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Crisi: Industriali Torino, torna clima sfavorevole tra imprese

19 settembre 2014 | 13.15
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Mattioli: "Il presidente del Consiglio ha però dimostrato, nei fatti, di avere a cuore la sorte delle imprese e di metterle al centro della sua politica per lo sviluppo".

Crisi: Industriali Torino, torna clima sfavorevole tra imprese

Dopo un secondo e terzo trimestre che delineavano un quadro cautamente ottimista, per l'ultima parte dell'anno le previsioni delle aziende torinesi per il trimestre ottobre-dicembre ritornano ad essere sfavorevoli. Lo rileva l'indagine congiunturale dell'Unione Industriale per il IV trimestre 2014. In particolare, dallo studio emerge nessuna speranza di inversione del ciclo recessivo del settore manifatturiero, almeno per ora: peggiorano tutti gli indicatori, che tornano ad essere negativi.

Si indebolisce anche l'export, che nei mesi scorsi aveva sempre garantito un buon sostegno all'industria. Nessun segnale di rilancio degli investimenti mentre aumenta lievemente il ricorso alla cig e si conferma al di sotto del livello precrisi il tasso di utilizzo della capacità produttiva, così come rimangono tuttora elevati i tempi di pagamento. Dal comparto dei servizi provengono segnali di rallentamento, anche se i principali indicatori sono meno sfavorevoli rispetto al manifatturiero. In particolare, peggiorano in misura significativa le attese su livelli di attività e ordini totali, torna a crescere il ricorso alla cassa integrazione e calano le previsioni di investimento.

"Il sondaggio di settembre conferma le nostre preoccupazioni - commenta la presidente dell'Unione Industriale di Torino, Licia Mattioli -sulla fragilità della ripresa, la debolezza dell'economia europea, i numerosi conflitti in atto, insieme alle difficoltà di alcune economie emergenti, definiscono un contesto globale meno favorevole rispetto ai mesi scorsi. E' evidente che nei prossimi mesi le nostre aziende potranno contare di meno sul traino dell'economia mondiale per uscire dalla crisi". "Il presidente del Consiglio ha però dimostrato, nei fatti, di avere a cuore la sorte delle imprese e di metterle al centro della sua politica per lo sviluppo", osserva ancora, rilevando che "la necessità di accelerare le riforme strutturali si fa sempre più pressante, non solo per rilanciare la crescita e dare un segnale di cambiamento e di discontinuità. Soprattutto è essenziale venga attuata una vera liberalizzazione del mercato del lavoro".

Quanto al Jobs Act, sottolinea, "va nella giusta direzione in quanto contiene rilevanti elementi di novità sia sull'art 18 sia sul salario minimo: proposte che, entrambe, possono davvero modernizzare sia il mercato del lavoro sia le relazioni sindacali". "Ma, per conseguire un risultato che ci dia maggiore credibilità anche in Europa, il governo deve adottare una linea di fermezza nella difesa di questo provvedimento e non farsi condizionare dalla vecchia guardia del Pd e del sindacato'', avverte.

In particolare, per quanto riguarda il comparto manifatturiero, tornano negative le attese sui livelli produttivi per le quasi 300 aziende del campione: il saldo ottimisti-pessimisti passa da +1,7 a -5,4 punti percentuali. Analogamente tornano di segno meno anche gli ordini totali, che da +3,8% scendono a -13,1%. Peggiorano di qualche punto rispetto a giugno anche le previsioni sull'occupazione, che da -0,4 passano a -2,6 punti percentuali. Infatti, oltre il 25% delle aziende prevede, nel prossimo trimestre, di fare ricorso alla cassa integrazione.

Soltanto le attese sull'export rimangono leggermente positive (+5,9%), ma in diminuzione rispetto al terzo trimestre (quando il saldo era pari a +10,8%), mentre rimane stabile il tasso di utilizzo della capacità produttiva (68,7%), ben al di sotto del 75% caratteristico di un ciclo economico normale, come quasi invariate sono le previsioni di investimenti. Infine, varia di poco la composizione del carnet ordini: il 21,7% delle aziende ha ordini per meno di un mese, quasi la metà (il 44,2%) ha ordinativi per un periodo di 1-3 mesi, il 17,8% per 3-6 mesi, l'8,5% per 6-12 mesi e il 7,8% per oltre un anno, e non si riducono i tempi di pagamento, che sono in media di 98 giorni, salvo aumentare a 130 per la pubblica amministrazione.

A livello settoriale, rimangono sostanzialmente in equilibrio tra ottimisti e pessimisti la metalmeccanica, il tessile-abbigliamento e l'alimentare, mentre nel settore chimico il saldo è positivo. Tengono automotive, aerospazio e meccatronica. Non si attenua la crisi di edilizia e impiantisti.

Per quanto riguarda, invece, il comparto dei servizi, per le oltre 100 aziende del campione le attese sui livelli produttivi si indeboliscono ma restano lievemente positive: il saldo ottimisti pessimisti passa da +14,1 + 6,7 punti percentuali. Ancora più marcato è il peggioramento delle attese sugli ordini totali: il saldo passa da +14,1 a +1,9 punti cosi' come significativo risulta il peggioramento delle previsioni sull'occupazione: il saldo scende da +8,9 punti a -1,0.

Aumenta, poi, il ricorso alla cig (dal 9% dello scorso trimestre al 14%), rimane sostanzialmente stabile il tasso di utilizzo delle risorse (82,8%)e rallentano in misura piuttosto marcata le previsioni di investimento: la percentuale di aziende che prevede investimenti di un certo rilievo scende dal 24 al 15%. Infine, la composizione del carnet ordini evidenzia che l'11% delle imprese ha un carnet inferiore a un mese e non si riducono i tempi di pagamento che sono in media di 84 giorni: il ritardo sale a 153 per la pubblica amministrazione.

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