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Cinema: se Darwin regola Wall Street, l'opinione di esperto Cnr

02 marzo 2014 | 12.50
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''La borsa va su, va giù, chi mai può sapere dove va: i soldi li facciamo con le commissioni che ci danno quei fessi dei nostri clienti''. Questa la frase pronunciata, all'inizio di 'The Wolf of Wall Street' di Martin Scorsese, dal senior broker che istruisce il giovane protagonista, interpretato da Leonardo Di Caprio, destinato a diventare un trader compulsivo impegnato a conquistare il mondo. Il film racconta di una banda di spiantati che, con notevole furbizia e un'indubbia abilità, raggira clienti di livello sempre più alto, fa fortuna e si abbandona poi a ogni sorta di eccessi. ''La frase citata è purtroppo vera: per l'80% dei brokers di Wall Street i veri guadagni arrivano prevalentemente dalle commissioni'', spiega Luciano Pietronero, direttore dell'Istituto dei sistemi complessi (Isc) del Cnr, in un articolo pubblicato sul nuovo numero on line dell'Almanacco della Scienza Cnr.

Vedendo la pellicola di Scorsese viene da dare ragione a chi attribuisce la perdurante crisi economica mondiale all'avidità di broker e speculatori senza scrupoli. ''Idealmente la finanza e le banche dovrebbero permettere a un imprenditore con una buona idea di ottenere denaro al costo più basso possibile per svilupparla'', prosegue Pietronero. ''La crisi sembra essere stata innescata da particolari prodotti finanziari, i cosiddetti derivati'', continua il direttore dell'Isc-Cnr.

''Questi prodotti, nati come strumenti pacifici nel Midwest, dove gli agricoltori volevano un'assicurazione sul rischio di un calo del raccolto, oggi si possono ottenere per qualunque movimento della borsa, con la possibilità di assorbire capitali teoricamente infiniti. Dinamiche speculative possono poi generare grandi fluttuazioni (bolle e crash) e crisi che si riflettono nell'economia reale''. (segue)

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