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Teatro: la scommessa di Barbareschi, restauro Eliseo è stato miracoloso

11 settembre 2015 | 17.33
LETTURA: 9 minuti

Luca Barbareschi (Foto Infophoto) - INFOPHOTO
Luca Barbareschi (Foto Infophoto) - INFOPHOTO

Per il Teatro Eliseo un nuovo capitolo sta per essere scritto. Chiusa dal novembre 2014, e dopo quattro mesi di lavori, la storica sala di via Nazionale tornerà ad alzare il sipario, pronta a riaprire i battenti il 29 settembre con un cartellone d'eccellenza e una sede rimessa a nuovo dal suo direttore artistico, Luca Barbareschi, deus ex machina della rinascita strutturale e gestionale del teatro. "I lavori veri sono iniziati il 30 aprile e in quattro mesi abbiamo rifatto due teatri - ha detto - Ci sono tre squadre che lavorano 24 ore su 24. Vi assicuro che questo è più miracoloso di un debutto teatrale".

Ancora in fase di assestamento (i cantieri chiuderanno lunedì, stesso giorno di apertura delle vendite dei biglietti del primo spettacolo, interpretato e diretto da Barbareschi, 'Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad') tra polvere, operai al lavoro, poltrone da montare, il 'capocomico' Barbareschi ha fatto visitare l'interno del nuovo Eliseo, a partire dal foyer dove, ha spiegato, "tutti gli impianti, compreso quello dell'aria condizionata sono nuovi". Nuova è anche la moquette, mentre lo scenografico lampadario è stato restaurato e il balcone rimesso a posto. Stesso discorso per le poltrone, restaurate e ripulite. "E' stato rifatto tutto, a partire dal soffitto, soprattutto la messa in sicurezza di ogni palco. Non hanno più le sbarre, ma dei vetri antisfondamento, che danno più leggerezza e più visibilità -spiega Barbareschi - mentre tutto l'impianto elettrico è stato rifatto ex novo".

Artefice fisico della rinascita dell'Eliseo, come spiega Barbareschi, l'architetto Cecilia Montalbotti: "A lei devo tutto - dice l'attore e regista - ha preso in mano il restauro e ha portato avanti i cantieri di Piccolo e grande Eliseo, dal punto di vista tecnico e strutturale. Insieme a lei Elena Monorchio, mia moglie, che ha gestito la parte degli arredamenti insieme a lei. Loro due hanno portato avanti la macchina". Oltre alla platea, i lavori, sottolinea Barbareschi, hanno coinvolto soprattutto il palco: "La graticcia è stata rifatto ex novo, ed è la macchina del palcoscenico. Prima pioveva dentro i due teatri, pioveva nel foyer. Qui non c'era più nulla. Il vero sforo del budget - sottolinea - è stata la quantità infinita di materiale marcio che abbiamo dovuto buttar via".

Quando il teatro riaprirà i battenti, il 29 settembre, sarà pronta anche una prolunga del palcoscenico "per coprire fino a metà l'Eliseo nel caso volessimo fare spettacoli che hanno bisogno di pianta centrale - afferma Barbareschi - che si può montare e smontare nell'arco di due ore. L'impianto elettrico è completamente nuovo e "solo questo è costato un milione di euro, soldi spesi per rimettere a norma un teatro che era fuori norma da 12 anni. Quanto l'architetto Montalbotti ha visto lo stato delle sale ha fatto un urlo e detto "non so se ne usciremo vivi"".

Il teatro, nato con 1.000 posti, negli anni ne ha persi circa cento per ogni revisione dei vigili del fuoco, come spiega il direttore artistico: "Oggi ne abbiamo 762. Abbiamo tolto postazioni più 'infelici', ottimizzato altre cose, ridisegnato la pianta, aumentato anche il numero dei bagni. Prima ce n'era solo uno agibile. Abbiamo fatto i bagni per i disabili, risistemato gli ascensori. Siamo penalizzati da norme e regole un po' restrittive dello Stato che nessun altro teatro europeo ha: con le leggi italiane chiuderebbero i teatri di Londra, Parigi".

"Abbiamo rimesso a posto anche il colore, riprendendo le tinte di tantissimi anni fa - afferma Barbareschi - abbiamo scelto un rosso tortora più chiaro, che ha una bella luminosità e anche le finestre che erano tappate ora danno una bella luce. Particolarità dell'Eliseo, che credo sia un caso unico in Europa, è proprio la luce che anche nel foyer ha delle vetrate magnifiche e si può usare di giorno, anche per i convegni perché non è un teatro sottoterra". Quindici i nuovi camerini all'Eliseo, rifatti interamente con bagno e doccia antistanti.

