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Gassmann: "Con 'I bastardi' mi è venuta la nostalgia di Napoli"

11 gennaio 2017 | 14.32
LETTURA: 4 minuti

(Da Twitter /Gassmann)
(Da Twitter /Gassmann)

Già preda della nostalgia di Napoli, per nulla spaventato dal rischio di essere 'catturato' dal personaggio dell'ispettore Lojacono, ma sopratutto felice e lusingato dai numeri delle prime due puntate de 'I Bastardi di Pizzofalcone'. Alessandro Gassmann si racconta così, all'AdnKronos, all'indomani della doppia vittoria della produzione di Rai1 che sia lunedì sia martedì ha conquistato il primato della prima serata televisiva.

"Di solito non mi guardo quando qualcosa di mio passa in televisione, anche perché è sempre un po' imbarazzante, ma in questo caso non avevo scuse: sono a casa con un malanno di stagione e mi sono piantato davanti alla tv", confessa Gassmann.

Quando gli si fa notare che il suo ispettore Lojacono ha realizzato nelle prime due puntate gli stessi ascolti del suo 'collega' commissario Montalbano quando esordì, nel maggio del 1999 su Rai2, Gassmann si dice "molto onorato" dalla coincidenza, sottolineando che "il personaggio di Montalbano, i romanzi di Camilleri, la loro versione televisiva, sono un paradigma dal quale hanno imparato tutti quelli che sono venuti dopo".

Le prime due puntate de 'I bastardi' hanno incassato, rispettivamente, 6 milioni 944mila spettatori con share del 25,52% e 6 milioni 806mila con il 25,48%. L'esordio di Montalbano con 'Il ladro di merendine' ebbe 6 milioni 251mila spettatori con il 24,45% e il secondo appuntamento, con 'La chiave di violino', fu visto da 6 milioni 810mila con il 27,31. Gli inizi di una lunga marcia, passata presto da Rai2 a Rai1, che ha avuto, per ora, il suo apice a fine febbraio 2016 con i 10 milioni 862mila spettatori e il 39,06% di share di 'Una faccenda delicata'.

Gassmann, che si definisce "un fan di Maurizio De Giovanni" - l'autore della serie di romanzi da cui è tratta la fiction - sottolinea "il coraggio e l'intelligenza della Rai nel prendere sempre più spesso come punto di partenza delle sue produzioni, anche nel caso di 'Schiavone', opere di qualità della letteratura italiana contemporanea", creando un circolo virtuoso fra parola scritta e immagini. Virtuosa, per Gassmann, in particolare "l'attenzione di Rai1 alla qualità del prodotto, come nel caso di 'La mafia uccide solo d'estate'".

La lavorazione de 'I bastardi di Pizzofalcone', oltre agli ascolti, ha regalato a Gassmann una nuova Napoli, o meglio una nuova percezione del capoluogo campano: "Prima il mio rapporto con Napoli era basato, in sostanza, su luoghi comuni, su una conoscenza superficiale; da 25 anni andavo a Napoli per una o due settimane all'anno, per i miei spettacoli, ma alla fine vedevo sempre gli stessi posti, facevo le stesse cose", ammette. 

"Ora ho avuto modo di conoscere un'altra Napoli, soprattutto grazie a De Giovanni che mi ha aiutato a vedere e a capire la città che lui descrive, un luogo straordinario che, come la Rete, raccoglie il meglio e il peggio e li fa convivere: ad esempio un'imbattibile vivacità e forza artistica e culturale e una fortissima presa del crimine organizzato. Una città che ho appena imparato a conoscere e che già mi manca, per la quale - sottolinea Gassmann - provo nostalgia".

Quello che il protagonista de 'I Bastardi' non prova è la paura di restare 'preso' nel personaggio, di essere identificato con lui: "Può succedere, soprattutto quando si ha la fortuna di impersonare un personaggio di successo a inizio carriera. Io, dopo 32 anni di lavoro in cui ho sempre variato al massimo i miei impegni, continuerò a farlo senza 'chiudermi' nella televisione".

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