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Cinema: Tarantino a Roma, 'The Hateful Eight' versione western delle Iene

28 gennaio 2016 | 18.28
LETTURA: 5 minuti

Nella foto da sinistra Kurt Russell, Quentin Tarantino e Michael Madsen (Afp) - AFP
Nella foto da sinistra Kurt Russell, Quentin Tarantino e Michael Madsen (Afp) - AFP

E' un "lavoro molto teatrale", che "può essere visto come Le Iene sotto forma di western". Che "non è nato come un film politico ma lo è diventato strada facendo". Così Quentin Tarantino su 'The Hateful Eight ', la sua ottava e ultima fatica, presentata oggi a Roma insieme a due dei protagonisti, Kurt Russell e Michael Madsen, e al maestro Ennio Morricone, autore della colonna sonora e candidato all'Oscar.

Il film, nelle sale italiane dal 4 febbraio, sembra essere diviso in due parti e la violenza tipica dei film del regista statunitense arriva solo dopo l'intervallo: "Questo è un lavoro molto teatrale, è un film in cui non puoi ricorrere a tanti di quei trucchetti che servono ad allungare i tempi".

Quanto all'utilizzo del 70 mm, dice: "E' come se tu avessi due scene. Vedi il personaggio in primo piano ma se vuoi puoi vedere anche perfettamente ciò che accade sullo sfondo. E io volevo questo, per aumentare la suspense". "Gli spettatori, man mano che conoscono i protagonisti, sanno che accadrà qualcosa ma non sanno quando", aggiunge.

Ambientato qualche anno dopo la guerra civile, inizia con una diligenza costretta a fermarsi nel cuore del Wyoming a causa di una tempesta di neve. Il cacciatore di taglie John Ruth (Russell) e la sua prigioniera Daisy Domergue sono attesi nella città di Red Rock dove Ruth (Jennifer Jason Leigh), noto da quelle parti come 'Il Boia', porterà la donna dinanzi alla giustizia, riscuotendo una taglia di 10.000 dollari.

Lungo la strada incrociano due uomini che si uniscono a loro. Ma la tempesta infuria e i quattro sono costretti a fermarsi per cercare rifugio presso un emporio dove ad accoglierli troveranno altri quattro sconosciuti. Gli otto viaggiatori bloccati dalla neve si rendono presto conto che, forse qualcuno non è chi dice di essere e che, probabilmente, non sarà facile per nessuno raggiungere Red Rock...

"E' vero - ammette Tarantino - quasi sempre nei miei film c'è qualcuno che fa finta di essere o pretende di essere qualcun altro. Non so il perché, ma mi piace questo aspetto drammatico".

'The Hateful Eight' è di sicuro un western e un giallo, che fa l'occhiolino ad Agatha Christie e ai suoi 'Dieci piccoli indiani' con quei " personaggi imprigionati in un unico ambiente senza che possano fidarsi l'uno dell'altra". "Ma solo alla fine del montaggio - sottolinea il regista - mi sono reso conto di aver realizzato anche un film horror". Che può essere "visto come Le Iene fatte sotto forma di western".

"Io so che non riuscirò a fare tutti i film che vorrei e mi piacerebbe fare così, condenso 5 film in uno - dice ancora Tarantino - e, come amante del cinema, a me piacciono quei film che sono a cavallo di più di un genere. E io credo di essere in grado di fare un po' il giocoliere tra toni diversi del film". "Mi capita anche di farmi trascinare dalla storia. Così a volte a sceneggiatura finita o addirittura a film finito vedo che ci sono elementi sui quali non avevo riflettuto".

E infatti questa pellicola "non nasce come un film politico ma che è diventato politico. Quando ho cominciato a scriverlo non ci pensavo. Poi però - ammette - quando i personaggi hanno cominciato a dialogare, a discutere di quello che era la vita nel periodo post bellico, mi sono reso conto che c'erano degli accenni e dei riferimenti alla situazione politica attuale tra democratici e conservatori".

"Dalla sceneggiatura si passa al film e nel corso dell'anno in cui abbiamo girato - aggiunge Tarantino - sono successe delle cose di cui parlavamo tra noi e il film è apparso sempre più collegato a ciò che stava accadendo in quel momento. A volte sei fortunato perché trovi una connessione, e questo è il caso".

Non manca un accenno alla polemica sugli 'Oscar troppo bianchi' e alla mancata nomination di S. L. Jackson: "Mi dispiace che non sia arrivata perché secondo me se la meritava". E comunque "io non sono stato nominato, ma se lo fossi stato sarei andato alla cerimonia". Al regista fa eco Michael Madsen: "Anche io".

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