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Mostra Venezia: in 'Abluka' Emin Alper immagina una Turchia da incubo

08 settembre 2015 | 20.33
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Una scena di 'Abluka' di Emin Alper
Una scena di 'Abluka' di Emin Alper

Venezia - (AdnKronos/Cinematografo.it) - "La paranoia è radicata nella società turca per effetto di una politica che ha abituato la gente a credere nella cospirazione e nel complotto. Il mio prossimo è anche il mio potenziale nemico: la maggior parte dei miei concittadini ragiona così". Non usa giri di parole Emin Alper a proposito della Turchia, ritratta come un incubo a occhi aperti nel suo 'Abluka', in gara al Lido.

"Non abbiamo fatto riferimento a un momento preciso - spiega il regista - La storia potrebbe essere riferita al presente, al futuro o al passato. Oggi la situazione politica in Turchia è molto simile a quella sperimentata dal paese negli anni '70. C'è un'atmosfera di guerra latente. Spero di no, ma il futuro del paese potrebbe non essere molto diverso da quello immaginato dal film".

Il protagonista di 'Abluka', Kadir, è un uomo uscito di prigione che viene ingaggiato dai servizi segreti per spiare il quartiere in cui apparentemente presta servizio come operatore ecologico: "La realtà e il sogno sono così mescolati l'uno con l'altro - continua Alper - per rendere la paranoia in cui si perde il personaggio. Il protagonista non riesce più a distinguere ciò che è vero da quel che non lo è. La follia del titolo, 'abluka', è questo stato di cose".

Sul suo metodo di lavoro, il regista dice "Avevo due strade davanti a me: o scrivere la sceneggiatura in modo lineare, modificandola in seguito col montaggio, oppure scriverla tutta dal principio così come sarebbe stata realizzata in sede di riprese. Ho scelto quest'ultima opzione. Per me la struttura è tutto nel film, perché riflette la sua paranoia".

Sui maestri che più lo hanno influenzato nell'apprendistato cinematografico, Alper cita anche Visconti, anche se per questo suo ultimo lavoro dice di aver rivisto "i film di Kubrick, Polanski e De Palma". Nonostante il riferimento al terrorismo, alla violenza e all'abuso del potere, una delle cose che disturba di più in 'Abluka' è l'abbattimento sistematico dei cani randagi da parte di una squadra scelta dal comune.

Anche in un altro film turco, 'Sivas', presentato al Lido lo scorso anno, i nostri amici a quattro zampe non se la passavano granché bene: "Non abbiamo un problema con i cani in Turchia, non ora - si difende Alper - Abbiamo avuto un fenomeno grave di randagismo che ha portato in passato alla soppressione degli animali. Oggi non si fa più così. Li si addormenta e li si porta in canile".

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