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Ecco perché Humanitas e San Donato vogliono Ieo e Monzino

26 gennaio 2017 | 18.35
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

L'unione fa la forza. Fare massa critica, mettendo insieme risorse, punti forti, casistica di pazienti e ricerca, imponendo nel mondo il ruolo di Milano sul fronte scientifico e assistenziale contro tumori e malattie cardiovascolari. Perché insieme si conta di più. E' con queste argomentazioni che, a quanto apprende l'AdnKronos Salute, Humanitas e il Gruppo ospedaliero San Donato si sono fatti avanti manifestando l'interesse ad acquisire il gruppo Ieo-Monzino.

CAPITOLO CANCRO. Unire l'Humanitas di Gianfelice Rocca e l'Ieo di Umberto Veronesi significherebbe poter mettere insieme e far dialogare i filoni di ricerca 'fiore all'occhiello' dei due istituti, l'immunologia per l'Irccs di Rozzano - che ha per direttore scientifico l'immunologo Alberto Mantovani, il cervello italiano più citato nella letteratura internazionale - e l'oncologia molecolare per quello di via Ripamonti, che vanta nomi di spicco come quello dello scienziato e direttore Ricerca dell'Ieo, Piergiuseppe Pelicci.

Entrambi i centri hanno all'attivo una produzione scientifica che supera i 6.500 punti di Impact Factor e insieme potrebbero accorciare le distanze tra banco di laboratorio e letto del malato, missione della ricerca traslazionale, e potrebbero raggiungere le dimensioni giuste (paragonabili a realtà come il Memorial Sloan Kettering di New York) per fare rete con maxi poli di eccellenza oncologica internazionale. Senza trascurare la capacità aumentata di catalizzare investimenti e fondi dal pubblico e dal privato.

CAPITOLO CUORE. Da un lato il Policlinico San Donato, forte sulla ricerca clinica e potenziato dal know how dell'Irccs San Raffaele (entrato a far parte della galassia Rotelli nel 2012) nella ricerca di base molecolare; dall'altro il Centro cardiologico Monzino, da sempre molto attivo sulla ricerca di base. A sposarsi sarebbero anche la mega casistica clinica del Policlinico San Donato, primo in Italia per la cardiochirurgia con oltre 50 mila interventi a cuore aperto, unita a quelle di San Raffaele e Monzino.

In tempi in cui fra le parole d'ordine dei servizi sanitari ci sono appropriatezza e razionalizzazione delle risorse, inoltre, le dimensioni possono fare la differenza anche nella negoziazione con i fornitori per la riduzione dei costi. Consentirebbero infine di mantenersi al passo con l'avanzamento tecnologico che corre sempre più veloce.

Non a caso la tendenza a fare massa critica si osserva da anni oltreconfine: uno degli ultimi esempi è la fusione, nel 2016, fra il gruppo ospedaliero spagnolo Quiriònsalud e la tedesca Fresenius, leader nel campo della dialisi.

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