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Boom di voci bianche, aumentano del 20% le richieste di audizioni

21 settembre 2014 | 17.55
LETTURA: 9 minuti

Cresce l'interesse dei teatri più prestigiosi d'Italia, dalla Scala di Milano al Massimo di Palermo

Coro di voci bianche del Teatro Massimo di Palermo in scena nella 'Carmen' di Bizet
Coro di voci bianche del Teatro Massimo di Palermo in scena nella 'Carmen' di Bizet

Cori delle voci bianche: è boom (Fotogallery - Video). Lievitano le richieste di partecipazioni alle audizioni degli aspiranti cantori, convocate tra fine settembre ed ottobre in tutta Italia e cresce l'interesse nella valorizzazione del settore da parte dei più prestigiosi teatri e conservatori del bel Paese, che negli ultimi anni hanno investito nella creazione di 'cori propri' e nell'articolazione di raffinate proposte formative talvolta addirittura a partire dai 4-5 anni di età.

Si tratta di un incremento d'interesse medio annuo quantificabile in circa il 20%, dato ricavabile, secondo quanto riscontrato dall'Adnkronos, dalle sempre più numerose richieste di partecipazione alle selezioni presso enti come l'Accademia del Teatro alla Scala di Milano, il Regio di Torino, l'Opera di Roma, l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia della Capitale, il San Carlo di Napoli, il Massimo di Palermo sedi di prestigiose scuole di canto corale che preparano passo dopo passo i futuri cantori all'ultimo approdo: le voci bianche.

Un interesse crescente colto, oltre che dalle numerosissime associazioni musicali promotrici di cori, anche dalle istituzioni musicali storiche del Paese, che, nonostante la limitatezza delle risorse, ampliano di anno in anno l'offerta di corsi preparatori ed oltre ad accogliere bambini, in età compresa in genere tra gli 8 e i 15 anni prima della muta della voce, dischiudono le compagini giovanili anche ai piccolissimi. E' l'esperienza dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che dall'anno scorso ha aperto le porte a bimbi di 4 anni e quest'anno ha dovuto attivare ben tre corsi per i baby cantori vista l'enormità di richieste alle audizioni e del San Carlo, che accoglierà nel suo corso di propedeutica 2014-2015 anche bambini di 5 anni.

Eppure "l'Italia nei confronti della musica non è un paese corale proprio per la natura del bel canto italiano, tenuto, dai suoni prolungati, legati gli uni agli altri, per cui il ritmo è secondario ed interessa più la qualità del suono, la melodia, l'espressività di pancia che genera solismo", constata il maestro Claudio Fenoglio, direttore della scuola corale del Teatro Regio di Torino e rileva: "Negli ultimi anni le cose stanno però cambiando".

Ciò accade ad esempio nel "ritorno della coralità infantile", che rappresenta il desiderio delle famiglie di formare educando al bel canto ma anche ai valori democratici e al rispetto civico. Un "ritorno" che denuncia dunque l'esigenza di 'coro' e di 'Paese' ma che certamente si richiama anche al fascino della scena: "i ragazzi sono attratti dal palcoscenico, da un ambiente che per loro è la magia e da cui non vogliono più uscire".

Il percorso formativo dei giovani coristi delle voci bianche, che pagano per partecipare in media circa 700 euro l'anno, è infatti ben diverso da quello di solito offerto dalle scuole canore che ambiscono a scovare baby talent da far esibire con vertiginose acrobazie vocali nei talent show in tv. Un percorso a detta dei più rinomati 'maestri' delle scuole corali italiane "pericolosissimo e dannoso, perché i bambini cantano con tonalità non naturali e imitano tecniche che in realtà non conoscono"; "spremono la voce caricandola di pesi che non possono sostenere".

Le voci bianche, per un massimo di 4-5 ore a settimana di corso nei livelli più avanzati, seguono piuttosto un iter interdisciplinare che va al di là del puro rendimento musicale: il coro prevede infatti certamente lo studio della tecnica vocale di base, l'apprendimento delle forme e della struttura della notazione musicale ma anche lo sviluppo della pratica vocale d'insieme corale che rappresenta un potentissimo mezzo di educazione civile, poiché istruisce al rispetto dell'altro.

