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Bambino Gesù

Il piccolo Alex lascia l'ospedale

24 gennaio 2019 | 11.27
LETTURA: 4 minuti

(Foto dalla pagina Facebook dei genitori del piccolo Alex)
(Foto dalla pagina Facebook dei genitori del piccolo Alex)

Riuscito il trapianto per il piccolo Alex all'ospedale Bambino Gesù di Roma. Il bimbo affetto da Linfoistiocitosi emofagocitica, trasferito a fine novembre nella struttura capitolina dal Great Ormond Street Hospital di Londra, e sottoposto il 20 dicembre a trapianto di cellule staminali emopoietiche da genitore, è in dimissione dall'ospedale in buone condizioni di salute. Lo riferisce una nota del Bambino Gesù.

"Le cellule del padre, manipolate e infuse nel bambino di 20 mesi, a distanza di 1 mese dal trapianto hanno perfettamente attecchito - si legge - ripopolando adeguatamente il sistema emopoietico e immunitario del paziente. Nell'arco delle 4 settimane successive al trapianto non si sono registrate complicanze, né sul piano infettivo, né sul piano del rigetto, il problema principale per situazioni di questo tipo. Alla luce di queste evidenze, il percorso trapiantologico può dirsi concluso positivamente".

NUOVA FASE - Il farmaco salvavita (emapalumab) che teneva sotto controllo la malattia regolando le reazioni del sistema immunitario è stato sospeso la scorsa settimana. Il bambino, in buone e stabili condizioni di salute, lascerà l'ospedale nelle prossime ore. Si apre ora una nuova fase, che come in tutti questi casi prevede visite di controllo in Day Hospital con frequenza inizialmente settimanale e poi, via via, sempre più distanziata.

I MEDICI - "Siamo soddisfatti del percorso trapiantologico del bambino, che al momento è stato perfetto" commenta Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia e Terapia cellulare e genica. "Nelle prossime settimane andrà monitorato accuratamente il completamento del processo di ricostituzione immunologica, così come il persistere di un attecchimento completo delle cellule paterne. I rischi ai quali i pazienti di questo tipo possono andare incontro dopo la dimissione sono principalmente legati allo sviluppo di complicanze infettive. Per questa ragione il bambino verrà strettamente controllato con periodiche visite presso il nostro reparto di DH. Doverosamente premessa questa nota di cautela, non possiamo che essere, allo stato attuale, felici per l'evoluzione di questa vicenda così complessa".

IL PAPA' - "Ci auguriamo di aver raggiunto la punta dell'Everest e piano piano di stare scendendo. Sarebbe bello un mondo in cui tutti i malati abbiano più di un donatore, ma ora ci sono famiglie che ci ringraziano perché ne hanno trovato almeno uno. La donazione non è invasiva né pericolosa. Ci prendiamo un po' di merito per questo, ma il resto va a tutte le associazioni e alle istituzioni che hanno permesso tutto questo in un tempo così breve". Lo ha detto Paolo Montresor, il papà di Alessandro.

"Devo iniziare ringraziando una schiera infinita di persone. Per prime quelle che hanno colto il nostro appello, tanti giovani che si sono messi in fila, per dare speranza ad Alex e a tanti altri pazienti. Grazie anche a tutte le istituzioni, dal ministero al Cnt, e alle associazioni, in primis l'Admo. E poi tutto l'ospedale, i medici, gli infermieri che hanno seguito mio figlio. Sapevamo che era il migliore centro a livello internazionale e lo confermiamo in pieno. Siamo stati affascinati dall'empatia e dell'intensità con cui queste persone affrontano il loro lavoro. Ci auguriamo che questo centro continui con la ricerca e l'evoluzione della medicina che ci hanno permesso di sperimentare questo percorso così avanzato".

LA STORIA - La sua storia inizia in Inghilterra, dove Alex vive con i genitori e da dove era partito il loro appello a trovare un donatore compatibile, per provare a salvarlo. Un appello che ha ricevuto migliaia di adesioni anche in Italia.

Per trovare il donatore, i medici londinesi hanno attinto al 'British Bone Marrow Registry', il registro inglese dei donatori di midollo osseo. Ma la ricerca non ha ottenuto nessun risultato ed è stata estesa a tutti gli altri registri mondiali, tra cui l'Ibmdr con sede a Genova. E anche all'iscrizione volontaria, scelta da moltissimi italiani in pena per la vita di Alex. Nessun risultato anche in questo caso, se non quello di individuare un possibile donatore straniero, che però non sarebbe stato disponibile prima del mese di gennaio. Troppo tardi per Alex.

Il bimbo è stato trasferito lo scorso dicembre al Bambino Gesù di Roma, dove l'équipe di Franco Locatelli ha tentato il tutto per tutto con l'obiettivo di salvarlo con una procedura all'avanguardia. Nel pomeriggio conferenza stampa organizzata dall'ospedale insieme ai medici con il papà di Alex e il ministro della Salute, Giulia Grillo.

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