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Poesia: Alda Merini mai vista in "La pazza della porta accanto"

07 novembre 2014 | 13.47
LETTURA: 3 minuti

Nei cinema il 17 e 18 novembre il film documentario di Antonietta De Lillo dove la poetessa scomparsa cinque anni fa si racconta tra pubblico e privato, componendo un ritratto intimo ed emozionante

E' una Alda Merini mai vista quella che approderà nelle sale cinematografiche italiane il 17 e il 18 novembre, raccontata nel film documentario "La pazza della porta accanto", ritratto della poetessa scomparsa cinque anni fa, realizzato da Antonietta De Lillo e prodotto da marechiarofilm, nei cinema per Mariposa Cinematografica. Presentato lo scorso anno al Torino Film Festival, il doc è sostanzialmente sconosciuto al pubblico e offre un ritratto intimo, emozionante della poetessa italiana.

"La pazza della porta accanto" nasce dal materiale non montato nel primo lavoro che la De Lillo dedicò alla Merini ("Ogni sedia ha il suo rumore", 1995). A distanza di 20 anni, grazie alla collaborazione di Rai Cinema, la poetessa ci parla della propria vita oscillando tra pubblico e privato e soffermandosi sui capitoli più significativi della sua esistenza, dall’infanzia agli amori, dalla maternità al rapporto con i figli a una lucida e toccante riflessione sulla poesia e l’arte.

"Sono immagini rimaste nel cassetto per vent'anni, immagini di un incontro molto speciale durato due giorni, intessuto di un affettuoso rispetto che ha reso quelle conversazioni intime ma mai scabrose -racconta Antonietta De Lillo all'AdnKronos- Dopo 'Ogni sedia ha il suo rumore' sentivo che lo spirito di quell'incontro era in parte rimasto nel cassetto, quì c'è tutto".

A distanza di anni quelle conversazioni con Alda Merini emozionano ancora l'autrice del doc: "A volte mi parlava 'personalmente', si indirizzava proprio a me dandomi dei consigli, dicendomi delle cose che per me, per la mia vita, sono state molto istruttive. Una sua frase, in particolare, mi piacque, e mi piace, molto: 'Io ho illuminato molte persone ma sono stata lasciata al buio'".

"Ricordo la difficoltà di prendere un appuntamento con lei: noi eravamo a Napoli, lei a Milano, ogni volta che la chiamavo per fissare una data lei diceva semopre che qual giorno aveva qualcosa di fare. Decidemmo che era più semplice andare a bussare alla sua porta; lo facemmo e la trovammo disponibile, in realtà ci aspettava", racconta ancora De Lillo e aggiunge: "Dopo due giorni molto intensi, quando le dissi che avevamo finito esclamò 'già andate via?!'"

Il primo frutto di quei due giorni, "Ogni sedia ha il suo rumore", venne presentato al Festival di Locarno e per l'occasione anche la Merini andò al festival elvetico. "Mi disse di essere contenta del documentario -ricorda De Lillo- ma la cosa più significativa la disse al portiere dell'albergo dove entrambe alloggiavamo, quando le chiese un documento per registrarla: 'chiedere un documento a me? io sono una poetessa!'. Il portiere capì e sorvolò".

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