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Industria dei videogiochi: l'Italia cresce, il Tax Credit è solo l'inizio

12 aprile 2022 | 14.57
LETTURA: 6 minuti

Ne abbiamo parlato con Thalita Malagò, Direttore Generale di IIDEA, l'associazione di categoria

Thalita Malagò, Direttore generale di IIDEA
Thalita Malagò, Direttore generale di IIDEA

Industria dei videogiochi in Italia: molto è cambiato negli ultimi anni, e la forza lavoro impiegata è cresciuta in numeri e professionalità. Tuttavia, c'è ancora molto da fare per rendere quella dei videogiochi un'industria ricca come accade nel resto del mondo. Ne abbiamo parlato con Thalita Malagò, Direttore generale di IIDEA, l'associazione di categoria dell'industria dei videogiochi in Italia. Malagò ha presenziato con una selezione di sviluppatori italiani alla Game Developers Conference di San Francisco il mese scorso: "Grazie al consolato italiano a San Francisco abbiamo avuto la possibilità di organizzare un evento all'Innovi, un nuovo centro per la cultura italiana che è stato aperto grazie al contributo del governo qualche mese fa. Siamo stati il primo settore ad essere ospitato in presenza in questo spazio, con la presenza di una guest star di eccezione: John Riccitiello, CEO di Unity. Abbiamo trovato una grande disponibilità e interesse di investimento da parte dei publisher nei confronti delle software house italiane, in questo momento ci sono ottime possibilità. Il feedback che abbiamo ricevuto dai publisher è ottimo, hanno visto una grande creatività e innovazione nei progetti che abbiamo presentato."

Nel rapporto sull'industria dei videogiochi in Italia pubblicato da poco da IIDEA, si denota un aumento della fetta femminile di gamer, il 44 per cento del totale. Abbiamo chiesto a Malagò se questo si rispecchia anche dal punto di vista occupazionale nel settore. "Abbiamo una presenza crescente di professionisti donne nel settore dei videogiochi, ma come addette che lavorano nelle imprese di produzione. Dal punto di vista imprenditoriale sono ancora poche. Abbiamo calcolato che ci sia un 23 per cento che lavora nella produzione, prevalentemente concentrate nell'area artistica e in quella di management e supporto, in particolare marketing, PR, comunicazione ed eventi. Rispetto all'Europa, dove le donne costituiscono il 17 per cento di tutta la forza lavoro in questa industria, è un dato significativo. La presenza femminile nei videogiochi in Italia sta crescendo e sta dando grande valore a tutti i livelli della filiera".

Sebbene le istituzioni si stiano muovendo con agevolazioni come il Tax Credit per venire incontro al settore nel nostro paese, la direzione è quella di raggiungere l'impegno degli altri paesi europei nella realizzazione di videogiochi. "Nel corso degli ultimi anni la percezione dell'Italia come paese produttore di videogiochi è cambiata", commenta Malagò. "Fino a poco tempo fa l'Italia veniva considerato un paese di consumo, tra i primi cinque mercati europei. Grazie ad acquisizioni importanti di studi di sviluppo italiani da parte di player internazionali si è iniziato a vedere l'Italia come produttore e sviluppatore. Inoltre, diversi sviluppatori italiani si sono impegnati sulla realizzazione di giochi tripla A per PC e console negli ultimi dieci anni, raggiungendo il mercato internazionale. Sicuramente anche il maggior interesse delle istituzioni che abbiamo registrato a diversi livelli contribuisce a mantenere il sistema paese un po' più interessante anche agli occhi degli investitori internazionali. C'è ancora molto da fare: la nostra associazione ha lavorato sul fronte del Tax Credit ottenendo alla fine dell'anno scorso il decreto attuativo di questa misura dopo diversi anni dall'approvazione della Legge cinema che aveva già riconosciuto la misura come applicabile ai videogiochi".

