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Musica: Matteo Barca, così sono diventato il 'ristotenore' di Verona

06 ottobre 2015 | 15.07
LETTURA: 4 minuti

Matteo Barca, detto il 'ristotenore'
Matteo Barca, detto il 'ristotenore'

Si chiama Matteo Barca ma per il mondo del bel canto è il 'ristotenore', l'uomo che coniuga la buona tavola con duetti canori stellari. Matteo, infatti, oltre ad essere proprietario con la famiglia di uno dei più noti ristoranti di Verona, 'I Tre Marchetti', accanto all’Arena e frequentato da tutti gli artisti che arrivano in città, ha la passione per il canto che esercita anche tra i tavoli, improvvisando arie e duetti per i clienti, a volte anche insieme alle star di passaggio (GUARDA LA VIDEOINTERVISTA).

“Fin da ragazzo -racconta all'AdnKronos Barca- avevo la passione della lirica. D'altronde sono nato a Verona e sono cresciuto in un ristorante sempre frequentato dai grandi artisti. Placido Domingo veniva sempre a mangiare da noi prima e dopo i concerti, così come Carreras, ed è capitato anche il maestro Pavarotti. E ancora: il grande Leo Nucci, Gasdia, Dessì e tantissimi altri. Grandissimi nomi che io, quand'ero bambino, vivevo come fossero dei simpatici zii che arrivavano nel locale e insieme agli amici cantavano in maniera eccellente ma niente di più. Poi crescendo ho preso coscienza di quello che era il ristorante della mia famiglia e di chi erano questi personaggi. Così la passione è montata ed è scaturita in una serata un po’ magica a Vienna, quando il maestro Domingo ci ha invitato a vedere l suo concerto di Natale e alla fine ci siamo ritrovati in una sala a cantare ‘Romagna Mia’. In quell'occasione mi ascoltò e poi mi consigliò di studiare canto. Consiglio che ho seguito frequentando l'accademia di voci verdiane di Busseto, ho fatto l'accademia di perfezionamento a Verona ed ho cercato di farmi strada in questo mestiere difficilissimo”.

Oggi, dopo i concerti e le opere all’Arena o al Filarmonico, Matteo si ritrova spesso ad accogliere i più grandi nomi della musica e a dar vita a duetti estemporanei a tavola. “Un paio di anni fa è venuto il maestro Bocelli, dopo un ‘Amico Fritz’ al Filarmonico e sentendo la musica di sottofondo si è messo a canticchiare ‘O sole mio’. Io gli ho detto che avevamo cantato una volta insieme a Torre del Lago, allora lui ha detto: ‘allora dopo cantiamo qualcosa insieme’. Io ho preso la palla al balzo, c’era un direttore d’orchestra pianista nel ristorante e l’ho messo al pianoforte, c’era anche un baritono, abbiamo fatto Il duetto di Boheme, il maestro ha accennato un pezzo dell’Amico Fritz, è stata una cosa straordinaria. Un’altra volta Domingo si è messo a cantare per i clienti assiepati fuori dal locale. Quest’estate una sera ci siamo trovati con gli orchestrali dell’Arena, con le prime parti, che suonavano per gli ospiti del locale ed io cantavo romanze napoletane. Ma hanno cantato qui anche tanti altri come Marco Berti e Francesco Meli. A volte arrivava la polizia per vedere cosa succedeva. Poi ascoltavano e dicevano: ‘l unico rumore che non disturba è la musica, continuate!’”.

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