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Cinema: Helen Mirren, 'Woman in gold' con il cuore in Salento

02 ottobre 2015 | 18.18
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Helen Mirren in una scena di 'Woman in gold'
Helen Mirren in una scena di 'Woman in gold'

"My life as contadina salentina… la amo!". Parola di Dame Helen Mirren, protagonista di 'Woman in Gold', diretto da Simon Curtis e dal 15 ottobre nelle nostre sale con Eagle in 220 copie. L’attrice inglese premio Oscar esordisce in conferenza stampa a Roma rispondendo a una domanda circa la sua masseria in Salento: "Sì, abbiamo 400 piante di melograno e speriamo di farci presto il succo. Amo l’Italia, la gente e la cultura, voglio spenderci la mia vita".

Affiancata da Ryan Reynolds, nei panni dell’avvocato Randy Schoenberg, la 70enne Mirren dà corpo e anima alla vera storia di Maria Altmann, un’anziana donna austriaca trapiantata a Los Angeles che cerca di ottenere giustizia: 60 anni dopo aver lasciato la Vienna dell’Anschluss, intraprende un’avventura giudiziaria per riprendere in possesso i beni indebitamente sottratti alla sua famiglia dai nazisti, tra cui il famoso Ritratto di Adele Bloch-Baue, sua zia, dipinto da Klimt, cui i nazisti cambiarono il titolo in 'Donna in oro' (Woman in Gold).

"Non ho vissuto la II Guerra Mondiale, ma questa storia mi ha riportato alla generazione dei miei genitori, a quel momento terribile e incomprensibile, alla Londra sotto bombardamento. Purtroppo, sono situazioni incomprensibili, ma ancora attuali: penso ai profughi siriani, al conflitto in Rwanda, a quello star Serbia e Croazia". Discendente da una famiglia nobile russa, la Mirren ricorda: "La mia bisnonna e le prozie che lasciarono tutto in Russia ed emigrarono forzatamente in Inghilterra dove condivisero una stanzetta: sono riuscite a sopravvivere, anche alla perdita dello status sociale, dimostrando grande coraggio. Ma la cosa fondamentale per me è stata conoscere i pensieri di Maria. Ho letto tanti libri sull’Olocausto, sull’ascesa e caduta del Terzo Reich, soprattutto, i suoi ricordi dovevano entrare nella mia testa".

Aggiunge Curtis, all’opera seconda dopo Marylin, che "'Woman in Gold' ha avuto grande eco negli Stati Uniti: non solo perché parla di immigrazione ed emigrazione negli Usa, ma perché parla di memoria. Si dice nel film 'Le persone dimenticano, specialmente i giovani', mentre fondamentale è ricordare: non sono solo storie di ebrei e tedeschi, semplicemente non si può prendersela per la razza e la religione".

Sui perché siano così frequenti i casi di opere trafugate, il regista inglese precisa: "Ne parlai con il vero Randy Schonberg, e mi disse che appena finita la Seconda Guerra Mondiale i costi umani erano così elevati che nessuno parlava di arte e furti: il discorso è emerso negli anni successivi, diciamo dai ’70 in poi".

Sull’età e il passare del tempo, viceversa, la Mirren guarda alla professione: "A 38 anni la Garbo si ritirava, al contrario, oggi quella è l’età in cui le attrici raggiungono il culmine della popolarità, basti pensare a Kidman e Blanchett". E prosegue: "In Italia voi amate la bellezza e la giovinezza, ma ci sono solo due possibilità: o muori giovane o diventi vecchio. A me spiace per Kurt Cobain, che non abbia potuto vedere Internet e il Gps: sono appassionata di mappe, il Gps lo adoro! I giovani devono essere idealisti, sarà la vita a far capir loro come funzionano le cose, ma l’idealismo non va abbandonato". Infine, a chi prospetta per la Altmann un epilogo diverso se fosse stata in Italia, la Mirren risponde: "Avete un sistema giudiziario molto complesso, bizantino, ma io lo rispetto. Soprattutto i vostri grandi giudici che hanno combattuto contro la mafia".

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