cerca CERCA
Venerdì 19 Aprile 2024
Aggiornato: 03:22
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Intercettazioni, Ferri: "Vietare deposito di quelle inutili e tutelare privacy dei soggetti terzi"

04 aprile 2015 | 21.09
LETTURA: 7 minuti

Il sottosegretario alla Giustizia all'Adnkronos: "Giusta e necessaria un'applicazione più rigorosa e puntuale delle norme già esistenti. Evitare abusi nell'impiego dello strumento investigativo". Ferranti: "Depositare solo quelle rilevanti". Nitto Palma: "Vanno autorizzate solo quando sono davvero necessarie"

Intercettazioni, Ferri:

"Si potrebbe intervenire con una disciplina più rigorosa prevedendo il divieto di deposito da parte del pubblico ministero di intercettazioni non utili o, comunque non utilizzate". Il sottosegretario alla Giustizia, Cosimo Maria Ferri, interviene con l'Adnkronos sul tema delle intercettazioni, alla luce delle cronache delle ultime settimane.

Il vero problema è legato alla pubblicazione delle conversazioni non rilevanti, la quale, per Ferri, "deve essere arginata al massimo". Oggi la norma prevede che sia 'sempre consentita la pubblicazione del contenuto di atti non coperti dal segreto'. Qui sta il punto, secondo il sottosegretario, per il quale "si potrebbe intervenire con una disciplina più rigorosa prevedendo il divieto di deposito da parte del pubblico ministero di intercettazioni non utili o, comunque non utilizzate".

L'art. 269 (conservazione della documentazione) prevede che, quando la documentazione relativa alle intercettazioni non è necessaria per il procedimento, se ne possa chiedere la distruzione a tutela della riservatezza al giudice che ha autorizzato l’intercettazione. Questa norma però, secondo Ferri, non risolve il problema "in quanto attiene ad una fase in cui le intercettazioni sono già note e, quindi, sono già state depositate (misura cautelare) e pubblicate nel loro contenuto".

"Il problema - ribadisce Ferri all'Adnkronos - è a monte ed è legato al fatto che non esiste una disciplina più rigorosa per le intercettazioni non utili o non utilizzate che spesso vengono comunque automaticamente depositate solo perché trascritte dalla polizia giudiziaria. In questa direzione, sarebbe importante prevedere più rigorosamente il divieto di deposito da parte del pubblico ministero di intercettazioni non utili o, comunque non utilizzate. Intervenire tenendo conto di tutto questo permetterebbe a ciascun soggetto interessato di poter svolgere la propria attività o la propria difesa vedendo limitati al massimo gli eccessi".

Alla luce di questo, Ferri ritiene che "sia un errore modificare l’attuale disciplina in punto di presupposti e condizioni: ritengo, invece, che sia giusta e necessaria un’applicazione più rigorosa e puntuale delle norme già esistenti. I 'gravi indizi di reato' e 'l'assoluta indispensabilità per la prosecuzione delle indagini', già oggi previsti quali necessari presupposti, devono essere sempre valutati nella loro esistenza con corretto rigore".

"Su questi punti - rimarca - la magistratura deve osservare sempre il dovuto rigore nel ricorrere all’utilizzo di questo strumento tanto efficace ed utile quanto nel contempo invasivo del diritto, costituzionalmente garantito, alla libertà e segretezza delle comunicazioni. E' necessario rafforzare ed attuare pienamente le regole che impediscono sin dall’inizio l’ingresso nelle carte processuali di conversazioni che non hanno alcuna attinenza con l’oggetto specifico dell’indagine. Per questo credo sia giusto contemperare l’esigenza dell’interesse collettivo di perseguire efficacemente reati che destano allarme sociale con le altrettanto legittime esigenze di tutela della privacy specie dei soggetti estranei alle indagini".

"L’esperienza - prosegue Ferri - dimostra che questo mezzo di acquisizione della prova è indispensabile e sarebbe insensato limitarne il funzionamento in modo troppo drastico, perché il prezzo sarebbe quello di ridurre l’efficacia nella tutela della legalità. Ciò che è veramente necessario è evitare gli abusi nell’impiego dello strumento investigativo, attraverso un'applicazione più rigorosa e puntuale delle norme già esistenti. I 'gravi indizi di reato' e 'l'assoluta indispensabilità per la prosecuzione delle indagini', come ormai da tempo affermato dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, non possono essere ravvisati utilizzando semplici formule ripetitive o di stile, ma devono essere valutati criticamente dal giudice al fine di giustificare l'utilizzo o la prosecuzione delle intercettazioni nei termini richiesti dalla legge".

