sintesi delle videointerviste con gli operatori e le operatrici del patronato della Cgil, trasmesse oggi in occasione del dibattito ‘Cittadinanza digitale per il welfare del futuro’ promosso dal patronato della Cgil, nell’ambito delle Giornate del lavoro della Cgil, dedicate alla tutela individuale.

“Durante il periodo di pandemia - ha raccontato Stefania Di Domenico, direttrice Inca Prato - abbiamo dovuto adattare il nostro nuovo modo di lavorare; oltre che alla difesa dal virus anche il rapporto con l’utenza e gli enti istituzionali. Ci siamo reinventati il modo di lavorare: sembrava quasi impossibile riuscire a trasformare le file delle persone che solitamente attendevano l’apertura del patronato, in appuntamenti in grado di soddisfare le loro richieste".

"Ci siamo riusciti - ha sottolineato - nonostante gli enti istituzionali avessero demandato ai patronati sempre più cose da fare e sempre più spesso gratis. Eppure abbiamo accettato tutto nonostante fosse molto forte la paura del contagio, mantenendo le norme di sicurezza ma sempre in presenza senza lavoro da casa, perché per il sindacato è fondamentale il rapporto diretto con la propria gente e con chi ha più bisogno. I più deboli sono stati gli anziani, perché avevano più bisogno di comprensione e di rapporto personale”.

“La situazione pandemica - ha ribadito Paolo Matta, coordinatore Inca Sardegna - ha richiesto un nuovo modello organizzativo. Abbiamo privilegiato la tutela da remoto con tutte le difficoltà che questa procedura comporta per la scarsa propensione all’uso delle tecnologie da parte degli utenti, soprattutto anziani, e la necessità di utilizzare in maniera massiva l’email. Abbiamo continuato a parlare con la gente facendo quella che è la nostra missione: far emergere i diritti ed estenderli a chi non li ha".

"Tutto ciò - ha spiegato - in una regione, come la Sardegna, dove prevalgono le piccole comunità e dove l’accessibilità alle zone interne è messa a dura prova dai collegamenti molto spesso precari. Anche una semplice telefonata ha aiutato a risolvere un problema. Penso che l’esperienza che abbiamo maturato possa servire da stimolo anche per gli enti previdenziali in modo che si acceleri quel processo di digitalizzazione che ormai è assolutamente imprescindibile. Continuiamo a mettere in campo professionalità e competenza per garantire una tutela di qualità in questi momenti difficili”.

Davide Cappelletti, direttore Inca Monza Brianza, ha ricordato che “per ogni novità legislativa il tema della previdenza e dell’assistenza i lavoratori attendono con frenesia il rilascio delle procedure telematiche. Sono procedure contorte e farraginose che di fatto necessitano di quel contatto de visu che ancora oggi garantisce l’Inca Cgil”. “I patronati sindacali - ha affermato - nelle loro organizzazioni promotrici dovrebbero essere maggiormente coinvolti nella fase di discussione e progettazione anche di queste novità telematiche e digitali. Le nostre proposte non mancano, ma non siamo quelli del telefono a gettoni, siamo a servizio del Paese, siamo al servizio dell’innovazione, siamo l’Inca Cgil”.

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