"Il primo punto è che non è più un festival, ma una festa. Questo non è un dato lessicale: ogni film qui è già celebrato, è già un vincitore. Vogliamo restituire l'essenza dell'emozione cinematografica, tutto il resto è orpello". Il direttore artistico della 10ma edizione della Festa del Cinema di Roma, Antonio Monda, ha presentato così oggi il programma di quello che non è più un concorso ma una rassegna che vuole "mantenere altissima la qualità". Per questo "ho voluto levare le giurie, i premi, le madrine, le cerimonie -ha sottolineato Monda- che tolgono il senso di celebrazione al cinema".
In quella che è la prima esperienza a Roma di un "progetto triennale", tre sono le parole scelte dal neo direttore per identificare le linee della manifestazione. "sono tre e tutte accentate -ironizza Monda- 'discontinuità' rispetto al passato, 'varietà' di proposte, di generi, di origine, e la terza, la più importante, la 'qualità'. Che ci ha portato anche dover dire dei 'no' dolorosi, perché nella scelta delle pellicole abbiamo aderito solo alla nostra coscienza".
Il più grande rimpianto, per il direttore artistico, è stato non essere riuscito a portare Steven Spielberg sul red carpet: "E' un rammarico forte, ci ho provato tanto e l'ho molto perseguitato ma non ci sono riuscito, perché il film 'Il ponte delle spie' esce in America il giorno della nostra apertura. Ho tentato di tutto ma in Italia esce a Natale, e l'uscita anticipata da noi era considerata anti commerciale". E la più grande soddisfazione? "L'aver portato 'The Walk' di Robert Zemeckis'", dice Monda soddisfatto.
