Amicizia, amore, solidarietà, coraggio. È racchiusa in questi quattro valori la forza televisiva e sociale di 'Braccialetti Rossi', la fortunata fiction che torna da domenica 16 ottobre su Rai1 per la terza serie, emancipandosi definitivamente dalla serie spagnola su cui è basata ('Polseres Vermelles'), che si è fermata alla seconda stagione. Forte di un seguito che in Italia conta, oltre al vasto pubblico televisivo (il 24% è lo share medio registrato dall'ultima serie con percentuali altrissime tra il pubblico giovane), una community di oltre un milione di accaniti fan sui social network, la fiction coprodotta da RaiFiction con la Palomar di Carlo Degli Esposti torna a raccontare le emozionanti e spesso commoventi storie del gruppo di ragazzi che affrontano insieme la malattia, il disagio e il dolore trovando l’uno nell’altro lo stimolo per andare avanti ed affermare una grande voglia di vivere.
"'Braccialetti rossi' -sottolinea il direttore di RaiFiction, Tinny Andreatta- ha inaugurato un modo nuovo di fare servizio pubblico in grado di lanciare un messaggio forte e positivo con un linguaggio potente e contemporaneo, in linea con la migliore fiction internazionale. E’ una serie che genera modelli di comportamento. Perché quando la Rai mette in campo le sue migliori energie può diventare motore di cambiamenti significativi nel gusto e nel comune sentire".
Così oggi non stupisce che una delle protagoniste principali, Aurora Ruffino (nella fiction Cris) racconti di come per lei valga "più di un Oscar" il fatto di aver incontrato genitori di bambini deceduti di cancro che ringraziano per essere riusciti a riparlare in famiglia della loro tragedia grazie a questa fiction. Ma all'inizio far partire il progetto 'Braccialetti Rossi' non fu facile: "È stato complesso 3 anni fa scommettere su una serie che parlava di temi forti come la malattia e la paura della morte. Ed è difficile anche gestire il successo: ci proviamo rilanciando, cercando di entrare sempre più a fondo nel cuore dei personaggi e delle loro vicende".
Nella terza serie (ma è già in cantiere anche la quarta) tornano, più cresciuti, insieme ad Aurora Ruffino, i protagonisti 'storici' di Braccialetti, ovvero Carmine Buschini (Leo, il leader), Brando Pacitto (Vale, il vice-leader), Mirko Trovato (Davide, il bello), Pio Luigi Piscicelli (Toni, il furbo), Cloe Romagnoli (Flam), Denise Tantucci (Nina), Daniel Lorenz Alviar Tenorio (Chicco) e Lorenzo Guidi (Rocco, l’imprescindibile). Ma accanto a loro arrivano diverse new entry: Nicolò Bertonelli (Bobo), Maria Melandri (Margi) e Silvia Mazzieri (Bella). E ancora: Cecilia Dazzi, Luca Ward, Sara Lazzaro, Antonietta Bello, Francesca Chillemi, Giorgio Marchesi, Stefano Venturi, Lucia Mascino, Maurizio Donadoni, Manela Micoli, Fabrizia Sacchi e Alberto Molinari.
Confermata la regia di Giacomo Campiotti che firma la sceneggiatura insieme a Sandro Petraglia con la collaborazione di Fidel Signorile e Leonardo Marini. "Non avrei mai pensato -dice Campiotti- di poter lavorare per tre anni ad una stessa serie... Ma le 'radici' dei nostri protagonisti sono così potenti che in qualche modo la continuazione della loro storia si è scritta da sola. Sono diventati più grandi, più consapevoli e hanno altri strumenti per combattere le loro battaglie, piccole o enormi". Come il duello finale del leader Leo con la malattia, che è uno degli sviluppi della narrazione, punteggiata da svolte anche molto sorprendenti per gli spettatori della terza serie.
"Il tono del racconto -prosegue Andreatta- è quello del realismo magico. Uno dei motivi del successo della serie è questo stare in bilico tra la realtà e l'immaginazione, seguire i ragazzi su questo bordo oscillante in cui le voci di dentro sono altrettanto e forse più importanti di quelle 'reali'". A firmare la colonna sonora è di nuovo Niccolò Agliardi, che ha scritto 7 nuove canzoni per la terza serie.
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