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Mostra Venezia: Baratta, verdetto? Altro che Cannes...

13 settembre 2015 | 12.15
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Barbera e Baratta con Vigas (Infophoto) - INFOPHOTO
Barbera e Baratta con Vigas (Infophoto) - INFOPHOTO

"Diciamo che come Cannes quest'anno ha scoperto il cinema francese, Venezia ha scoperto la cinematografia latinoamericana". Il presidente della Biennale, Paolo Baratta, ha risposto con una battuta all'indirizzo dei colleghi francesi a chi gli ha chiesto un giudizio sul verdetto della 72ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia, che spiazzando molti pronostici (ma non quelli del direttore della Mostra Barbera che già a luglio aveva definito trale più interessanti le produzioni dell'America Latina presenti nel cartellone di quest'anno) ha consegnato il Leone d'Oro al film venezuelano 'Desde allà' di Lorenzo Vigas e quello d'Argento all'argentino Pablo Trapero per 'El Clan'.

Poi, più serio, Baratta ha aggiunto: "A volte accade che le giurie navighino in direzione opposta all'impostazione con cui è nato il cartellone della Mostra e altre volte invece che lo capiscano e lo accompagnino. Questa volta mi pare che sia accaduto questo. Che il verdetto rispetti un poco l'impostazione della mostra".

Ad entrare più nel merito delle scelte della giuria è stato il direttore della Mostra Alberto Barbera: "Credo che la giuria sia rimasta molto colpita dalla maturità dell'approccio di regia del film di Vigas. Perché ha vinto un'opera prima, che è anche un film che sulla carta era destinato a dividere, un film duro, un film di genere, che non concede molto allo spettatore, sorprendente, che gioca anche su un linguaggio che tende a togliere anziché aggiungere e che lascia aperta l'interpretazione del gesto finale del protagonista".

"È chiaro -ha aggiunto Barbera- che nessuno ignora che dietro al film di Vigas c'è la collaborazione alla scrittura di Arriaga e diverse stesure durate quasi dieci anni". Ma dietro la scelta di film in concorso come quello di Vigas ha spiegato Barbera c'è anche una linea precisa della Mostra di Venezia "che è la scoperta di nuovi autori, tanto più in un momento in cui tutta una generazione di vecchi maestri sta venendo a mancare". Perché ha aggiuntoil direttore "ci sono due modelli possibili di festival: la vetrina dell'esistente, con il passaggio di ciò che sta per uscire in sala, o quello del lavoro di ricerca e valorizzazione di ciò che ancora non è noto, il che non vuol dire non poter poi invitare fuori concorso i grandi film holywoodiani".

Tornando al verdetto, a chi gli ha chiesto se qualche premio gli ha lasciato l'amaro in bocca, Barbera ha detto: "Non farò nomi per ovvi motivi ma posso dirvi che ci sono 2 o 3 titoli rimasti fuori che a mio avviso erano più meritevoli di altri che invece sono entrati nel palmares".

Quanto agli italiani, premiati con la Coppa Volpi a Valeria Golino, ma rimasti a bocca asciutta per i film a Venezia (così come a Cannes ), Barbera ha concluso: "Questo dovete chiederlo ai giurati. So che se ne è discusso. A me i quattro italiani in concorso sono sembrati quattro autori estremamente interessanti e rappresentativi in modo diverso del futuro del cinema italiano, anche Bellocchio, che a 75 anni si è messo in gioco con un film di una freschezza sorprendente".

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