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Cinema: 'Where to invade next', a maggio il nuovo film di Michael Moore

07 aprile 2016 | 18.52
LETTURA: 5 minuti

Michael Moore come appare sul manifesto di 'Where to invade next'
Michael Moore come appare sul manifesto di 'Where to invade next'

Dopo sei anni di silenzio, il premio Oscar Michael Moore è tornato. Arriva infatti nelle sale italiane 'Where to invade next' - dal 9 all'11 maggio distribuito da Nexo Digital e Good Films con i media partner Radio Deejay e MYmovies.it. - probabilmente il suo film più provocatorio ed esilarante, quello in cui il regista suggerisce al Pentagono di 'ritirarsi' perché d'ora in poi sarà lui stesso ad occuparsi delle "invasioni in nome dell'America". Presentato al Toronto International Film Festival e al Festival Internazionale del Cinema di Berlino, 'Where to invade next' è una commedia in cui il regista statunitense, interpretando il ruolo dell''invasore, fa visita ad una serie di nazioni per prenderne spunto e migliorare le prospettive degli Usa. Il creatore di 'Fahrenheit 9/11' e 'Bowling for Columbine' finisce per scoprire che le soluzioni ai problemi più radicati in America esistono già in altri paesi del mondo e, con molta probabilità, aspettano solo di essere adottate.

"A 19 anni, subito dopo aver abbandonato l'università, mi sono procurato un pass Eurail e una tessera degli ostelli della gioventù e ho trascorso un paio di mesi a viaggiare per l'Europa -racconta Moore spiegando la genesi del film- Mi trovavo in Svezia, dove mi sono rotto un dito del piede e qualcuno mi ha mandato in una clinica. C'è poco da fare con un dito del piede rotto, ma hanno fatto quello che hanno potuto. Poi sono andato a pagare il conto, ma non c'era nessun conto da pagare. Non riuscivo proprio a capire -ricorda Moore- Davvero, non avevo mai sentito nulla del genere. Allora mi hanno spiegato come funzionava il loro sistema sanitario. In tutta l'Europa ho continuato ad imbattermi in piccole realtà di questo tipo e a pensare 'Che bella idea! Perché non lo facciamo anche noi?' - racconta ancora il regista - La mia idea iniziale era di andare ad 'invadere' altri paesi e rubare loro qualcosa di diverso dal petrolio. E lo avrei fatto senza sparare un solo colpo".

"Mi ero dato tre regole: non sparare a nessuno, non prendere neanche una goccia di petrolio e -elenca Moore- portare a casa qualcosa da poter utilizzare. Nel momento in cui abbiamo invaso questi paesi ci è parso evidente che sarebbe stato molto meglio fare un film sull'America senza girare un solo fotogramma in America. Come sarebbe stato un film così? Mi piaceva questa sfida". Michael Moore, per la sua indagine, 'invade' così diversi paesi europei, tra cui Italia, Francia, Finlandia e Islanda e in ogni luogo in cui si reca conficca la bandiera a stelle e strisce. In questo pellegrinaggio il regista scopre che in Italia i lavoratori hanno un trattamento migliore rispetto ad altri Paesi. In Francia, verifica Moore, le mense scolastiche servono quotidianamente piatti di alta cucina molto diversi da quelli americani; in Islanda il potere è in mano alle donne, le uniche che sembrano sapere come governare; in Finlandia il sistema scolastico è straordinario, uno dei più virtuosi al mondo.

"Forse ho semplicemente trovato una maniera più sovversiva di gestire la rabbia che provo nei confronti delle condizioni in cui versa questo Paese - aggiunge Moore - Non sono mai stato un cinico, ho sempre creduto che il cinismo non fosse che un'altra forma di narcisismo. Credo nella bontà delle persone e credo che la maggior parte della gente abbia una coscienza e distingua il giusto dallo sbagliato. Penso che sappia cosa dovremmo fare e che sia solo spaventata o ignorante. E una volta risolti questi aspetti - conclude il regista - quando smetteremo di vivere nella paura e di essere stupidi, le cose andranno meglio".

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