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Musica

Tiziano Ferro: "Riempio gli stadi col pop e penso ogni giorno a un figlio"

12 giugno 2017 | 13.59
LETTURA: 4 minuti

di Antonella Nesi

Uno show in cui "Drake incontra Tenco" e che porta un po' più avanti la "rivoluzione del pop che si prende gli stadi, un tempo appannaggio solo del rock", mentre quello di diventare papà è sempre più un pensiero quotidiano. È un Tiziano Ferro in gradissima forma quello che ha debuttato ieri sera, a Lignano Sabbiadoro davanti ad oltre 20.000 spettatori (ben 435.000 sono i biglietti già venduti per tutte le 11 date previste da Nord a Sud), col nuovo spettacolare tour negli stadi: uno show che segue il grande successo dell’album ‘Il mestiere della vita’ e che pertanto "è incentrato sull'uomo". Uno spettacolo in cui Tiziano ha voluto che fosse predominante, in un impianto scenico avveniristico tra palco mobile e multischermi, l'elemento dell'acqua. Lo spettacolo si apre infatti con una vera cascata d'acqua e si chiude con l'artista che si fa una doccia sul palco.

Grazie ad una scaletta di oltre 2 ore e 20, con 29 brani (alcuni di questi sono dei medley a tema) tra hit vecchie e nuove, Ferro si prepara a conquistare dopo Lignano il pubblico di tutta la penisola, con tappe da nord a sud, doppie date a Roma e Bari e ben tre a San Siro.

Dopo il tour, la vita dell’ultimo album - racconta Ferro - proseguirà tra singoli e show tv ("sarò ospite di qualche programma ma mi chiedono da tempo di fare un programma tv e forse proprio lo show di questo tour è un buon punto di partenza") ma Tiziano comincerà a lavorare a nuove idee per un prossimo disco, che ha in mente di pubblicare nel 2019, e a mettere in cantiere un figlio. L'idea di diventare papà - confessa nella videointervista all'AdnKronos - si fa sempre più concreta: "Ci penso ogni giorno. Vorrei farlo entro i 40 anni ma se anche fosse a 43 non succederebbe nulla. E non è un'esperienza che entrerà in conflitto con il mio lavoro", assicura.

Diviso tra l'Italia e Los Angeles, dove passa molto del suo tempo già da un paio di anni, Ferro è molto critico sull'America di Donald Trump. "Devo dire che la California è una bolla: non incontro nessuno che lo abbia votato. Nonostante io sia lontano da 'trumplandia', per la prima volta vedo gli americani di fronte ad una crisi esistenziale: si chiedono 'ma noi siamo questi?' e anche chi l'ha votato si chiede se ha fatto la cosa giusta. Vedo già tante ammissioni di colpa. Per una volta si rendono conto che non basta essere una grande potenza, che ci vuol qualcos'altro, che è la cultura e la consapevolezza", dice.

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