"La verità processuale - evidenzia - non sempre coincide con la verità sostanziale e questo è un rischio connaturato a qualsiasi sistema giudiziario che però deve essere superato. Dobbiamo però guardare ad un processo dove le due verità coincidano. Deve quindi, comunque e sempre, prevalere il profilo garantistico. La verità che emerge dalle intercettazioni deve essere oggetto di oggettivi riscontri, proprio perché a volte le conversazioni possono essere fraintese e non possono essere l’unico fondamento per giungere alla affermazione di responsabilità penale".

Va poi evidenziato come le intercettazioni siano "un mezzo di ricerca della prova e non una prova e necessitino quindi di riscontri. L'attività investigativa - dice Ferri - non si può basare solo su tale strumento. Bisogna però intervenire rafforzando la tutela della privacy dei soggetti terzi che rimangono coinvolti nelle intercettazioni ma che sono estranei alle indagini all'interno delle quali esse vengono disposte. Un simile obiettivo deve necessariamente essere raggiunto garantendo, nel rispetto del contraddittorio tra le parti, la distruzione delle telefonate irrilevanti che nulla hanno a che fare con le indagini".

In questa direzione si è mossa anche la Corte di Cassazione secondo cui la diffusione di quanto appreso da atti processuali e inerente soggetti non indagati risponde all'interesse pubblico (e quindi è legittima) soltanto se i fatti presentano "similarità rispetto all'oggetto del processo", se cioè "riguardano circostanze della stessa indole". Se invece sono diversi e indifferenti alla cronaca giudiziaria del processo devono restare segreti.

LE REAZIONI - La proposta avanzata dal sottosegretario Ferri è un'ipotesi "già contenuta nel disegno di legge delega sul processo penale e sulla quale si era lavorato anche nella precedente legislatura" dice la presidente della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, del Pd. Quindi, "si potrebbe prevedere la possibilità che il magistrato depositi solo quelle rilevanti, naturalmente sentite le difese". "Naturalmente - aggiunge, sentita dall'Adnkronos - occorre ricordare che la rilevanza di un'intercettazione va valutata nel contesto di un'intera indagine e di tutti gli atti e i provvedimenti che possono essere attuati".

Per il senatore di Forza Italia Francesco Nitto Palma, ex ministro della Giustizia, "sulla questione delle intercettazioni bisogna intervenire a monte, facendo in modo che siano autorizzate solo quando sono davvero necessarie. E' giunto il momento di mettere un freno alla situazione attuale". "Quando le intercettazioni vengono iscritte nei brogliacci di polizia e poi pubblicate - spiega all'Adnkronos - la colpa non è del giornalista che le pubblica ma di chi le scrive nelle ordinanze, quindi è prima di tutto necessario che vengano tralasciate quelle penalmente irrilevanti".

Oggi, continua Nitto Palma, "si potrebbe pensare ad una soluzione per la quale nei brogliacci di una telefonata che non ha evidente rilevanza processuale si annoti l'esistenza, senza però andare a scrivere dei dettagli che possono essere utilizzati per altri fini, senza che abbiano una reale attinenza con il processo. Se poi la telefonata diventa rilevante, uno è libero di andarsela a leggere".

"Nel passato - continua l'ex ministro della Giustizia - anche nei processi di mafia c'erano molte informazioni private ma nessuno di noi ha consentito che uscissero. Oggi, invece - prosegue - il problema è che queste cose vengono usate per sputtanare un personaggio che la pensa magari in maniera diversa politicamente o per dare rilevanza mediatica ad un processo che altrimenti non la avrebbe".

Giusto quindi, secondo il senatore forzista, pensare ad un intervento legislativo sulla materia, anche se qualche perplessità sui tempi della polemica rimane. "Davvero qualcuno pensa che oggi staremmo qui a parlarne se non fosse stato il caso di D'Alema? Capiamoci - tiene a chiarire - non trovo strano che se ne parli adesso: quello che è strano è che non si facesse prima".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza