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Musica: Massara (Universal), in Italia radio e stampa ignorano i giovani/Adnkronos

19 gennaio 2016 | 12.00
LETTURA: 6 minuti

Alessandro Massara, presidente di Universal Music Italia
Alessandro Massara, presidente di Universal Music Italia

"L’Italia è sempre più un paese per vecchi. Le radio e i giornali non ne vogliono sapere degli artisti giovani, per le nuove leve troviamo solo porte chiuse. Questo è molto grave". A lanciare l'allarme e il j'accuse contro chi "oppone una enorme resistenza al cambiamento" è Alessandro Massara, 50 anni, presidente di Universal Music Italia. "Le classifiche degli altri paesi -sottolinea Massara, intervistato dall'Adnkronos- sono piene di popstar giovani. Faccio un esempio con un'artista che mette d’accordo tutti: Adele ha meno di 30 anni ed è al suo terzo album di successo, mentre tra le Nuove Proposte di Sanremo 2016 diverse sono ultratrentenni".

La Universal è la casa discografica che ha chiuso il 2015 con due 'suoi' artisti al top delle vendite: Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, e Tiziano Ferro. “Se è per questo -fa notare il presidente- anche l’anno scorso c’era un artista Universal al vertice degli album più venduti: Vasco Rossi. E speriamo di continuare così. Ma è un altro il dato su cui vorrei far riflettere: nella top ten delle vendite non c’è nessun artista autoprodotto. Lo dico perché è ora di riconoscere che le tanto bistrattate case discografiche danno un valore aggiunto: servizi e supporti per la realizzazione dei contenuti e la loro distribuzione che fanno la differenza”.

A tre settimane dal festival di Sanremo, Massara è orgoglioso di portare sul palco dell'Ariston in gara quattro artisti "molto diversi tra loro: i Bluvertigo con Morgan, gli Stadio, Dolcenera e Clementino. Sono molto contento che il nostro sia un cast molto eterogeneo perché in un mercato come quello italiano, in cui ci sono molti artisti nelle mani di poche etichette, è molto facile farsi concorrenza in casa, da soli. Invece i nostri quattro artisti hanno sonorità e pubblici davvero molto diversi tra loro. Poi abbiamo Eros Ramazzotti tra i superospiti, al quale auguro che Sanremo porti la stessa fortuna che ha portato lo scorso anno a Tiziano Ferro".

Il festival "è ancora un appuntamento molto importante per l'industria, immediatamente quotabile -dice Massara- anche se i risultati discografici sono stati negli anni piuttosto altalentanti, indipendentemente dalla direzione artistica e spesso anche dagli ascolti televisivi. L'anno scorso il festival di Conti ha funzionato bene, l'anno prima il secondo Fazio è stato un mezzo flop, mentre l'anno ancora precedente lo stesso Fazio aveva fatto molto bene. Molto dipende anche dalla materia prima, ovvero le canzoni e i dischi, che l'annata offre".

In un mercato che ha subito negli anni una totale metamorfosi e che oggi è "in sensibile ripresa, con una grande crescita dello streaming nel 2015 e la tenuta dei formati tradizionali", la Universal non è tra quelle etichette che hanno pensato di cavalcare la 'febbre del live' (diventato una delle principali voci di guadagno degli artisti, con la crisi della vendita dei dischi degli anni scorsi e la piaga della pirateria): "No, la strategia di Universal non è andata in questa direzione. Io penso che ognuno debba fare il proprio mestiere –afferma Massara- e noi siamo produttori di contenuti, editori e distributori. Anche noi abbiamo allargato il perimetro della nostra attività ma nella direzione delle partnerships con i brands, nella cura del merchandising dei nostri talenti e più in generale della valorizzazione dell’artista come brand".

Anche il lavoro di scouting è molto cambiato con l'affermazione del web "ma dal nostro punto di vista -sottolinea Massara- è rimasto sostanzialmente uguale: certo rispetto al passato oggi i talent scout hanno questa grande vetrina su internet dove a volte si possono pescare cose interessanti ma rimane grande anche il lavoro tradizionale di ascolto di demo e di frequentazione della scena live".

Ma il 'pallino' di Massara è piuttosto la fase successiva: "Dopo che il talento l'abbiamo scovato, e vi assicuro che tra i giovani ce n'è qualcuno davvero notevole, inizia una guerra per riuscire solo a farlo ascoltare ai responsabili della programmazione radio o ai giornalisti musicali. Io ho 50 anni ma non voglio ascoltare solo musica per 50enni. E se chi ha il ruolo di far conoscere quel che c'è di nuovo abdica, allora è la fine", conclude. Con un invito: "Andate ad ascoltare qualcosa della nostra Joan Thiele, italo-svizzero-colombiana poco più che ventenne. È una delle nostre ultime scoperte: compone, scrive e canta in inglese, e merita attenzione".

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