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Venezia, Siciliano nel cast di 'Pasolini': "E' un film poetico che parla di un poeta"

04 settembre 2014 | 13.58
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Il figlio dello scrittore Enzo, che nel biopic presentato a Venezia interpreta il giornalista de 'La Stampa' Furio Colombo, ricorda la sera dell'omicidio: "Eravamo in campagna, in Umbria. Mio padre si mise a piangere, poi la corsa verso Roma. Mi fece molta impressione"

(INFOPHOTO)
(INFOPHOTO)

''Ricordo benissimo quella telefonata. Eravamo in campagna, in Umbria. Mio padre si mise a piangere, poi la corsa verso Roma. Mi fece molta impressione, perché non era morto Pasolini, avevano ammazzato Pasolini...''. Francesco Siciliano, figlio dello scrittore Enzo, fa l'attore ed è nel cast del film 'Pasolini' di Abel Ferrara presentato oggi alla Mostra internazionale del cinema di Venezia.

Siciliano non ha mai dimenticato quella notte, tra il 1 e il 2 novembre del 1975, quando avvertirono il padre, grande amico del poeta, che il corpo senza vita dell'autore di 'Ragazzi di vita' era stato ritrovato morto sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia.

''Giusto una settimana prima che fosse assassinato -dice all'Adnkronos l'attore- Pier Paolo era a casa nostra: arrivò in camera dove c'era anche mio fratello, portando una torta. 'Questa è per i bambini', disse. Poi iniziò a raccontarci una storia, forse una favola''.

Siciliano allora aveva 7 anni, oggi ne ha 46, e si ritrova a interpretare nel biopic del regista americano, il giornalista de 'La Stampa' Furio Colombo, autore dell'intervista dal titolo 'Siamo tutti in pericolo', concessa qualche ora prima dell'omicidio.

''Quando abbiamo girato la scena dell'intervista, mi ha colpito la grande intensità dello sguardo di Dafoe nei panni di Pasolini. William è un grande attore, è riuscito a tracciare un profilo psicologico di Pier Paolo, al di là della somiglianza fisica che certo aiuta molto''.

Qualcuno specula sul fatto che Ferrara abbia voluto dare la sua 'verità' sulla morte del grande cineasta. ''Quando racconti una storia, offri sempre una tua verità, ma -assicura Siciliano- non credo proprio che Ferrara abbia voluto sostituirsi ai giudici e alla storia. Questo non è un film di inchiesta, è un film poetico che parla di un poeta''.

Più semplicemente, si tratta ''della visione di artista fatta da un altro artista''. La vera grande lezione di Pasolini? ''Quella sempre attuale di guardare il potere e non averne soggezione. Chissà cosa avrebbe detto dell'ultimo nostro ventennio, di un'Italia governata attraverso gli spot. Del resto, spiega il giovane artista, ''è un declino che lui aveva già raccontato, basta rileggere gli 'Scritti corsari'''.

"In un periodo dove la politica è solo personalismo -avverte Siciliano- Pasolini ci manca e anche tanto''. Da sempre considerato il simbolo di un'arte che combatte contro il potere, i suoi film sono stati perseguitati dalla censura e spesso gli articoli che scriveva facevano scandalo. In un epoca di obbedienza e normalizzazione come la nostra, quale ruolo può aver la parola di un moralista come Pasolini?

''Non credo che Pasolini fosse un moralista, penso fosse animato da un grande spirito etico'', replica l'attore romano, che spiega: ''Da allora, il nostro Paese è molto cambiato e progressivamente ha perso la capacità di ascoltare gli intellettuali. In fondo, la classe politica, tranne qualche eccezione, ne è la prova''.

Siciliano ha già recitato in un film dedicato all'assassinio di Pasolini, 'Pasolini, un delitto italiano', diretto nel '95 da Marco Tullio Giordana. E molti anni dopo la morte dello scrittore fece una visita nel carcere di Regina Coeli, dove, racconta, ''conobbi Pelosi. Conoscere l'assassino di Pier Paolo mi fece un grande effetto. Ma poi scattò dentro di me una sorta di solidarietà di fondo, e pensai che la pena scontata dà pena soprattutto a chi la guarda...''.

La pellicola di Ferrara sull'ultima notte di Pasolini è una coproduzione franco-belga. Nel cast capitanato da Dafoe nel ruolo del grande scrittore, ci sono Riccardo Scamarcio, Damiano Tamilia, Adriana Asti , Maria de Medeiros, Valerio Mastandrea.

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