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Mare: innovazione e nuovi mestieri, la ripresa passa per la 'blue economy'

12 dicembre 2015 | 15.54
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(Infophoto)
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Risorsa strategica per occupazione, nuovi mestieri, economia e ricerca nel rispetto dell’ambiente. E' il mare che con la sua 'blue economy' conta 5,4 milioni di persone impiegate e un valore aggiunto lordo creato di quasi 500 miliardi di euro all’anno. Con la previsione di ulteriori margini di crescita da qui al 2020. Se ne parlerà a 'Orizzonte Mare: Ricerca, Innovazione e Formazione', evento di discussione che si svolge il 14 e 15 dicembre presso il Centro Congressi della Stazione Marittima 'Terminal Napoli' del capoluogo campano.

Due giornate di contributi scientifici e interventi istituzionali, mirati alla definizione di nuovi scenari per l’economia del comparto e alla valutazione dell’impatto di innovazione e investimenti in formazione sul Paese e sul Meridione. Nell'ambito dei momenti di formazione, duecento studenti degli istituti nautici della regione saranno impegnati in workshop dedicati agli strumenti più innovativi della ricerca oceanografica (Side Scan Sonar, Magnetometro, Sonda Ctd, Veicolo filoguidato subacqueo Rov - Remotely Operated underwater Vehicle).

L’occasione è offerta dalla presentazione dei risultati dei progetti Pitam, Piattaforma tecnologica avanzata per rilievi di parametri geofisici ed ambientali in mare, e Stigeac, Sistemi e Tecnologie Integrate per il rilevamento e monitoraggio avanzato di parametri geofisici ed ambientali in aree marino-costiere.

Progetti realizzati dall’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero (Iamc) del Consiglio Nazionale delle Ricerche e da So.Pro.Mar., società di armamento di navi oceanografiche dal 1982, che si inseriscono nel Programma Operativo Nazionale 'Ricerca e Competitività' 2007-2013 a cura del ministero dell'Istruzione e in Parfarm ('Potenziamento delle attività di ricerca e formazione sull'Ambiente Marino nel Meridione d'Italia'), costellazione di cinque progetti innovativi in ambiente marino-costiero.

"L’impegno complessivo - spiega Ennio Marsella dell’Iamc-Cnr, coordinatore scientifico di Parfamar - è stato di 67 milioni di euro, 41 dei quali dedicati a Pitam e Stigeac con un sostegno di 23 milioni per il Cnr: investimenti importanti, in linea con quelli dei maggiori progetti europei".

"Tali progetti - commenta Massimo De Lauro, responsabile formazione Pitam - sono capaci di coniugare l’iniziativa pubblica e privata per lo sviluppo scientifico ed economico dell’Italia meridionale, e rappresentano un punto di sintesi fra ricerca scientifica e tecnologica nel settore delle scienze marine".

Marsella ricorda anche che lo sviluppo di strategie competitive e tecnologie per la ricerca in ambiente marino s’inquadra nel contesto del 'Green Paper - Verso la futura politica marittima dell'Unione: Oceani e mari nella visione europea' e nelle recenti direttive dalla Comunità Europea Marine Framework Strategy Directive.

"Ciò si traduce nella 'Crescita Blu', ovvero la strategia europea che individua ambiti di azione quali acquacoltura, turismo costiero, biotecnologie marine, energie degli oceani ed estrazione mineraria nei fondali marini, con prospettive in termini di valore aggiunto lordo e occupazione considerevoli - spiega - Entro il 2020 i posti di lavoro potrebbero auspicabilmente raggiungere i 7 milioni e il valore aggiunto lordo potrebbe complessivamente arrivare a 600 miliardi di euro secondo stime ministeriali".

A livello Comunitario, le misure di politica integrata prevedono una maggiore spinta non solo nella conoscenza oceanografica, ma anche nella pianificazione dello spazio marittimo e nella sorveglianza integrata, con azioni quali la mappatura completa del fondale dei mari europei entro i prossimi cinque anni, la creazione di una piattaforma informativa accessibile in rete sui progetti di ricerca nazionali e internazionali e la creazione di un forum tra gli operatori, per lo sviluppo di un modello condiviso tra impresa e ricerca scientifica.

La collaborazione tra Iamc-Cnr e So.Pro.Mar. si inserisce in questo quadro e rappresenta un volano per lo sviluppo, in particolare per la valorizzazione dei beni culturali marini, per l’attività industriale e per fronteggiare i rischi ambientali. Ulteriori campi di applicazione vanno dal monitoraggio, protezione e mitigazione della fascia costiera alla gestione integrata delle risorse idriche superficiali e profonde, problematiche ambientali che interessano tutto il bacino mediterraneo. Di particolare rilevanza, inoltre, l’esplorazione in aree nearshore di potenziale interesse per i corridoi energetici.

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