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Santercole canta la sua autonomia dallo zio Celentano in 'Voglio essere me' /video

03 ottobre 2014 | 12.34
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Autore di brani epocali come 'Una carezza in un pugno' e 'Svalutation' il musicista pubblica un nuovo disco a 74 anni e dichiara 'non voglio essere qualcun altro come qualcuno potrebbe dire o ha già detto' (guarda l'intervista video)

Gino Santercole, nipote di Celentano
Gino Santercole, nipote di Celentano

“Io voglio essere me. Tutti vogliono essere qualcun altro. Io no, non voglio essere qualcun altro come qualcuno potrebbe dire o ha già detto. Voglio esprimere quello che sono e io sono nato per fare musica”. Gino Santercole, 74 anni, nipote di Celentano (figlio della sorella Rosa), anche se gli è quasi coetaneo, cantautore che ha regalato alla musica italiana brani indelebili come 'Una carezza in un pugno' o 'Straordinariamente' e tanti altri cantati dal molleggiato, nel suo nuovo disco 'Voglio essere me' urla con grinta la sua identità e la sua autonomia.

Santercole ha dietro di sé una lunga carriera fatta di arte a tutto tondo. Oltre ad essere chitarrista, compositore e cantautore, ha recitato in numerosi film, lavorando anche con Montaldo, Germi, Risi, Comencini, Monicelli e altri. Membro del clan Celentano, condivide con lui tante avventure, dai Rock Boys a I Ribelli. E anche dopo aver intrapreso la carriera di solista, continua a scrivere per il molleggiato dischi di enorme successo come 'Svalutation'. Ha il blues e il rock and roll nelle vene che, dopo oltre 14 lustri, continuano battere il ritmo della sua vita diventando ora la trama di questo album fatto della musica con cui è diventato uomo, di parole senza compromessi, di ricordi d'infanzia.

"In questo mio nuovo disco - racconta in un'intervista all'Adnkronos (guarda il video) - c'è la musica che io amo e ascolto sempre, dal rock and roll al jazz, da Frank Sinatra a Louis Armstrong. Ray Charles poi mi ha tirato fuori l'istinto del blues. In italiano non è affatto facile scrivere blues - spiega - perché l'italiano non ha le parole tronche, ma sono riusciti bene nell'impresa mia moglie Melù e Ezio Picciotta che hanno scritto i testi".

"Questo pezzo, 'Voglio essere me' - dice Santercole - è proprio un blues che arriva dalla mia anima e io ho l'anima pugliese. La mia famiglia era pugliese. Da lì nasce tutta la mia cultura musicale, in cortile ascoltavo mio padre suonare una chitarra che si era costruito da solo, mio zio Amedeo era al mandolino e mia madre alla voce. Poi è arrivato il rock and roll e io sono andato a suonare la chitarra con 'I Ribelli' , primo gruppo di rock and roll, e poi da lì ho cominciato a scrivere canzoni, 'Carezza in un pugno', 'Yuppi du', 'Inutile davvero', 'Straordinariamente' che poi mi hanno detto che piace moltissimo a Sophia Loren", sorride.

"Il rock and roll - evidenzia Santercole - è stata la musica che ha sconvolto un po' il mondo, da Presley a Fats Domino. Io anni fa volevo rifare il rock and roll e qualcuno mi ha detto. Ma dai, il rock and roll è finito. Ma invece non è vero. Quando tu senti certi pezzi, anche di Elvis Presley, che viene usato nelle pubblicità senza dire che è lui, capisci quanto non sia affatto finito. Il rock and roll ha dato significato a tutta la musica. Penso ai Platters, e quando Frank Sinatra ha cantato con Elvis Presley. E sento la mancanza di queste melodie. Oggi ci sono bravi cantanti, fanno il rap, noi comunque lo abbiamo fatto negli anni 60 e 70".

Ecco perché secondo Santercole "non solo il rock and roll dovrebbe continuare ma bisognerebbe incidere nuovi dischi. Io - confida canticchiando il famoso brano - ho scritto quella che molti ricordano come 'A Mezzanotte sai' (primo verso del brano, ndr) ascoltando 'Strangers in the Night'. Ero lì che suonavo il pezzo con la chitarra e volevo provare a scrivere una canzone. Non lo avevo mai fatto. Così ho cambiato qualche accordo ed è nata la canzone intitolata 'Una carezza in un pugno'". Infine una piccola postilla alla quale tiene molto: "La musica non conosce barriere di età, guarda Vasco Rossi. L'età non conta, finché c'è la voce e la voglia di cantare, si va avanti. Io, comunque, sono giovane-vecchio e la mia musica continuerà ad andare avanti”.

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