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Cinema: Del Brocco, 'Fuocoammare' all'Oscar ha già vinto

24 febbraio 2017 | 16.12
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Un'immagine da 'Fuocoammare' di Gianfranco Rosi
Un'immagine da 'Fuocoammare' di Gianfranco Rosi

"'Fuocoammare' ha già vinto". Da Los Angeles, dove si trova per accompagnare in qualità di coproduttore il film documentario di Gianfranco Rosi nominato nella cinquina dei doc candidati agli Oscar, l'amministratore delegato di Rai Cinema, Paolo Del Brocco, è già soddisfatto, comunque vadano le cose. "Essere nella rosa dei cinque finalisti, dopo aver vinto l’Orso d’Oro, gli Efa e decine di altri premi è un traguardo che sembrava impensabile, qualcosa che un anno fa quando questo film ha cominciato a muovere i primi passi a Berlino non potevamo neanche immaginare", dice all'Adnkronos. "La candidatura all’Oscar è la consacrazione di un grande talento cinematografico ormai riconosciuto al più alto livello internazionale e l’emozione e l’orgoglio di essere al fianco di un autore come Gianfranco Rosi e di un’opera come 'Fuocoammare' è immensa", aggiunge Del Brocco. Insieme a lui, nella delegazione che accompagna il candidato italiano ci sono il regista Gianfranco Rosi, il medico di Lampedusa Pietro Bartolo, la produttrice del film Donatella Palermo della Stemal Entertainment e Roberto Cicutto presidente e amministratore delegato dell’Istituto Luce Cinecittà.

"Gianfranco Rosi ha acceso un faro su Lampedusa e sul dramma dei migranti con un lavoro di straordinaria qualità artistica e di grande forza morale. Ha portato in tutto il mondo un messaggio fortissimo: Lampedusa porta d’Europa, accogliente e compassionevole di fronte alla tragedia della migrazione che sta sconvolgendo i vecchi equilibri di tutto l’Occidente. Quel faro puntato sul mare di quella piccola isola rimarrà acceso a lungo, nessuno potrà più dire: io non lo sapevo", sottolinea Del Brocco. "Ed ora - prosegue l'ad di Rai Cinema - veder camminare sul tappeto rosso della cerimonia degli Oscar il dottor Pietro Bartolo, come se rappresentasse plasticamente l’isola di Lampedusa e portasse sulle spalle il peso dei drammi individuali e collettivi ai quali assiste quasi quotidianamente da venti anni, è già una vittoria, un segno di forte impatto emotivo".

La candidatura di 'Fuocoammare' arriva dopo oltre mezzo secolo dall'ultimo documentario italiano nominato all'Oscar, che fu 'La grande Olimpiade' di Romolo Marcellini. "Sì, era dal 1962 che un documentario italiano non entrava nella cinquina dei finalisti agli Oscar", dice orgoglioso Del Brocco che quanto ai concorrenti di 'Fuocoammare' sottolinea come il film di Rosi "dovrà battersela con altri documentari che sembrano quasi tutti annodati tra loro da un unico filo rosso che lega temi di politica, razzismo, discriminazione, in questa edizione degli Oscar che vedrà probabilmente privilegiare film e documentari con forti temi di denuncia sociale". Concorrenti molto forti non solo dal punto di vista dei contenuti: "Alcuni di questi lavori - rileva l'ad di Rai Cinema - hanno alle spalle grandi major americane o piattaforme multimediali di peso mondiale come Espn della Walt Disney e Netflix, che solo per la campagna Oscar hanno investito molti milioni di dollari. Uno in particolare, '13th', ha la regia di Ava DuVernay, candidata all’Oscar e ai Golden Globes come Miglior Film per 'Selma'. La piccola Lampedusa contro i giganti americani, un film italiano con sentimenti europei contro i grandi problemi razziali profondi e irrisolti che scuotono gli Stati Uniti: comunque vada la nostra scommessa è già vinta", conclude Del Brocco.

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