Il tutto confluisce di anno in anno nella stagione lirica di concerti, opere e produzioni da sogno di teatri ed accademie dove, "come bimbi appena nati che imparano prima a parlare i piccoli cantori si 'innamorano'" della magia scenica.

Prendono parte ai più prestigiosi concerti, opere liriche, balletti, in cartellone sui più autorevoli palcoscenici del Paese: dalla stagione lirica del Teatro Regio a Torino, già a partire quest'anno dall'inaugurazione con Otello, poi in suor Angelica, Hansel e Gretel e ovviamente la Bohème; alle esibizioni al Teatro alla Scala nel Festival Milano Musica, in programma nella chiesa di San Simpliciano e dal mese di dicembre a giugno ne 'Lo Schiaccianoci', Carmen, Turandot, Tosca, Boheme e Co2, l'opera di Giorgio Battistelli; al Massimo di Palermo dove la stagione parte per tradizione a gennaio e nel frattempo i piccoli cantori si esibiranno con Tosca per poi traslare nelle atmosfere oniriche del Flauto Magico.

Introdurre il coro nelle scuole per educare i bambini alla musica e alla democrazia. E' l'appello lanciato attraverso l'Adnkronos dai Maestri delle più prestigiose scuole corali del Paese, dal Teatro alla Scala di Milano, al Regio di Torino a quello dell'Opera di Roma. Tutti concordi nell'affermare l'alto valore formativo musicale e sociale del coro, uno strumento per fare musica in modo economicamente concorrenziale, dunque più accessibile e meno costoso rispetto ad altri.

"La cosa più difficile in Italia è cantare anche se siamo il paese del bel canto. Non è tollerabile che una scuola con 300 allievi non sia dotata di 1 buon coro di voci bianche", afferma Claudio Fenoglio, direttore della nobile scuola corale del Teatro Regio di Torino. "I bambini sono veloci nel capire la musica di livello, in modo istintivo; apprezzano il piatto di qualità" che però può offrire solo il professionista.

"Come si può pensare di affidare la formazione di qualcosa di così delicato ad una persona non formata?". La voce, spiega Fenoglio, è uno strumento alla portata di tutti, da scoprire ed utilizzare attraverso la guida di "maestri con esperienze in campo corale". "Ecco il mio appello: Formare, prima dei bambini, gli insegnanti e promuovere nella fase di passaggio all'interno delle scuole l'ingresso di figure di maestri corali professionisti a tutti i livelli".

Concorda il grande maestro argentino, Josè Maria Sciutto, direttore d'orchestra e della scuola di canto corale del Teatro dell'Opera di Roma ed autore di un innovativo metodo di pedagogia corale infantile. "Secondo me, il problema fondamentale che c'è in Italia è che nel Paese, che è la culla della musica chi insegna musica non è musicista". Tra i 3 e gli 11 anni i bambini hanno invece bisogno dei migliori specialisti. I migliori maestri, i più bravi devono essere lì per i piccoli". Quindi la sfida: "Perché non fare insegnare ai ragazzi che hanno studiato didattica della musica al conservatorio?".

"Il coro è un esempio di democrazia in cui far crescere i giovani - prosegue - I ragazzi che per natura hanno la voce migliore, più potente e sviluppata, non possono prevalere sul 'suono di gruppo' perché con la loro qualità musicale devono arricchire il suono di quelli che sono meno potenti. Viceversa, i ragazzi che hanno la voce più debole vogliono arrivare al livello vocale degli altri. Devono suonare 'tutti come uno' nel coro. Poi, nelle parti solistiche, ognuno approfondisce la sua qualità individuale".

