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Cinema: Garrone, con 'Il racconto dei racconti' volevo mettermi nei guai

08 maggio 2015 | 20.50
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E' il suo primo lavoro in inglese, con una dimensione produttiva importante (12 milioni di euro di budget), un cast internazionale e un genere, il fantasy, che noi italiani mastichiamo poco e niente, e il regista definisce la sua "una scelta masochistica, incosciente"

Una scena de 'Il racconto dei racconti' di Matteo Garrone
Una scena de 'Il racconto dei racconti' di Matteo Garrone

(Adnkronos/Cinematografo.it) - "Volevo mettermi nei guai". Lo ammette senza tanti giri di parole Matteo Garrone. Fare 'Il racconto dei racconti' - uno dei tre titoli italiani in gara al prossimo Festival di Cannes (13-24 maggio) - è stata "una scelta masochistica, incosciente". E i motivi sono presto detti: primo lavoro in lingua inglese, dimensione produttiva importante (12 milioni di euro di budget per una co-produzione Italia-Francia- Inghilterra), cast internazionale (Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones e John C. Reilly) e un genere, il fantasy, che noi italiani mastichiamo poco e niente: "Perciò è stata una buona idea far venie gli attori da noi, piuttosto che andare noi da loro: abbiamo mantenuto una forte impronta italiana a questa rilettura del fantasy".

Senza contare che è italiano l'originale letterario, in assoluto il primo libro di fiabe della storia: 'Lo cunto de li cunti', una raccolta del '600 scritta da Giambattista Basile. "In Italia lo abbiamo dimenticato, ma Basile è stato fonte d'ispirazione per i fratelli Grimm e Perrault", ricorda il regista, che da subito ha sentito una forte affinità con l'autore partenopeo: "Nelle sue fiabe ho ritrovato quella commistione tra reale e fantastico che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica: finora ero sempre partito dalla realtà per approdare a una sua trasfigurazione, stavolta ho fatto esattamente il contrario".

Fondamentale il lavoro sulle location (ci sono le Gole di Alcantara, il Bosco del Sasseto, le Vie Cave, il Castello di Donnafugata) che ha richiesto otto mesi di perlustrazione in giro per l'Italia: "Volevo trovare scenari reali che sembrassero come ricostruiti in studio e teatri di posa che sembrassero vere scenografie: volevo che si sentisse l'artificio senza togliere credibilità all'immagine. Dimitri Capuani ha fatto un grande lavoro".

Tornando al materiale letterario, si tratta secondo Garrone di "fiabe moderne, che sorprendono per la mescolanza di tragico e comico, per il gusto horror e per gli elementi satirici, come il discorso sull'ossessione estetica che anticipa di secoli chirurgia plastica e lifting".

Delle 50 storie, il regista e la sua squadra di sceneggiatori (Albinati, Chiti, Gaudosio) ne hanno adattate tre - 'La vecchia scorticata', 'La pulce' e 'La cerva fatata' - che possiedono come "un filo invisibile che le lega: si tratta di tre storie di donne, tre figure di età diversa: la giovane, la donna matura e quella anziana. E sono tre storie che parlano di desideri e di come questi finiscano per trasformare la mente e corpi. Il tema della mutazione mi ha sempre affascinato: L'imbalsamatore avrebbe potuto essere benissimo un racconto di Basile in chiave moderna".

La tentazione di trasporre 'Il racconto dei racconti' in napoletano antico è stata forte, "ma avrebbe rischiato di far apparire l'intera operazione come folkloristica, mentre noi volevamo dargli un respiro internazionale". E se dirigere attori che parlano una lingua straniera non è stato difficile ("A orecchio si capiva se dicevano bene la battuta"), le vere difficoltà erano di natura tecnica: "Quando ho scritto il film pensavo che mi sarei divertito durante le riprese - confessa Garrone - invece non è stato così. Non potere avere un controllo totale sull'inquadratura, con tutti quei green e gli effetti speciali, è stato molto frustrante." Anche se "abbiamo voluto dare un sapore artigianale al film, costruendo davvero il drago bianco che dorme in fondo alle acque e la pulce gigante. Abbiamo usato il digitale solo come integrazione".

Affascinante come al solito la veste visiva, con Garrone che ha preso spunto "dai Capricci di Goya, come anche dal 'Trono di spade', da 'L'armata Brancaleone', dal 'Pinocchio' di Comencini, dai corti di Pasolini e dalla 'Maschera del demonio' di Bava".

Il racconto dei racconti potrebbe anche costituire l'inizio di una saga: "Ci sono diverse fiabe che sono rimaste fuori e che potrebbero dar vita a un capitolo due o magari a una serie", ammette Garrone. Che dedica il film a suo padre Nico (scrittore, regista e critico teatrale: "Mi ha insegnato tutto") e a Marco Onorato, storico direttore della fotografia di Garrone, morto dopo la lavorazione di Reality: "Un secondo padre".

"Ho fatto 'Il racconto dei racconti' per il grande pubblico", conclude il regista romano. Perciò distribuzione d'occasione: in oltre 400 sale italiane dal 14 maggio (01 Distribution), sperando di aumentarle dopo Cannes.

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