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Mostra Venezia: Rocco Siffredi il suo 'diavolo' alle Giornate degli Autori

05 settembre 2016 | 20.26
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Rocco Siffredi in una scena di 'Rocco'
Rocco Siffredi in una scena di 'Rocco'

(Adnkronos/Cinematografo.it) - Rocco Siffredi, chi è costui? Provano a raccontarlo i francesi Thierry Demaizière e Alban Teurlai, con il documentario 'Rocco', Evento Speciale alle XIII Giornate degli Autori di Venezia. "Oggi Rocco ci racconta tutto, a rischio di infrangere il mito, la sua vera storia, i suoi esordi, la carriera e la famiglia", promette il film, ed è quasi tutto vero. Le lacrime, le difficoltà familiari, la gestione problematica e sofferente del "diavolo" là in mezzo, ovvero il backstage privato del pornoattore, non fanno che accrescerne lo spessore mitico, epico, perfino tragico, umanizzando la macchina del sesso che è. Certo, Rocco ci marcia, e la sensazione altalenante è che non faccia l’attore solo durante l’amplesso.

Il doc apre sul suo 'dono' per poi percorrere il rapporto idiosincratico di Rocco con la madre, quello con la moglie e i due figli, con la fama e il suo particolare lavoro, dove è, comicamente, supportato dal cugino Sancho Panza, Gabriele, che ne filma, spesso malamente, le imprese. Ovvio, ci sono i colleghi e le colleghe di porno, spesso giovanissime con cui Rocco si mostra tenero e protettivo nel backstage e, secondo copione, dominante e macho in scena.

C’è qualche analogia con l’operazione fatta da Douglas Gordon e Philippe Parreno 10 anni orsono con 'Zidane, un portrait du 21e siècle': in qualche frangente, quando Rocco è ripreso all’opera è effettivamente così, osserviamo pori, smorfie, colpi e sudore del Nostro, come fu per Zinedine in partita.

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