Si 'unisce al coro', da Milano, Bruno Casoni, maestro del Coro presso il Teatro alla Scala e direttore del Coro di Voci Bianche. "Per capire se un gelato è buono bisogna assaggiarlo. C'è scarsa attenzione al canto che invece potrebbe appassionare i ragazzi in particolare se ci fosse gente preparata ad insegnarlo. Interessa sapere che una volta iniziato l'iter del canto corale, sono pochissimi quelli che lo abbandonano. L'introduzione nelle scuole comporterebbe un investimento minimo ma di alto rendimento: per imparare a cantare bastano pochi mesi ed è immenso il valore dello stare insieme. Speriamo che ci siano incentivi da parte del governo".

"Entusiasmante". In una parola Stefania Rinaldi, direttrice del Teatro San Carlo di Napoli, definisce la risposta del pubblico agli annuali bandi di partecipazione alle audizioni per il coro delle Voci Bianche indetti dal Teatro. Richieste di partecipazione, inviate fin dai più remoti paesini dell'Irpinia, che dal 2004 ad oggi (il termine ultimo per iscriversi è il prossimo 3 novembre e si attendono grandi numeri) sono arrivate a sfiorare quasi il migliaio.

"Vedo come anche i genitori più umili siano disposti a far sacrifici incredibili", racconta all'Adnkronos la direttrice, che ogni anno sfida la sorte ed ammette nel coro "due 'tra i peggio' classificati alle selezioni. Ma dopo un paio di mesi tutti cantano ed attraverso il canto si innamorano della musica". Eppure nonostante l'enorme richiesta, "che potrebbe essere anche superiore se avessimo a disposizione strutture adeguate", "per una questione organizzativa, abbiamo 100 bambini in tutto, 120 al massimo". La ragione? "Mi trovo in un teatro che ha delle esigenze e più di tanti non ne può accogliere".

Nessun calo d'interesse a Napoli neanche con l'arrivo dell'adolescenza: "Spesso cercano addirittura di mascherare il cambio della voce per paura di essere mandati via - racconta - Per questo abbiamo attivato in periferia un coro per i più grandi, tra i 18 e i 35 anni, indirizzato alla musica contemporanea e con una grande funzione sociale". "Cantare fa bene all'anima - conclude la Rinaldi che ogni anno fa una grossa pubblicità nelle scuole e come regola attende l'inizio dell'anno scolastico prima di lanciare il bando - ed il coro aiuta a vivere meglio, con uno scopo nella vita. E' una piccola società che, come lo sport di squadra, insegna il rispetto verso gli altri".

Prima i baby cantori e nel prossimo futuro i 'pensionati', i sedicenni, ex coristi delle voci bianche che hanno dovuto abbandonare dopo aver subito la muta della voce e che 'si perdono' perché in piena fase adolescenziale. E' la sfida della Fondazione Accademia Nazionale di Santa Cecilia, a Roma, alla ricerca anche di una strategia per cambiare il paradigma "il canto è donna" ed attrarre più maschietti tra le fila delle Voci Bianche dove ad oggi la prevalenza è nettamente femminile. Lo racconta all'Adnkronos, il responsabile del settore Education dell'Accademia, Gregorio Mazzarese, impegnato nella costruzione di una scuola corale in grande crescita che conta oggi oltre 400 bambini.

"Dopo i concerti 'Che orecchie grandi che ho' (dedicati da oltre un decennio a bambini tra i 0 e i 2 anni - ndr) non siamo voluti rimanere a bocca asciutta ed abbiamo attivato corsi di Propedeutica Musicale, per la fascia di età tra i 4 e i 6 anni", ricorda Mazzarese. Il successo? Assicurato: attivate tre classi e ricevute quest'anno oltre 150 richieste di audizioni (chiuse lo scorso 8 settembre) di futuri baby cantori ed amanti della musica. L'offerta dalla 'Propedeutica' prosegue con 'Iniziazione corale 1 e 2', un laboratorio Voci Bianche ed infine il Coro, a cui si può accedere tra i 10 e i 15 anni.

E dopo? "La Cantoria, per i pensionati - scherza Mazzarese -, su cui puntiamo. E' la mia sfida perché un conto è quando ce li portano le mamme, un'altra cosa quando sono loro a scegliere di partecipare". E l'entusiasmo ripaga: anche su questo, afferma Mazzarese, "siamo in crescita".

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