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Dario Fo: ''Garcia Marquez ha insegnato ai giovani a scrivere''

18 aprile 2014 | 16.41
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Dario Fo: ''Garcia Marquez ha insegnato ai giovani a scrivere''

"E' uno degli scrittori più importanti dell'ultimo secolo, con una rivoluzione del linguaggio che ha poi coinvolto tutti gli autori dell'America Latina". Dario Fo ricorda così, all'Adnkronos, il 'collega' di Nobel Gabriel Garcia Marquez, morto giovedì a Città del Messico.

Lo scrittore colombiano, sottlinea Fo, "aveva capito l'importanza di insegnare: non ha vissuto da autore chiuso nel suo mondo ma ha messo a disposizione il proprio sapere per insegnare ai giovani a scrivere, a immaginare, a fare inchieste. Questo è quello che cercava sempre di indicare, perché puoi avere una magnifica storia ma se non sai raccontarla è inutile".

Dacia Maraini ricorda così, all'Adnkronos, lo scrittore colombiano: "L'ho conosciuto anni fa, l'ho incontrato una volta all'estero, pochi minuti, il tempo di stringergli la mano e sentire la sua voce giocosa. Mi ha dato l'impressione di una persona un po' 'orsa' ma capace di ilarità, di generosità. In lui si vedeva il bambino che si affacciava dall'adulto".

"La notizia della sua mortte mi ha addolorato, con lui se ne va non solo una persona straordinaria ma un'epoca, un'epoca che era capace di innamorarsi delle utopie", afferma la scrittrice italiana.

"Oggi le utopie sono tutte morte ma se l'utopia è per definizione una cosa impossibile gli esseri umani - sottolinea Maraini - ne hanno comunque bisogno: senza utopie si vive male e lui ha saputo raccontare una piccola utopia, una città ideale, la sua Macondo di 'Cent'anni di solitudine', nata da un sogno, dalla volontà di abbarbicarsi a un terreno ostile, ingrato. 'Cent'anni di solitudine' è il suo libro più famoso, tanto da essere diventato un patrimonio comune come il Don Chisciotte, ed è anche il più amato, con quella piccola città popolata di personaggi dai nomi fiabeschi ma tanto legata alla realtà del suo Paese, dell'America Latina".

"Il nostro mondo è molto lontano e diverso dal suo, non ha quelle grandi distese di natura, non ha grandi civiltà totalmente distrutte -continua -, ma qualcosa di lui c'è nella letteratura italiana contemporanea, penso a Elsa Morante, Dino Buzzati e Italo Calvino. Non a caso quest'ultimo è molto amato in America Latina".

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