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I 70 anni di Vespa: “Grillo da me per convincere i moderati ma non c’è riuscito”

26 maggio 2014 | 12.05
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Alla vigilia del suo compleanno, il giornalista parla con l’Adnkronos della sua carriera e del suo futuro: “Sono stato fortunatissimo e spero che la Provvidenza non mi abbandoni”. Sull’ipotesi di un addio alla tv: “‘Porta a porta’ è appena maggiorenne”

(Adnkronos)
(Adnkronos)

‘Porta a Porta’ è appena maggiorenne e resta leader nella sua fascia oraria. Bruno Vespa, alla vigilia dei suoi 70 anni (è nato all’Aquila il 27 maggio 1944), conversando con l’Adnkronos, liquida così, in estrema sintesi, qualsiasi ipotesi di lasciare a breve il piccolo schermo.

Una carriera iniziata a 16 anni - Il giornalista rivendica i passaggi salienti di una carriera iniziata a 16 anni con delle collaborazioni per le pagine sportive del Tempo dall’Aquila, che lo ha visto cronista radiofonico per la Rai nel 1962, a 18 anni, nel 1976 al Tg1 di cui poi (1990-1993) è stato direttore, nel 1977 conduttore insieme ad Arrigo Petacco della rubrica televisiva di attualità ‘Tam Tam’ e dal 1996 al timone del programma di approfondimento culturale, politico e di attualità ‘Porta a Porta’, una trasmissione che sembra aver lasciato il segno anche su quest’ultima tornata elettorale, visto che, sottolinea Vespa, “Grillo era venuto a ‘Porta a Porta’ per tranquillizzare gli elettori moderati, a giudicare dal risultato non c’è riuscito”.

Dei suoi inizi Vespa dice: “Ero piuttosto precoce ed erano altri tempi. Oggi cerco di scoraggiare i ragazzi che vogliono fare i giornalisti perché il web ha moltiplicato le possibilità, ma la crisi ha tagliato e taglierà in maniera drastica i posti di lavoro stabili”. Quanto agli anni di direzione del Tg1, per Vespa “tutto il lavoro fatto in quella redazione mi ha fornito un’esperienza professionale straordinaria che oggi mi è utilissima”. Esperienza che Vespa sembra voler utilizzare ancora a lungo. Quando gli si cita l’esempio di David Letterman, che ha tre anni meno di lui ed il 3 aprile scorso ha annunciato la sua intenzione di ritirarsi nel 2015  dal piccolo schermo, dove il suo show primeggia dal 1980, Vespa risponde infatti serafico che “Letterman ha lasciato dopo 24 anni perché i suoi ascolti erano in caduta libera e la concorrenza aveva conduttori di appeal maggiore. Io sono appena al diciottesimo anno e anche recentemente ‘Porta a porta’ ha dimostrato la sua centralità nel panorama informativo nazionale e ha consolidato la leadership nella sua fascia oraria”.

Il riferimento agli ascolti di ‘Porta a Porta’ è in particolare al tour de force elettorale di questi ultimi giorni, dai ‘faccia a faccia’ con Grillo, Berlusconi e Renzi allo speciale elettorale su Rai1. Il ritorno, con lui, di Grillo in tv gli ha fruttato ottimi ascolti e un plauso diffuso per come ha condotto il confronto ma Vespa, quando gli si chiede quali siano stati i momenti di maggior soddisfazione incassati in carriera risponde ricordando passaggi di altro spessore. “Quando un Papa ti telefona in diretta (Giovanni Paolo II nel 1998 durante una puntata di ‘Porta a porta’ dedicata al ventennale del suo pontificato, ndr) non hai più niente da chiedere - dice Vespa - anche se in quella occasione la Rai fece finta di niente. Non ero molto amato, al punto che incaricarono un’altra collega di seguire il Giubileo. Per il resto, il caso Moro è stato una tragedia per l’Italia, ma una grande occasione professionale per me”, prosegue Vespa e aggiunge che “annunciare il sequestro di Moro, lo sterminio della sua scorta e 55 giorni dopo il suo assassinio sono purtroppo esperienze indimenticabili. Come sono indimenticabili l’annuncio dell’elezione di papa Wojtyla e della sua morte 27 anni dopo”. Quanto all’immediato futuro, per il suo compleanno Vespa racconta di essersi “regalato un quadro che inseguivo da tempo”.

Pentimenti e buoni propositi per i suoi 70 anni? “Pentimenti e buoni propositi ce ne sono sempre. Ma sono stato fortunatissimo e spero che la Provvidenza non mi abbandoni”, risponde Vespa.

La carriera di scrittore - Della sua seconda carriera, quella di autore di libri, Vespa sottolinea che i titoli scritti “sono 27, di cui 21 della serie cominciata nel ‘93 con Mondadori-Rai Eri che dura tuttora”. Una prolificità che può far sorgere il dubbio sul fatto che scriva sempre e solo lui ogni parola dei suoi libri ma Vespa risponde che “chi mi conosce sa che non riuscirei ad aggiungere una sillaba scritta da altri. Le ricerche sono l’aspetto più affascinante del lavoro”. “Per un solo capitolo del libro che sto scrivendo ho consultato finora una quarantina di volumi”, aggiunge Vespa che del suo prossimo titolo dice solo che è “Top secret. Ma so fin d’ora che qualcuno mi toglierà il saluto”. Fra i libri già pubblicati “sono più affezionato a ‘Telecamera con vista’ del ‘93: nessuno ci credeva ed ebbe un successo che ha aperto poi addirittura la collana Mondadori ‘I libri di Bruno Vespa’, dice poi Vespa che quanto ai risultati conseguiti come scrittore ricorda che “hanno venduto 300mila copie ‘Storia d’Italia da Mussolini a Berlusconi’, ‘Amore e potere’ e ‘Donne di cuori’”. Vespa, infine, liquida con un fastidio mitigato dal tempo la ‘leggenda metropolitana’ che lo perseguita da anni, secondo la quale sarebbe figlio naturale di Benito Mussolini, concepito quando il Duce era prigioniero a Campo Imperatore: “E’ una tale bufala, i tempi e le circostanze, al di là della onorabilità di mia madre, che non meritava nemmeno una smentita. Ma ho dovuto fronteggiare l’ignoranza con il sorriso”.

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