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In 'Xena Tango' Luis Bacalov riscopre il ballo dei genovesi /video

07 ottobre 2014 | 17.05
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Buenos Aires e la Liguria non sono molto lontane. C’è qualcosa di profondo che abbatte le distanze e che supera ogni barriera. E’ un codice universale fatto di note, passi e seduzione, che entrambe le realtà hanno arricchito. Il tango parla spagnolo ma anche italiano. Il ballo, nato nella regione del Rio della Plata, tra Argentina e Uruguay, ha nel suo Dna un’impronta tricolore. Un’impronta, per meglio dire, genovese. La ricorda ed evoca il cd ‘Xena Tango’, impreziosito dagli arrangiamenti del compositore argentino Luis Bacalov e da quelli di Walter Rios, considerato l’erede di Astor Piazzolla. Accompagnato da un libro curato da Giampiero Vigorito, il progetto è composto da dodici brani, sette dei quali inediti. Ad interpretarli è la cantante genovese Roberta Alloisio, Targa Tengo 2011. (Guarda l'intervista video)

"La cosa più interessante del cd – racconta all’Adnkronos Bacalov- è il connubio tra pezzi cantati in genovese e pezzi cantati nello spagnolo di Buenos Aires. Uno spagnolo molto particolare, pieno di parole prestate dall’Italia. Mi sembra che, da questo punto di vista, sia anche originale. Non mi risulta ci sia un’operazione di questo genere. Penso che ci sarà della gente interessata, per esempio i liguri, che oltretutto sono molto musicali. Basta pensare a Paoli, a Tenco".

Senza dimenticare, osserva Bacalov, "il fatto che Alloisio è una cantante notevole è dà un apporto importante". Ma, tiene a precisare il maestro argentino, l’elemento davvero caratterizzante “di questo disco è il fatto che alcuni brani sono cantati in genovese, qualcosa di non molto presente in Argentina. Questa è la novità".

Il cd, che viene pubblicato dalla Compagnia Nuove Indye, mette in rilievo quindi il contributo dei liguri al tango che affonda le sue origini nel tempo delle migrazioni verso il Sudamerica. Fino alla metà del ‘900, tanti liguri lasciarono le nostre coste per cercare fortuna a Buenos Aires insediandosi nel quartiere La Boca. E proprio nei locali da ballo di questa zona periferica della capitale argentina, sono state codificate le regole del tango inteso come genere musicale.

"Se si vede il catalogo dei nomi dei cantanti, delle orchestre dei compositori e dei parolieri – sottolinea Bacalov- si vedrà che la quantità dei nomi italiani è impressionante. Penso che l’Italia abbia dato un contributo essenziale alla sonorità del tango. Nomi come Piazzolla, De Caro o Bianco, Greco sono pane di tutti i giorni e senza di loro direi che il tango non esisterebbe".

Argentino di San Martin, classe 1933, Bacalov vive in Italia dal 1959. Ma non ha perso il legame con le sue origini. E soprattutto non ha smarrito il contatto con il tango che, in fondo, considera parte della sua stessa identità. "Ho scritto - ricorda- pezzi per pianoforte, per musica da camera, pezzi sinfonici, pezzi sinfonici corali, due opere”. Creazioni che "attingono alle radici del tango. Con una rielaborazione contemporanea. Ho scritto -spiega ancora il maestro- della musica che, in qualche modo, ha a che vedere con me, e non con un’idea astratta della musica. Anche perché, dal punto di vista culturale, non credo nell’astrazione della musica. Chi è nato in un posto ha assimilato un modo di essere che deve seguire anche nella musica. Io ho seguito il mio istinto e la mia razionalità".

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