Vera chicca dell'Eliseo il ristorante, "Gluten free - spiega Barbareschi - perché la celiachia è un problema enorme. Assieme al Moma (il ristorante di Gastone e Franco Pierini, ndr) abbiamo realizzato un ristorante che abbia anche la cultura del cibo. Sarà aperto anche a pranzo e per i breakfast, e indipendentemente dal teatro. L'unica regola è che non possiamo mangiare durante lo spettacolo, non per problemi di suono perché è insonorizzato, ma per delle regole imposte dai vigili del fuoco". In totale il ristorante avrà tra i venti e i trenta tavoli su due piani, ma non è l'unico punto di ristoro per il pubblico. All'interno del Piccolo spicca anche un bar, ridipinto di verde bottiglia.

"Il Piccolo Eliseo è stato rifatto totalmente - dice Barbareschi - dalla soffitta, ricostruita interamente, a tutta la moquettatura, fino ai camerini, quattro in totale, e al palco, rimesso a nuovo. Solo venti giorni fa se vi avessi portato qui sarei morto sotto gli insulti della stampa perché non c'era nulla". Oltre al debutto, il 29 settembre, il teatro ospiterà anche una grande festa, durante la prima di 'Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad' di Rajiv Joseph, "Anche l'autore sarà presente - afferma il direttore artistico - verrà dall'America ad assistere alla prima".

Prevista anche una serata in cui ci saranno le istituzioni: "Sarà il lunedì sera - dice Barbareschi - assieme agli artisti sul palco, tra gli applausi, saliranno anche ottantacinque persone, tra quelli che hanno lavorato all'Eliseo. In questa occasione voglio una foto storica, perché assieme a me ci saranno tutti quelli che hanno permesso che tutto questo accadesse, dagli amici delle banche, agli sponsor, alle decine di squadre di operai che hanno lavorato no stop". Mettere insieme una stagione in una manciata di mesi e creare empatia con il pubblico non è stato facile per l'artista: "Ho pensato di non farcela - confessa Barbareschi - ma ho fatto un atto di fede e amore. E' stata l'avventura più complicata della mia vita. Ero vessato perché la campagna abbonamenti l'anno scorso è stata interrotta, ma oggi sono felice di vedere che ci sono già quasi duemila abbonati e stiamo crescendo".

Barbareschi ha puntato molto anche sulle attività parallele al teatro "Come le collaborazioni con la Treccani, con il Fai, con l'archeologo Andrea Carandini, che terrà otto lezioni su Roma, poi con il Policlinico Gemelli, e con l'Accademia di Santa Cecilia - continua - La domenica mattina, per quaranta domeniche ci saranno dei concerti. L'Eliseo è il primo teatro ad avere una sua orchestra composta da quaranta elementi"."E' stato un grandissimo lavoro, faticoso - chiosa il direttore artistico - questo è il primo teatro italiano che non ha una nomina politica, e sono felice di averlo fatto in pieno centro sinistra così non diranno che sono stato facilitato. Penso che da adesso, e fino al futuro, la vera scommessa sarà quella di dare continuità al teatro, di cercare fin da ora chi prenderà il testimone di questa avventura".

Barbareschi, alla fine del percorso ci tiene anche a sottolineare "un piccolo vezzo" che ha imposto. Il suo nome, infatti, non compare sul alcun programma in cartellone "Perché voglio che l'avventura vera sia quella dell'Eliseo non quella di Barbareschi - dice il direttore artistico - L'Eliseo è la mia restituzione a una città che mi ha adottato, e questo non è un arrivo ma una partenza. Spero di riuscire qui a fare anche un consorzio di teatri, per ottimizzare i costi di comunicazione, gestire anche il branding, come fanno anche a Milano. Voglio dei competitor, non voglio essere solo. A Roma ci sono tanti ragazzi in gamba, come quelli del Brancaccio e del Quirino, come Alessandro Lombardi che ha rilanciato la sala Umberto".

Quanto ai rapporti con la famiglia Monaci, Barbareschi assicura di essere "In ottimi rapporti, abbiamo firmati degli accordi e ora siamo in pace e amore ". Nessuna polemica però, tiene a specificare Barbareschi, per la questione economica e i finanziamenti da parte delle istituzioni. "Lo Stato non ha messo niente, in totale rifare tutto è costato 4 milioni di euro. E' stato restaurato inoltre l'archivio storico, digitalizzato e reso così accessibile al pubblico. L'intervento è stato reso possibile grazie al ministero della cultura, perché l'archivio è di proprietà dello Stato, e il ministero ci sta dando una mano. Siamo il teatro meno pagato dal ministero in Italia, ma ne prendo atto".

Il direttore artistico conclude la visita guidata lanciando inoltre un particolare appello ai grandi artisti italiani: "C'è bisogno di tanti altri imprenditori - dice Barbareschi - Benigni, Valsecchi, tutti i grandi ricchi artisti adottate anche voi un teatro, perché a salire sul Valle e dichiarare la rivoluzione son capaci tutti mettere mano al portafogli è più difficile".

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