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Sanremo, il cappellano: "Boom di richieste di benedizioni all'Ariston"

08 febbraio 2017 | 14.16
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(Fotogramma)
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All'Ariston esplode la spiritualità. Tra le vecchie glorie ma anche tra le nuove proposte c'è una grande richiesta di benedizioni e di conforto spirituale. "E non di tratta di una richiesta dettata dalla scaramanzia", afferma don Pasquale Traetta, il sacerdote che cura le anime del Festival di Sanremo da vent' anni. Il cappellano dell'Ariston, in un'intervista all'AdnKronos, racconta come in tanti anni sia maturato tra gli artisti il bisogno di conforto spirituale, dicendo la sua con competenza anche sulle canzoni in gara.

"Ciò che più mi ha stupito quest'anno - afferma il cappellano dell'Ariston - è il grande desiderio di conforto spirituale. Un desiderio che non riscontro solo tra gli artisti affermati ma anche tra i nuovi cantanti. Sicuramente c'è un 'effetto papa Francesco', ma credo che nel momento storico in cui viviamo, di grande incertezza, ci sia meno indifferenza verso ciò che accade. Un maggior bisogno di ricerca della verità e di non essere più indifferenti ai mali del mondo". Tutto questo insieme di cose, dice il cappellano dell'Ariston, ha fatto esplodere la ricerca della spiritualità alla manifestazione canora che ha preso il via ieri sera e che "per la prima volta" ha avuto tra gli spettatori in platea il vescovo di Sanremo.

In venti anni di cura delle anime al'Ariston, don Traetta - che ha ascoltato e confortato decine e decine di artisti più o meno noti - ha avuto modo di farsi anche una cultura canora. La canzone favorita? "Tutti dicono Mannoia, ma io non mi fossilizzo su una in particolare e vorrei dire che sono tutte curiose". Una considerazione dettata forse da un senso di lealtà e imparzialità ma, come dice, "ognuna è un canto di bellezza. Sono tutte curiose, a dire la verità. Si canta meno l'amore. Non perché ci sia qualcosa di male nella canzone d'amore ma si è preso atto delle tante difficoltà della vita, della disgregazione della famiglia e quest'anno l'amore è cantato a tutto tondo, non è solo cantato, è incarnato".

Quest'anno poi il Festival ha segnato la fine dell'era delle vallette. "Non che mi dispiaccia - ammette con franchezza il cappellano dell'Ariston - Per carità, un bel corpo va ammirato ma non deve essere usato e l'idea che le vallette venissero a fare un po' di vetrina non mi piaceva molto. Quest'anno invece c'è una co-conduttrice, Maria De Filippi. Coinvolge i giovani e chi, del tutto affrettatamente, pensando ai suoi programmi esprime giudizi banali significa che non ha capito nulla. Con la De Filippi ho avuto confronti molto interessanti. Ha qualcosa di sostanziale e sa intercettare il mondo dei giovani". Quanto al conduttore, padrone di casa dell'Ariston per il terzo anno, don Traetta osserva: "Mi è dispiaciuta la polemica sui compensi ma Carlo Conti è una persona che ha sempre fatto beneficenza in silenzio. Con e senza Sanremo".

Il cappellano assolve poi la parolaccia di Maurizio Crozza: "Da sacerdote, ma anche da uomo e da spettatore direi che è riuscito a far riflettere. E pazienza per la parolaccia: a chi non scappa di tanto in tanto". Don Traetta è naturalmente tenuto al segreto della confessione e senza fare nomi racconta: "Ieri una cantante, al termine del nostro colloquio, mi ha detto: 'Padre, mia dia l'assoluzione perché sono una pecorella smarrita'". Lui l'ha rassicurata: "E chi non lo è". "L'importante - osserva il cappellano dell'Ariston - è che ciascuno di noi riesca ad aprire il proprio cuore. Solo così si riesce a carpire l'interiorità di ognuno e ad offrire conforto".

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