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Archeologia: intervento unico con Nanotecnologie sui resti di una necropoli

16 ottobre 2019 | 14.11
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Un momento del convegno
Un momento del convegno

“Abbiamo testato, con ottimi risultati, per la prima volta al mondo, le nanotecnologie in una necropoli nel comune di San Potito Sannitico su reperti ossei e teschi risalenti a circa 280 anni fa e, in seguito, applicheremo tali tecnologie sui resti trovati in delle Necropoli romane del I secolo D.C., provenienti da alcuni scavi archeologici, sempre nel casertano. Abbiamo notato in questa ricerca che i nano materiali riescono, meglio di altre sostanze, a conservare questi importanti beni, e quindi non escludiamo possano essere utilizzati anche in futuro in ambito archeoantropologico a livello mondiale per preservare queste fondamentali testimonianze storiche dall’ammaloramento”. A dirlo Antonio Della Valle antropologo e odontologo forense, cooperatore con il Dipartimento di Medicina Legale dell’Università di Pavia del prof. Antonio Osculati, al convegno nazionale su “Nanotecnologia Scienza e Conservazione - Beni Culturali ed innovazione Tecnologica - Il ruolo della Nanotecnologia”, che si è svolto oggi alla Biblioteca Casanatense a Roma.

“Si è trattata – prosegue Della Valle – di una scoperta scientifica di grande interesse. Nel caso di San Potito Sannitico, mentre studiavamo questi reperti analizzando, tra l’altro, importanti dati che ci venivano da questi ritrovamenti come le patologie del tempo, è sorto il problema della loro conservazione. Vi era la necessità di non utilizzare materiali che fossero ‘coprenti’ e ne alterassero le caratteristiche, impedendo poi uno studio più approfondito in seguito. Grazie al supporto di Sabrina Zuccalà, direttrice del Dipartimento di nanotecnologie di 4ward360, abbiamo provato a preservarli testando le nanotecnologie. Abbiamo notato subito come questi materiali oltre a salvaguardarli, permettevano che non si perdessero le connotazioni tipiche di questi reperti, lasciandole inalterate e permettendoci quindi di lavorare al meglio. Abbiamo quindi, predisposto dei protocolli di sperimentazione, che abbiamo utilizzato in ambito museale e anche antropologico forense, per tutelare con queste tecnologie questi reperti. In seguito le applicheremo sui resti derivati dalle necropoli romane del I secolo D.C. in una quarantina di tombe. Anche in questi ritrovamenti più datati i risultati dei test sono stati ottimi, dunque, non c’è dubbio che le nanotecnologie possano rappresentare per l’Italia e per il mondo, una soluzione adeguata per preservare queste testimonianze di grande importanza storico culturale. Inoltre stiamo facendo altri test perché probabilmente questo è l’unico materiale che permette di lasciare inalterato il dna, consentendoci, di effettuare approfondimenti di ricerca in futuro”.

Zuccalà, 'Italia uno dei paesi che hanno il maggio rnumero di Beni culturali'

Dello stesso parere anche Sabrina Zuccalà, che con il suo Dipartimento ha organizzato il convegno e nel suo intervento su “Sviluppo delle nanotecnologie in funzione dei beni culturali”, ha evidenziato: “La materia della sicurezza legata al patrimonio dei Beni culturali al giorno d’oggi è alquanto complessa e specialistica, richiede tanta professionalità, aggiornamento continuo e ricerca. Occupandomi di ciò ho avuto il piacere di partecipare a recenti seminari e incontri e di apprendere come cambia, giorno dopo giorno, l’orizzonte delle molteplici applicazioni delle nanotecnologie nei vari campi, non ultima appunto quella archeo antropologica”. “L’Italia – spiega ancora Zuccalà - è uno dei paesi che hanno maggiori Beni culturali e opere artistiche e scavi archeologici, molti di questi però, versano in condizioni non ottimali, e devono essere preservati; per questo riteniamo sia fondamentale investire in formazione sulle nanotecnologie per creare nuove figure professionali che possano utilizzare i nano materiali. In sinergia con diverse Università e Enti istituzionali cercheremo di realizzare corsi che possano formare i nuovi esperti e cosi potremo rilanciare l’occupazione e anche il turismo.

Mi sono resa conto che non sono sola a pensare che l’innovazione tecnologica sia strettamente lega allo sviluppo economico e occupazionale della nostra nazione. Abbiamo notato una sinergia di intenti con le istituzioni e con il premier Conte, il quale punta ad investire in tecnologia e alta formazione, proprio per creare nuovi posti di lavoro. Lo stesso primo ministro non è potuto essere oggi qui ma, portando i suoi saluti ai presenti, ha confermato il suo interessamento per lo sviluppo di questa tecnologia. Noi intanto stiamo cercando di incrementare i nostri studi suinano materiali per essere sempre più performanti sui Beni Culturali, che rappresentano la nostra identità e sono il punto di forza del turismo culturale. Lavoriamo per creare il futuro di molti giovani”.

Anche Valeria Li Vigni, Soprintendente del Mare della Regione Sicilia, ha ribadito: “Obiettivo della Soprintendenza è sperimentare nuove frontiere tecnologiche e tutelare questo patrimonio che viene dal mare, creando nuove figure lavorative specializzate”. Infine, la ricercatrice Alessandra Morelli parlando di “Studio e formazione per l'applicazione dei nano materiali in ambito dei Beni Culturali” ha evidenziato: “Un problema del nostro tempo è quello dell’inquinamento che aumenta ogni giorno di più. Difatti, c’è un degrado dei nostri Beni Culturali che parte già dagli anni ‘50’-’60. Inano materiali consentono di preservarli, proteggendoli da inquinamento e dall’acqua grazie a processi chimici e fisici. Sono applicabili ad ogni materiale: legno, marmo, ceramica, tela, e creeranno nuovi lavori in diversi campi dalla sintesi, all’applicazione, alle consulenze, alla ricerca”.

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