"Quest'anno la dotazione finanziaria è passata da 5 milioni di euro dell'anno scorso a 11 milioni, che sono in grado di attrarre potenzialmente investimenti per 40 milioni di euro, perché il Tax Credit copre il 25 per cento dei costi di produzione", continua il Presidente di IIDEA. "Bisogna capire come questa misura funzionerà praticamente: speriamo che sia pratica, efficace e veloce, e che le aziende possano contare su questo sostegno. Se si vuole creare un'industria delle dimensioni di altri paesi sicuramente i fondi a disposizione non sono sufficienti: in questo momento abbiamo un massimale di un milione di euro ad impresa, e se consideriamo altri paesi come l'Irlanda dove si parla di 25 milioni di euro per produzione, appare chiaro che non è abbastanza per competere. Come associazione abbiamo anche lavorato alla creazione di un fondo prototipi, il First Playable Found, introdotto dal Decreto rilancio nel 2020. Sono arrivate moltissime domande per il bando l'anno scorso, quando IIDEA è stata incaricata dell'attuazione. Siamo in attesa di capire se in futuro verrà riproposta: a nostro avviso questo deve diventare un intervento strutturale sul settore, complementare al Tax Credit in quanto fornisce strumenti a fondo perduto".

Anche i rapporti con le amministrazioni locali hanno giocato il loro ruolo: "Crediamo che il settore dei videogiochi possa contribuire al tessuto dello sviluppo imprenditoriale nei territori", dice Malagò. "Quest'anno sono partiti due programmi di accelerazione verticali sul gaming, uno a Roma, il Cinecittà Game Hub promosso da Cinecittà con Regione Lazio e Ministero della cultura, e l'altro a Bologna in collaborazione con comune e regione. Entrambi i programmi si basano sul presupposto che dobbiamo rendere i nostri sviluppatori di videogiochi italiani, spesso dotati di grandissimo talento, dei veri e propri imprenditori che si sappiano confrontare in un mercato internazionale molto competitivo e veloce. I programmi prevedono dei fondi per completare il lavoro di prototipazione e forniscono un programma di formazione". Per quanto riguarda la formazione, qualcosa si muove nelle università per la crescente richiesta di corsi specialistici legati allo sviluppo e alla produzione di videogiochi. "Negli ultimi anni c'è stata una grande crescita nella creazione di corsi legati al game development, ma soprattutto da parte di scuole e accademie private. Da parte delle università pubbliche c'è da dire che ce ne sono diverse che da tempo seguono il settore e svolgono dei corsi, ma non c'è stato moltissimo d nuovo. Tuttavia, quello che ci interessa non è tanto la quantità dei corsi quanto la qualità, e la capacità di relazionarsi con le imprese. L'ottica giusta è quella della sinergia tra tutti questi attori nella formazione per creare un'offerta che sia in linea con l'evoluzione del mercato".

Un altro settore in espansione che richiede ulteriore lavoro per migliorare e raggiungere gli obiettivi europei è quello degli Esports. "Riteniamo che l'Italia abbia tutte le carte in regola per diventare un paese in grado di attrarre eventi internazionali", spiega il Direttore. "Rispetto ad altri paesi soffriamo però una normativa molto restrittiva che è quella per le manifestazioni a premi, che pone una serie di limitazioni all'organizzazione di eventi Esports sul nostro territorio. Abbiamo iniziato un dialogo con il Ministero dello sviluppo economico per capire se c'è modo di adeguarsi alle condizioni che esistono in altri paesi e che hanno permesso al settore di esplodere. Non c'è dubbio che dal punto di vista delle competenze e della maturità dei nostri operatori e team siamo pronti per attrarre sponsorship di livello ed eventi dal pubblico internazionale". IIDEA ha recentemente annunciato la quarta edizione di First Playable, l’evento business to business più importante per l’industria del gaming a livello nazionale, che si svolgerà presso gli Arsenali Repubblicani di Pisa dal 5 all’8 luglio 2022. "L'evento è il primo in presenza dopo la pausa, e verrà trasmesso anche in streaming", ci spiega Malagò. "L'obiettivo è quello di portare le persone a incontrarsi a livello fisico: ci saranno talk, incontri con buyer internazionali e avremo nella stessa cornice gli Italian Videogame Awards, un momento celebrativo delle produzioni italiane che abbiamo accorpato a First Playable proprio per creare una vetrina a 360 gradi. I primi segnali che vediamo dai publisher internazionali sono positivi, c'è molto fermento e molta disponibilità quindi speriamo che i nostri sviluppatori si facciano trovare pronti per questa opportunità".

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