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Il 'reazionario' Koncalovski a Venezia: "La democrazia è un totem illusorio"

05 settembre 2014 | 17.17
LETTURA: 4 minuti

Il regista russo si trova al Lido per presentare il suo nuovo film, The Postman's White Nights ("Le notti bianche di un postino"), con cui punta al Leone

Il regista russo Andrei Konchalovsky (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Il regista russo Andrei Konchalovsky (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

Cinematografo.it - Si definisce "un reazionario" Andrei Konchalovsky e sono destinate a far discutere le parole che il regista russo spende per la questione ucraina: "Non so se sono favorevole oppure no all'intervento e credo sia ridicolo rispondere. Chi può farlo? C'è forse qualcuno di noi che sa veramente per che cosa ci stiamo scontrando, che cosa c'è in ballo?".

E allargando il discorso, aggiunge: "Non è facile per nessuno capire quale sarà il futuro del mondo. E' sempre stato così. Qualcuno poteva prevedere l'avvento di Hitler o di Mussolini o di Stalin nel ventesimo secolo? Non sappiamo immaginare il futuro. Per gli europei, in particolare, è difficile cogliere il nuovo paradigma mondiale".

Quindi la stoccata: "L'Ucraina è un pericolo per la Russia, ma l'eurocentrismo impedisce di vederlo come tale. L'illusione nella mente degli europei è che la democrazia sia qualcosa di positivo comunque. Non vedono i suoi effetti nei paesi poveri, in Sud Africa, Iraq, Libia, Egitto, Tunisia, dove le elezioni hanno portato al potere dei dittatori. Vengo considerato un reazionario ma sono tranquillo. La verità arriva sempre all'umanità in tre fasi. Prima viene ridicolizzata, poi ci si oppone a essa con forza, infine viene accettata come una cosa banale. Oggi ci troviamo nella fase due, in cui si è ferocemente contrari all'idea che la democrazia possa portare alla dittatura. Ma staremo vedere. C'è dappertutto un grande cambiamento. Si stanno sviluppando tensioni crescenti tra mondo arabo e cristiano che potrebbero esplodere e portare a un conflitto. Inoltre si parla sempre di rispetto dei diritti umani ma si dimentica che il diritto primario dell'essere umano è l'acqua. Ecco, l'acqua sarà la ragione scatenante delle future guerre".

Andrei Konchalovsky si trova al Lido per presentare il suo nuovo film, The Postman's White Nights ("Le notti bianche di un postino"), con cui punta al Leone. Girato nel Nord della Russia, nella regione di Arcangelo, nei villaggi che si trovano sul territorio del Parco Nazionale di Kenozero, The Postman's White Nights racconta la vita di una piccola comunità che vive isolata dal mondo esterno, se non fosse per la presenza di un postino (Aleksey Tryapitsyn), unico tramite con le città.

Nel film accadono poche cose e quasi tutte in sordina, essendo l'osservazione etnografica il principale movente dell'operazione: "L'idea era quella di girare un film che non partisse da una sceneggiatura - rivela il regista - ma di scriverlo mentre riprendevamo". E per non compromettere troppo la veridicità di ciò che veniva ripreso, Konchalovsky dice di essersi affidato a una tecnologia leggera, piccole videocamere digitali e un i-phone: "In passato i documentari venivano realizzati usando tecnologie invasive, luci e ciak, e tutto questo intimidiva le persone. Oggi abbiamo la possibilità di riprendere rimanendo invisibili".

La tecnologia è una grande opportunità, sostiene Konchalovsky, per continuare a realizzare film artistici: "L'interesse commerciale uccide l'artista. So che il cinema oggi è soprattutto mercificazione, ma bisogna rendersi conto che la tecnologia ci permette di realizzare film a costo zero, o quasi. E' un po' quello che accade con la letteratura. Per scrivere un buon romanzo non hai bisogno di un pc, bastano un quaderno e una penna."

Perciò, ricorda, "all'inizio degli anni '90 ho lasciato gli Stati Uniti per tornare in Russia: ero stanco di discutere con i produttori di come fare i miei film. Da Hollywood ho imparato tanto finché si facevano opere destinate a un pubblico adulto, ma da troppi anni ormai laggiù producono solo prodotti di consumo destinati ai ragazzini. Non è una cosa che mi interessa. Voglio fare film reali, pure se un minimo di manipolazione è da mettere in conto. D'altra parte l'arte è una menzogna che ti aiuta a capire la verità della vita".

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