Roma, 12 ago. (Adnkronos Salute) - "Un attore, soprattutto se una grande star, accetta con molta difficoltà il calo della notorietà o la diminuzione di riconoscimento. E, quando si imbocca il tratto discendente della carriera, si rischia di entrare in un tunnel dove si perde il contatto più intimo e profondo della propria identità". Lo afferma all'Adnkronos Salute lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, dell'Università Gabriele D'Annunzio di Chieti, che commenta così la notizia della morte dell'attore Robin Williams. Secondo la polizia si tratterebbe di suicidio. Williams soffriva di una forte depressione.
Un disagio, quello depressivo, che non risparmia nessuno: nemmeno personaggi ricchi, famosi e all'apparenza senza alcun problema. Anzi. "La depressione - spiega Di Giannantonio - ha una componente situazionale e una componente neurobiologica. A parità di problemi esistenziali, ci sono persone che sviluppano delle vulnerabilità agli eventi depressivi che sono superiori, come gravità, alle stesse frustrazioni e delusioni che subiscono persone non geneticamente vulnerabili". Secondo l'esperto, bisogna quindi capire se Williams, nella sua storia genetica abbia "già avuto altri momenti di fase depressiva".
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